
Soffritto e polpette piccanti – di Anna Meli
Un odore di soffritto aleggiava nella cucina, era acuto e stuzzicante. Un omino risecchito e ingobbito da sembrare deforme, girava col mestolo un trito di cipolla in un tegame di coccio posto sul fornello, che imbiondiva e scuriva a poco a poco, rilasciando un odore particolare di gustoso attaccaticcio. Era solo e, per farsi compagnia, parlottava fra sé e sé ricordando e rivivendo momenti passati intrecciati spesso a un po’ di fantasia.
Di chi era quella casa disabitata, circondata da un grande giardino in abbandono dove anche la cuccia del cane era deserta? Ricordava, una finestra semiaperta che lasciava intravedere una stanza in disordine e un tavolinetto polveroso dove un telefono squillava a vuoto.
Ecco, sì…vi abitavano marito e moglie, ma nonostante gli sforzi non ricordava i loro nomi. Lei era una donna stanca e spenta che sembrava aver sofferto molto per un tradimento del marito, anche se poi, anche lei aveva le sue colpe.
Tutti la chiamavano “la signora“ per quel suo atteggiamento altero e distaccato, solo gli occhi sembravano profondamente tristi quasi annoiati. Niente comunque avrebbe potuto scalfire la sua immagine quando si mostrava agli altri.
Gli sembrava di vedere la sua figura stagliarsi netta sullo sfondo del focolare nero di fumo, avvolta nella sua vestaglia rosa e giallognola!
Il trito di cipolla color nocciola era quasi pronto in attesa degli altri ingredienti e ad un tratto ricordò: lei aveva la fissa delle polpette piccanti affogate nel sugo di pomodoro! E si mise a ridere….
Strano, mia madre veniva chiamata “la signora” quello che tu hai scritto: niente poteva scalfire la sua immagine quando si mostrava agli altri….
Grazie per lo scritto e per il tuo delicato modo di porgerlo
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