Un quasi giapponese color fuliggine in movimento di Gabriella

Color fuliggine in movimento – di Gabriella Crisafulli

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Dai tornanti che si succedevano dietro la salita si intravedeva il bianco della cima stagliarsi sull’azzurro di un cielo terso.

La spianata a cui conduceva la strada era un paesaggio lunare.

Ad un’estremità uno sperone di roccia si affacciava sul turchese della costa.

In qua e in là il terreno fumava attraverso i crateri che spaccavano il suolo.

I piedi calpestavano sassi, brecciolino, sabbia che rotolavano lungo il pendio ad ogni passo, ad ogni folata di vento.

Il color fuliggine era in continuo movimento. Scivolando risplendeva nelle sue sfaccettature ferrose e rifletteva la luce.

Accendeva migliaia di cristalli, tanti piccoli fari per viaggiare nel tempo che rimane e nello spazio tutto per noi.

Un quasi giapponese color sacco di juta di Daniele

Colori naturali di un sacco di juta – di Daniele Violi

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Sono lontani, ma ancora vicini nei ricordi e cosi presenti davanti ai miei occhi, i sacchi di juta con i bordi arrotolati, allineati sotto tettoie di capanne di canna o di lande di lamiera, che contenenti polvere, spezie profumate ricavate da foglie radici e fusti di piante aromatiche, si sfoggiavano alla mia vista, nei mercati di Dacca e Katmandu. La Curcuma color arancione, il Curry color giallo, la Cannella, la Paprika, lo Zafferano, il Ginger, con colori diversi in questi sacchi colmi, davano a me un’idea di quanto il piacere per il contatto di fibre, colori e la materia che le piante ci forniscono e la loro generosità, mi attraeva e attrae da tempo immemore gli occhi e tutte le sensazioni di piacere che regala il contatto con il colore, con i colori, che la Natura ci offre in molteplici momenti, aspetti e dalle attività che fin dall’antichità Donne e Uomini hanno vissuto e con cui hanno misurato la propria esistenza e la sopravvivenza condividendola con le Piante, compagne di viaggio. I tanti colori che ci circondano e ci influenzano, nei mercati dell’oriente ci ricordano che la cultura dell’uomo é cresciuta con i colori della natura. A me i colori dei sacchi di spezie hanno aperto sensazioni di gioia. Il profumo che esaltava ogni spezia colorata e la storia di quel sacco colmo che mani capaci e amorevoli ne avevano reso possibile l’esistenza, per donare il piacere della conoscenza che veniva tramandata e conservata. I colori naturali, le tonalita’ che impariamo fin da piccoli; la frutt,a le piante dell’orto, i campi coltivati, il colore dei boschi, le macchie che con toni diversi ci indicano specie diverse; sono abituato a ragionare con i colori. Colori maturi, colori appariscenti, colori forti che mi appagano e mi fanno emozionare e intenerire. Il colore della sabbia naturale, con il colore che si addice e che amiamo fin da piccoli. Un colore che poi complice, si aggiunge ad un colore che abbiamo creato nel tempo, come alcuni e uno in particolare, già manomettere la sua polvere nel suo sacco mi inquieta; il suo uso e la sua importanza ci sono familiari e complice anche la sabbia. Un colore che non amo e mi disgusta. Il color grigio del cemento, che trovo innaturale e che solo la Natura sa nascondere. 

Dal quasi Giappone il color rosso falò di Rossellina

Color rosso falò di fine anno – di Rossella Bonechi

foto di Rossella Bonechi

Forse i colori sono quelli più difficili da definire: come poter ingabbiare in una parola sola il colore del mare o tutte le sfumature di un prato selvatico in fiore? La Luce stessa si è fatta trasparente per l’incapacità di mostrarci tutte insieme le emozioni dei colori.

A me è il colore rosso-fuoco che recentemente mi ha colpito.

31 dicembre, una piccola piazzetta davanti ad una piccola chiesa di un piccolo paese ai piedi del monte che si butta in mare, gente riunita intorno ad un falò, quello sì grande, sapientemente costruito a pira per durare il più possibile; l’accensione accompagnata da un applauso collettivo e poi….tutti a guardare l’ipnotico fuoco rosso che saliva sempre più su.

 Ma per qualcuno era di arancio-speranza che il Nuovo Anno fosse migliore, per altri era di blu-favilla per dare un calcio a quel che era stato ed era finito, per qualche persona era di giallo-calore nella convinzione di aver scacciato lo stare da soli.

Quanti colori in quel fuoco dal pagano sapore purificatore, quante scintille prodotte dal rosso-bruciare incaricate di portare in alto nel buio fino a sparire chissà dove pensieri, desideri, preghiere, buoni propositi.

Forse il rosso-fuoco non è nemmeno un colore ma una catarsi potente che tra la fine di un Anno e la nascita di un altro ci ha fatto sentire un po’ tutti delle piccole Fenici.