Un colore quasi giapponese: il rosa pelle in mutazione di Stefania

Color pelle usata, in mutazione – di Stefania Bonanni

Photo by Victor Freitas on Pexels.com

Palmo della mano un tempo rosa, poi sempre più tendente al giallino, con tratti scuri dove la pelle penetra in linee sempre più profonde, quelle dove si leggevano la durata della vita, gli amori, le malattie, e che ora si sta attenti ad ignorare (non si sa mai)…

Palmo dove cominciano ad affiorare macchiette, ed è certo sia l’età,  che cambiano il rosa tendente al giallino in rosino sul marroncino  e poi chissà…cominceranno a somigliare all’interno di quelle zampe gialle gialle dei polli, e poi anche un po’ grigie, color abbruciacchiaticcio anche prima di essere davvero passate sul fuoco

Palmo della mano: nasce rosa e morbido, gonfio come un puntaspilli, profumatissimo, diventa rosa tendente al giallino, poi zampetta color abbruciacchiaticcio, sempre più contorta e risucchiata.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

4 pensieri riguardo “Un colore quasi giapponese: il rosa pelle in mutazione di Stefania”

  1. Affascinata sempre dal tuo modo di scrivere e descrivere cose, che pur essendo ” a portata di mano” ci scordiamo di guardare con attenzione. Con pochi centimetri di pelle hai descritto… la vita, con la sua cruda realtà.
    Abbruciacchiaticcio: fantastico

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  2. Tutto scorre …anche la pelle cambia…e le mani sono fra quelle che segnano il tempo al di là di ogni e qualsiasi tiraggio si possa immaginare di fare per tentare di fermare il tempo…brlla descrizione belle immagini…anche se guardando le vene in rilievo e la pelle raggrinzita uno dice la giovinezza è alle spalle quello che conta è esserci di cuore e di raziocinio…anche le grinze raccontano storie.

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  3. Sei brava Stefania, sei capace di ascoltarti. Io guardo le mie grinze con orrore e mi domando cosa raccontano. Non lo so, non le capisco.

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