ATMOSFERA CON ANIMALI – di Tina Conti

Era primavera, era libera dal lavoro e da tempo desiderava tornare al suo paese, era tanto tempo che mancava da quel luogo che aveva amato e dal quali si era allontanata giovanissima.
Sapeva che avrebbe trovato tutto cambiato, anche lei in quegli anni era diventata una persona diversa. L’autista fermò la bella macchina un po’ distante dalla piazza principale, lei con passi leggeri scese e si incamminò silenziosa, desiderava assaporare in silenzio, il nuovo incontro con la sua terra.
Era ora di siesta, la piazza appariva deserta ma, lei sapeva che dietro le finestre c’era sempre chi seguiva i movimenti e fatti del paese. Dentro la vettura , il suo piccolo cagnolino si era accucciato silenzioso sulla coperta a righe un po’ strappata con la quale poteva giocare aspettandola.
Era abituato alle attese, l’autista si occupava volentieri di lui, gli permetteva anche di fare giri ai giardini e corse nei vialetti. Bastava un fischio e lui rientrava veloce dentro la macchina.
A casa però, si scatenava con salti e capriole, e dopo la cena si accucciava ai piedi della padrona addormentandosi.
Quando usciva negli spazi pubblici , era guardato a vista perché leccava tutto e più volte era rimasto intossicato, non si era mai capito da cosa.
L’ordine era di somministrargli solo il cibo raccomandato dal veterinario, per questo in macchina c’era un corredo apposta per le sue necessità, era trattato meglio di un figlio, forse , sostituiva il figlio che lei non aveva potuto avere.
Era un piccolo cane simpatico e allegro, anche il portiere del palazzo di città si era affezionato a lui e al mattino presto se lo vedeva apparire al portone pronto ad attraversare il giardinetto e andare dal giornalaio. Saltellando sulle zampe posteriori, raggiungeva il banco di vendita per ricevere il biscotto premio per le sue acrobazie.
Il biscotto naturalmente era di una qualità speciale supervisionato dalla padrona.
Marisa era il nome della signora matura che ritornava al paese dopo tanti anni.
Guardò il palazzo con occhi lucidi, ripercorse il tempo trascorso con la sua famiglia, i giochi, gli amori, i dolori.
Dopo la morte dei genitori si era trasferita lasciando a un conoscente l’impegno a mantenere in uno stato decoroso la proprietà, oggi però tornando riprendeva in mano la sua tradizione, la sua storia.
Avrebbe restaurato il palazzo per viverci con agio e allargato e modernizzato il laboratorio fotografico del padre.
Nel piccolo negozio non era più entrata, dopo aver aperto la porta fu investita da polvere e grandi ragnatele che le coprirono i capelli come una cuffia.
Per terra vide una vecchia foto sbiadita che ritraeva la piazza con un asino al centro e una donna che teneva in braccio una bambina.. quella bambina era lei con la sua mamma, sentì le lacrime scendere calde e inaspettate, lei non aveva avuto un buon rapporto con la madre e questo aveva pregiudicato le scelte di vita.
Il padre invece con il suo fare paziente e caloroso l’aveva tanto appassionata al mondo della fotografia da permetterle di fare una carriera brillante e appagante.
Conosciuta in tutto il mondo si era poi trasferita negli Stati Uniti , dove incontrava artisti e critici che valorizzavano il suo lavoro.
Spesso per i suoi servizi aveva usato le foto d’archivio del padre, ristampandole e modificandole con grande talento.
Sentiva che una nuova tappa della sua vita stava iniziando. Avrebbe attinto a quella energia primitiva che il luogo di nascita le avrebbe regalato ancora.
Ai suoi laboratori avrebbero potuto partecipare gli appassionati e i giovani in cerca di una buona occasione di lavoro.