Atmosfera di Carmela: il calduccio del carbonaio

Il ciuco di Tonino – di Carmela De Pilla

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Immagini senza colore, sbiadite da un tempo indefinito, illuminate solo dal ricordo di chi ha vissuto, di chi conosce bene la storia e mantiene ancora vivo quell’attimo  alimentato da un respiro un po’ stanco, ma ancora forte.

Era una foto non molto grande racchiusa da una sottile cornice nera, se ne stava nella penombra offuscata da altri quadri dai colori più vivaci, attaccato alla parete del lungo corridoio si nascondeva come se si vergognasse della miseria e della incomprensibile semplicità che rappresentava, non rimase però nascosto agli occhi di Angelina che incuriosita da quell’immagine insolita chiese alla nonna:

-Nonna chi è quello, tuo padre?

-No, piccola, quello è Tonino il carbonaio, pover’ uomo ne ha fatte di fatiche!

L’arco di Petrella faceva da cornice alla scena e la impreziosiva nei più piccoli particolari, per chi conosce quel luogo è facile individuarlo perché quell’arco ancora oggi sembra che stia lì per proteggere i pochi abitanti rimasti, ben solido con i suoi pietroni squadrati lascia intravedere il canale lungo il quale sono disposte le poche case sopravvissute ormai non più bianche, sembra di sentire il suono del silenzio che avvolge il tutto e in lontananza il brusio filtrato da una garza dà vita alle poche persone immortalate.

Nel mezzo della scena c’era lui con il suo carro sgangherato trainato con grande fatica da Lumin Lumin, il vecchio ciuco, anche lui sgangherato con cui aveva trascorso gran parte della sua vita, si volevano bene quei due e si rispettavano a vicenda perché sapevano che erano indispensabili l’uno all’altro, una pacca sulla schiena rafforzava ancora di più il loro legame e la povera bestia nonostante le fatiche mai lo aveva lasciato solo.

Tutti li conoscevano perché portavano un po’ di calore nelle case, quel tanto che serviva per non soffrire il freddo, sgangherato era anche Tonino che cercava di aiutare e incoraggiare il suo amico a tirare il carro lungo la salita, sembrava di sentire ancora il ticchettio degli zoccoli che sdrucciolavano sui lastroni di pietra levigati dal tempo, per  l’occasione però Tonino si era messo in posa cercando di nascondere un fisico che si piegava in due dalle fatiche, fiero e orgoglioso si dava arie da gran signore con il cappello di feltro in bella vista appartenuto già a suo padre.

-Eh, era bravo Tonino, non trascurava nessuno, pur di portare la carbonella in tutte le case era capace di lavorare nel bosco anche la notte!

-Ma nonna, come faceva? Sembra un vecchio di 150 anni!

-Sembra bambina mia, ma era giovane sai? Solo che una volta la fatica faceva invecchiare prima, si lavorava tanto e si mangiava poco!

-Ma cosa dici nonna! Se lavorava tanto guadagnava tanto!

-Tu non puoi capire Angelina, io ho 85 anni e me li ricordo bene quei tempi e soprattutto mi ricordo quei volti scavati e quei corpi appesantiti però ricordo anche il sorriso di Tonino che disegnava sul viso un futuro pieno di speranza.