La stanza… – di Rossella Gallori

Conosceva già la stanza, la riconosceva, se pur non fosse, forse, la stessa…sapeva del muro scortecciato eppure e non ne vedeva più traccia, ricordava bene quel nulla di una parete “ verde stupido” un verde che aveva voglia di esser giallo e gridava inerte tendendo le braccia: vogliono essere azzzzurroooo…
Si la camera era quella, il suo stato d’animo però era diverso, non più paura bollente, ma tiepida sensazione che all’ inizio era brusio pesante di mancanze, ora era solitudine fredda ed irrisolvibile.
Provò a fare una nomenclatura, un elenco, un sistema ordinato del suo essere li:
La finestra: 2 ante, un vetro rotto da sempre, in alto a destra, due tenducce scure di tempo
vantavano qualche foro di sigaretta in basso a sinistra…poi, poi un cesso, un bidet, una panca verniciata di grigio, una lampadina fioca e ciondolante, un comodino a tre gambe, un coperta rattoppata, una bacinella sproporzionata.
Era così la prima volta è lo era ancora.
Lo ricordava bene, si, molto bene.
Aveva urlato per ore, poi aveva taciuto per giorni ed allora nel suo silenzio si era ritrovata con la luce gialla, faro ignorante, che le sfiorava il viso gonfio di pianto, ignorando gli scarafaggi innocui che le percorrevano le guance e quel lampo azzurro che allungava la notte con la sirena che pareva musica, un tutto che attimo per attimo le avevano insegnato a sopravvivere.
Ora dopo cinquanta anni si ritrovava li, più vecchia, più goffa, più grassa e più stanca, ma sempre, sempre più sola.
Si buttò sul letto…le gambe nude e formicolanti trovarono sotto le coperte infeltrite, qualcosa di caldo, di morbido, un qualcosa di umano con le orecchie, un cuore dal battito accelerato, quattro zampine … due croccantini spezzettati le bucarono il braccio, li riunì e li porse al nuovo amico di pelliccetta vera, che le fu grato e le si strinse addosso…
Si trovarono soli, con il profumo aspro di caffè cattivo, sangue bollente e nero che scorreva da una macchinetta affollata di infermiere scoglionate.
Lei ed il gatto, un gatto e lei, nessuno dei due sapeva perché era li, come ci era arrivato, quanto sarebbe stata lunga l’ attesa in quel buio a tratti rassicurante, erano due gatte vecchie a fine corsa, stanche di non parole, non carezze…le dette un nome Speranza, non rivelando il proprio, si fecero compagnia, fu per poco….
Le ritrovarono all’alba la piccola zampa nella mano rugosa….
Un finale inaspettato…
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Molto bello.
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Una camera che quasi parla.Una atmosfera fra sogno e realtà.Un amico peloso per rompere solititudine .Il tempo è tiranno e chiude le porte a tutto.Bello davvero
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A volte basta veramente poco per raccontare stati d’animo ed emozioni . A Rossella basta pochissimo , basta una zampa in una mano rugosa.&
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ancora una volta hai fatto centro…per te le parole sono mondi antichi che racchiudono emozioni, sentimenti, luoghi, pensieri….bello Rossella
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