Cercava il silenzio – di Stefania Bonanni

Il piu’ delle volte era quello che cercava: il silenzio.
Non voleva un silenzio di solitudine e campagna. Cercava un silenzio che si manifestasse solido, vero, presente, con un posto ed una dimensione. Ed accadeva ogni volta, puntuale.
La gente entra e la pesante porta antica sbatte rumorosamente alle spalle del nuovo arrivato: SBAM, con la emme che continua a farsi sentire, sbiadendo. Poi brusii, chiacchiericci, rumori decifrabili anche senza vedere, senza girarsi. Rumori larghi di sorrisi senza risate, parentesi orizzontali di bocche che, educate, accennano appena un verso di maniera, che non turba la sacralità del luogo.
Entrano tutti, sempre i soliti, si dirigono con passi anonimi verso il posto che occupano di solito, la testa accenna piccoli inchini diplomatici, ed ancora si sente brusii. Piano piano prevale la voglia di pensare, del resto il senso e’ quello, ed i brusii si stemperano nell’atmosfera che si fa piu’ intensa, piu’ seria, piu’ sacra, e quindi anche piu’ scandaloso turbarla. Ci vuole coraggio per parlare a voce alta. Piano, come scende la nebbia, cala il silenzio, si espande e prende possesso di tutto, persone e cose. I presenti aspettano, le orecchie sono tese. Lei spera che questo faticoso silenzio duri, ma e’ turbato da una scampanellato argentina. Lei si scuote, quasi colta di sorpresa.
Non e’ la sola, a rimpiangere quel silenzio. Alla scampanellata risponde un ululato lungo ed intonato.
Il pastore maremmano in fondo alla chiesa, compostissimo, zampe unite e testa alta, come fosse in ginocchio, da’ il via alla funzione.
Quando ti ascolto, resto senza parole, poi ti leggo ed ho la stessa sensazione anche di più .
” piano piano prevale la voglia di pensare”
tutto è come piace a me: senza città, nomi, descrizioni minuziose…PERFETTO
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parlare del silenzio è come parlare un po’ di sé stessi e mi sembra di conoscerti un po’ di più…come una forza magnetica “il silenzio prende possesso di tutto…” bello Stefania
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