Verde speranza buona – di Carla Faggi

Finalmente era arrivato il primo giorno di pensione!
Lo aspettava da tanto, amava il suo lavoro da infermiera, sapeva che sicuramente le sarebbe mancato, ma era stanca, non riusciva più a reggere il mondo con le sue sole spalle. Non era più in grado di sostenere le sofferenze, le morti, il dolore. Non riusciva più a consolare, a curare.
Voleva non capire, non sentire, non occuparsene, insomma voleva andarsene!
Ed ecco finalmente il grande giorno.
Si vestì di verde colore della speranza, ma quella buona che si avvera sempre.
Mise anche una trina rossa, per suggerire la passione per la vita, per l’avventura, per l’amore.
Poi indossò un paio di calze gialle e viola come il tramonto in estate, preludio di serate calde e goderecce. Indossò anche un mantello color oro perché d’oro dovevano essere i suoi futuri giorni in Toledo.
Toledo, città di passione, di amori sanguigni. Città di sesso e cibo, di balli e vino, di nottate e di giorni dove non si dorme mai. Si immaginò una vita spericolata come Vasco cantava!
Un biglietto d’addio al suo noioso marito… o meglio un messaggio criptato, gli scriverò che mi hanno rapito gli alieni, tanto lui la fantascienza se la beve a colazione!
Oppure gli scriverò che mi sono trasformata in un araba fenice proprio all’interno della teglia delle bruciate, solo che per ora sono rimasta solo cenere. Oppure un enigma o…solo cuoricini, tanto io sarò già a Toledo a gozzovigliare. Pensi quello che vuole!
Aspettatemi maschi spagnoli, arrivo!
