I personaggi di Carla: Toledo arrivoooo

Verde speranza buona – di Carla Faggi

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Finalmente era arrivato il primo giorno di pensione!

Lo aspettava da tanto, amava il suo lavoro da infermiera, sapeva che sicuramente le sarebbe mancato, ma era stanca, non riusciva più a reggere il mondo con le sue sole spalle. Non era più in grado di sostenere le sofferenze, le morti, il dolore. Non riusciva più a consolare, a curare.

Voleva non capire, non sentire, non occuparsene, insomma voleva andarsene!

Ed ecco finalmente il grande giorno.

Si vestì di verde colore della speranza, ma quella buona che si avvera sempre.

Mise anche una trina rossa, per suggerire la passione per la vita, per l’avventura, per l’amore.

Poi indossò un paio di calze gialle e viola come il tramonto in estate, preludio di serate calde e goderecce. Indossò anche un mantello color oro perché d’oro dovevano essere i suoi futuri giorni in Toledo.

Toledo, città di passione, di amori sanguigni. Città di sesso e cibo, di balli e vino, di nottate e di giorni dove non si dorme mai. Si immaginò una vita spericolata come Vasco cantava!

Un biglietto d’addio al suo noioso marito… o meglio un messaggio criptato, gli scriverò che mi hanno rapito gli alieni, tanto lui la fantascienza se la beve a colazione!

Oppure gli scriverò che mi sono trasformata in un araba fenice proprio all’interno della teglia delle bruciate, solo che per ora sono rimasta solo cenere. Oppure un enigma o…solo cuoricini, tanto io sarò già a Toledo a gozzovigliare. Pensi quello che vuole!

Aspettatemi maschi spagnoli, arrivo!

I personaggi di Carmela: bisogno di colori

Una lettera piena di baci – di Carmela De Pilla

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-Ma guarda come si addobba, le mancano le luci e poi abbiamo l’albero di Natale fuori stagione!

Lo disse con una tale foga che lui stesso se ne meravigliò, non era solito reagire in questo modo alle sue stranezze, ma quel vestito verde damascato orlato di trina rosa anni venti era davvero troppo, per non parlare di quel ridicolo cappellino arancio con la veletta che le nascondeva gli occhi.

Occhi di ghiaccio che facevano contrasto con i colori sgargianti dell’abbigliamento, lui invece essenziale e misurato, non si allontanava mai dal blu e dal grigio antracite.

“Troppo noioso e ripetitivo” diceva lei “mai un giorno diverso da un altro, tutti blu e grigi!”

Era diventato un noto scrittore di fantascienza e aveva finalmente realizzato il suo sogno, aveva lasciato il caos cittadino e si era rifugiato sulle colline di S. Casciano, il verde dei prati e del bosco lo rilassavano e nuovi personaggi affollavano la sua mente.

Domenico era sempre stato serio e riservato e tanti si chiedevano come avesse potuto sposare Amneris, lei esuberante, lui riservato, lei colorata, lui grigio…si erano conosciuti già da un ventennio e un po’ per gioco, un po’ per noia si erano sposati, gli piaceva avere accanto una donna colorata e saltellante, ne rimaneva contagiato, ma col tempo era diventata troppo…troppo colorata, troppo esuberante, troppo allegra…

A dire il vero Amneris non era stata sempre così, da giovane se ne stava spesso per conto suo e passava le giornate ad ascoltare musica, soprattutto quella lirica, le uniche amiche erano le protagoniste delle opere e un velo di malinconia  avvolgeva i suoi occhi, si era rattristita e perfino il suicidio di Tosca le sembrò una giusta soluzione poi accadde la metamorfosi, voleva vestire i suoi giorni di mille colori, magari rimanerne anche accecata, ma sentirsi viva, allegra proprio come quel verde damascato e fu così che un giorno come tanti altri decise di lasciare tutto, niente sceneggiate, niente litigi, solo una lettera piena di baci perché l’amore c’era stato, era stato un amore profondo, viscerale, ma ora…

Aveva già prenotato il treno per Toledo, ci era stata da ragazza ed era sicura che lì avrebbe trovato i colori della sua vita, quella città così festosa le avrebbe permesso di svoltare pagina, avrebbe preso il trenino rosso e sarebbe rimasta incantata ancora una volta davanti alla  città vista dall’alto.

 Forse avrebbe continuato ad amarlo, ma ora odiava il blu e il grigio, aveva bisogno di colori.