La signora Arcobaleno – di Nadia Peruzzi

Quando il taxista la vide arrivare non credeva ai suoi occhi. Ne vedeva di persone tutti i giorni ,a ogni ora del giorno e della notte, ma una così mai! Unica, stravagante, tendente allo strano forte. La valigia che si portava dietro pesava come un blocco di marmo, da quanto era pesante. Ci doveva essere una vita lì dentro. Doveva esser stato complicato anche chiuderla visto che da un lato ciondolava un pezzo di boa di struzzo color magenta. Le avesse dovuto dare un nome , Arcobaleno , decise, le sarebbe stato benissimo. Si muoveva a lunghe e perfette falcate, schiena dritta, sguardo perso in un orizzonte lontano. Non era ancora partita, ma aveva già fatto tutti i conti col suo passato. Col pensiero era avanti, era già arrivata alla sua meta. Nessuna tristezza per ciò che lasciava, una casa, un amore, chissà?? Nel suo sguardo solo gioia, voglia di vivere, di futuro, di scoperte. Non fu facile riuscire a farla entrare in macchina con tutto quel ben di dio che aveva addosso. Brillava come se fosse un albero di Natale fuori stagione. Ogni colore, e ne aveva tanti addosso, aveva un perché e ognuno dava vivacità all’altro. Oro, fucsia, verde smeraldo, giallo e viola ,di tutto e di più e tutto insieme. Stoffe lucide e fruscianti e quel cappellino con gli uccellini che era decisamente sbarazzino. Riuscì a chiudere lo sportello con lei seduta dentro ,finalmente. Si mise al posto di guida . Ingranò la marcia dopo aver chiesto la direzione! “Aeroporto Fiumicino voli internazionali! Toledo mi aspetta, olé”. Aveva fatto pochi metri ,quando dallo specchietto retrovisore vide un energumeno che correva per raggiungerli. Correva e urlava. “Argia, non lasciarmi. Dopo una vita intera insieme, poi! Perché? Dimmi almeno dove sei diretta!” Lei nemmeno si voltò. Lo avrebbe visto paonazzo e fuori dai gangheri. Meglio non voltarsi. Imperturbabile ,al tassista, disse. ”Via, presto! Non voglio restare qui un minuto di più. Non lo sopporto. Noioso come una piattola, lento come un tapiro, insopportabile. Ho bisogno di vita e colori ,mica di un morto che cammina a 50 anni!” All’aeroporto scese dal taxi con la velocità di un centometrista, la valigia sembrava diventata una piuma per come se la tirava dietro a tutto gas. Al boa di struzzo toccò la sorte peggiore. Cambiò colore pulendo i pavimenti strascicato dalla valigia. Un pezzo rimase a fissare sconsolato lei che se ne andava, dal bordo di uno degli scalini della scala mobile.
Solo le donne sanno essere così decise e quella voglia di colore… bello
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Bellissimo Nadia! Un pezzo dinamico, veloce, pieno di vita! Bello bello!
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