Napule è mille culure – di Rossella Gallori

Il “basso” era più in basso degli altri, il vicolo così stretto da sembrare un magro budello colorato qua e la da un sole sporco che si rifletteva nelle pozze animate da bucce di pomodoro, i panni nuvole grondanti quasi puliti salutavano i fiori ciondolanti dai balconi…..
Ore 23 o poco più ,tacciono i guaglioni, rumoreggiano gli sciacquoni, qualche gemito sommesso, ma non troppo, frutto di amori semplici, il suono di qualche schiaffo preventivo per corna improbabili.
Il sipario si apre lentamente su una notte d’inverno così fredda d aver paura a respirare.
Lui, straniero nel suo paese, chiaro per esser nero, scuro per esser bianco imbronciato
nell’ aspetto, stanco dentro si appresta a spengere l’ insegna…gridando in un dialetto stretto, poco suo : chi ha da venì se spicciasse!!!
Proprietario suo malgrado di “oh tumbarolo” una catapecchia da gestire, pulire, definita locanda di ordine non ben definito, faticosa e poco redditizia, mani sporche, poco guadagno….quella notte poi era stata la fine di un giorno scurnacchiato e quelle voci alle sue spalle lo confermavano: un momento un momento!!
Un lui arrivava da destra, un essere lungo più naso che occhi, brutto abbastanza da nascondere il portafoglio, un sorriso un po’ ebete….una sacca enorme ed informe ciondolava dalla sua spalla migliore, rendendolo un po’ gobbo.
Una lei arrivava da sinistra: un punto esclamativo capovolto, bagnata d’ acqua piovana, piedi piccoli ed instabili, un qualcosa sul capo non distinguibile, tra il cappello e “ nu tummolo e capelli” . Una lei anonima e strillante: una camera gridò, una cameraaaaa.
La sua voce solista diventò coro: una camera, una cameraaaa , gridò l’uomo dal lato opposto.
UNA sola tengo!
La prendo io! Tuonò l’ uomo appoggiando la sacca informe per terra.
No io, sia cavaliere!
No io
No io
Fate come volete e “ facite ampresse” due letti, una chesselongue, senza finestra ed il bagno sta fuori.
Io!
No io
Lui prepotente, lei trasparente….si ritrovarono a dormire insieme, in una notte da lupi infreddolita, due sconosciuti in una “ sperlonga” di camera, un vassoio ovale ed inospitale umido un Po tanto, separati da un comò traballante.
Il proprietario stanco ed incazzato se ne era andato sbattendo la chiave sul bancone tarlato, tra porte e finestre da chiudere, cessi da pulire….l’ alba si annunciava.
Sperò malignamente negli scherzi di “ Tonino da Fratta maggiore” fantasma un Po pezzente abitante da sempre nella sua pensione, li avrebbe spaventati? Uniti? Si sarebbero trovati uniti, parecchio, in un solo letto? Chissà!!!
Una voce e fornaio intonò una canzone, la canzone: oh sole mioooo, sta in fronte a teeee
E pioveva pioveva, acqua grassa, quasi neve, poche ore lo separavano da rientro, doveva e voleva riposarsi…con il solito dubbio sul farsi e non farsi la barba, se usare o no il bruschino per le sue unghie incolte.
Nata iurnata lo aspettava…..
Un palcoscenico affollato di personaggi che si muovono ognuno per conto suo mentre pioveva, pioveva acqua grassa, quasi neve.
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il sipario si apre sulla storia di Rossella ed appare una commedia napoletana bellissima…
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