I tre personaggi si incontrano: I brutti fratelli di Napoli per Stefania

Fratelli – di Stefania Bonanni

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La storia di quella disgraziata famiglia e’ stata ricostruita da poco: erano stati, i tre disgraziatissimo bambini, fatti sparire, non si sapeva né dove, né con chi, né da chi.

Erano anni difficili, quelli del dopoguerra a Napoli, ed in quella casa tutto crollo’ quando divenne chiaro che l’attesa del ritorno del capofamiglia sarebbe stata infinita, ed ovviamente inutile.

Carmela resto’ sola con quei tre bambini, due maschi ed una femmina, e davvero si sentì persa. Non mangiava neanche lei, non vide altre soluzioni. Non si sa come fece, né cosa fece. Dissero anche li avesse venduti, ma quando la voce arrivo’ fino a lei, chiari’ a tutti, una volta per tutte, che erano così brutti che non li aveva voluti comprare nessuno.

Uno finì a Caserta, in una famiglia contadina che aveva bisogno di braccianti.

La femmina si fece suora in un convento di clausura, il fratello piu’ piccolo divento’grande e grosso e fu adottato da uno che non si sapeva che mestiere facesse, ma viaggiava per Napoli con un gran macchinone.

Tutto questo fu scoperto quando la suora, al passo con i tempi e con i trend televisivi, ando’ a “Chi l’ ha visto” a raccontare la lacrimevole storia della famiglia Cirillo.

Tra lacrime ed abbracci, si riconobbero e si raccontarono le vite trascorse e sconosciute ai fratelli.

Il figlio maggiore, quello che viveva a Caserta ed aveva il mestiere fin sotto le unghie, disse di aver sempre avuto da mangiare e di aver sofferto solo di fatica. Si trovava bene, viveva al caldo di una stalla piena di animali, e non soffriva di solitudine, anche se le conversazioni finivano sempre a grugniti.

Suor Scintilla, dispensata dal vescovo per l’ apparizione televisiva, racconto’ nei dettagli l’ illuminazione della “chiamata”. Vide una luce accecante che le rese improvvisamente chiaro il futuro: il velo era finalmente la soluzione. Con il velo avrebbe potuto smettere di pensare ossessivamente ai capelli, che le sarebbero stati tagliati e poi nascosti per sempre. Nel convento aveva anche trovato compagnia per cantare e pregare, e pazienza se la sveglia suonava quando era ancora notte fonda. Si era piano piano abituata. In fondo le ore che dormiva erano piu’ comode di quelle di Napoli, quando divideva un materasso in terra con i due fratelli, e lei aveva la testa tra i loro piedi.

Quello che in televisione non si capi’, fu la vita del terzo fratello.

Brutto come da piccolo, naso largo su faccia lunga ed ossuta, aveva sviluppato un fisico possente ed un’espressione feroce, anche se in lui si percepiva qualcosa di stonato, non allineato. Racconto’ che aveva con sé molte cose, accumulate nel tempo, che teneva nel piccolo basso dell’ infanzia, che aveva comprato ed usava come deposito.

Lì, la troupe si scateno’. Tutti pensarono si trattasse di droga, che fosse al servizio di qualche capo camorra, e volevano fare lo scoop. Cercavano di fotografare il basso, rimasero in agguato per giorni e giorni. Quando riuscirono a farsi aprire la porta, rimasero di stucco.

Tutti gli spazi erano riempiti di strani, piccoli bastoncini. Non capirono cosa fossero finché il padrone di casa non racconto’. E fu una storia strabiliante.

L’ energumeno parlava, gli occhi si inumidivano, le gote si arrossavano. Disse di seguire i bambini, di guardarli succhiare colorati lecca-lecca, di aspettare gettassero i bastoncini, e di raccoglierli. Piu’ di tutti, lo commuovevano quelli che venivano buttati con qualche residuo di zucchero ancora appiccicato.

Non riusciva a permettere che si potesse gettare la dolcezza.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

3 pensieri riguardo “I tre personaggi si incontrano: I brutti fratelli di Napoli per Stefania”

  1. ” in quella casa tutto crollò”

    Un inizio che è già storia

    ” che si potesse gettare la dolcezza”

    Un finale che fa la STORIA …tutta maiuscola, speciale!

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  2. Si passa dalla famiglia abbandonata ai tre bambini così brutti che nessuno vuole alla commozione suscitata da quei bastoncini che emanavano dolcezza.

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  3. una storia che narra con occhi attenti e dolci una vita troppo complicata…e che dire del bambino che si accontenta dei bastoncini? Bello

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