LETTERA DAL TRENO – di Nadia Peruzzi

Cara Cecilia,scrivo circondata da ragazzi vocianti che mi stanno rompendo i timpani e non solo quelli. Per cercare di sopravvivere al gran bordello,attorno e dentro la mia testa,ho tirato fuori dalla borsa carta e penna per vedere se scrivendoti riesco ad estraniarmi dal caos. Sto tornando da Genova. Come sai ho ancora dei parenti lì e ogni tanto li vado a trovare. Genova per me è terra di legami indissolubili e di affetti e ricordi che oltrepassano la linea fra l’esserci e il non esserci più. Sento più di un pizzico di nostalgia quando salgo sul treno che mi riporta a casa .I ricordi sono quelli di me bambina ,e di varie fasi della mia vita. È una città che è dentro di me,parte del mio patrimonio genetico,molto più di quella in cui sono nata.Ci sono stata così poco in quella,che vale solo come città in cui tornare da turista. Per questa invece è tutta un’altra storia.Ogni partenza è un pezzo di cuore che resta.Tanto più ora che ci sono solo nuove generazioni.Quelli con cui sono cresciuta ,andati,piano piano,tutti. Pioveva a dirotto,quando sono partita,e la pioggia sta accompagnando il viaggio. I disturbatori maleducati,si stanno tirando addosso di tutto,dal pop corn alle noccioline.Fanno venire gli istinti peggiori.Da “Wilma dammi la clava”,al pensiero di una penna di granito da tirare in testa al capo brigata,per vedere se placato lui si placano anche gli altri. Ci stiamo fermando a La Spezia.La fermata si fa più lunga del solito.Un calo di tensione elettrica,dicono. Potessero spegnersi anche le pile di questo gruppo di imbecilli starei meglio. Nemmeno la minaccia di una multa salata da parte del controllore sembra cosa che li preoccupi. Mi affaccio al finestrino che è tutto appannato .Sull’altro binario un treno che va in direzione opposta alla mia.Anche questo treno è fermo da un po’.Vedo attraverso il finestrino opacizzato dal vapore ,Anna con la sua espressione sempre tranquilla e serena. La saluto con un cenno del capo e un sorriso,mentre penso che nel suo vagone ci deve essere un silenzio che pagherei a peso d’oro. Vabbè, sopporterò ancora.Per fortuna lentamente i due treni si muovono. Che strano penso che Anna non abbia risposto al mio saluto. Forse non mi avrà visto. Nel dubbio ricomincio a scriverti ,perché mentre scrivo mi calmo e mentre penso riesco a distrarmi da quello che mi circonda. Mi sembra di essere entrata in una bolla di sapone,che mi fa da scudo protettivo.I rumori arrivano attutiti,la mente vola lontano. Non mi sono nemmeno accorta di aver passato Pisa. Mi torna in mente all’improvviso che prima di partire con Anna ci eravamo scambiate un messaggio,dandoci appuntamento a Pisa.Era da tanto che avevamo programmato una visita al Campo dei Miracoli,e l’occasione del mio rientro da Genova ci era sembrata provvidenziale. Ripenso alla signora cui ho mandato un saluto .Ecco perché non mi ha risposto.Ho preso una bella cantonata,Cecilia. E ora? Cecilia che faccio? Che figura! Sarà il caso di scusarmi subito con lei per averle dato buca,vero?Le scrivo un messaggio per spiegarle quello che mi è successo a causa della mia totale distrazione,sperando che nel frattempo Anna non si sia fatta prendere troppo dal nervoso.Non me la immagino arrabbiata,è sempre così calma e misurata , e spero che non si sia offesa troppo per questo disguido. Le proporrò ,se non se l’è presa troppo, di andarci in un altro momento. In macchina,questa volta. Saluti.Cecilia,incrocia con me le dita e speriamo che Anna l’abbia presa bene.
I treni scivolano in direzioni diverse, i messaggi fraintendono, la confusione nel vagone è al massimo: per fortuna c’è la calma olimpica di Anna con la quale darsi un nuovo appuntamento in Piazza dei Miracoli.
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