IN TRENO VERSO PISA – di Anna Meli

Cara Cecilia,
ti scrivo per metterti al corrente che oggi, in questa bella giornata di sole, ho deciso di godermela e andare a Pisa: un po’ d’arte, un po’ di mare condite di spensieratezza.
Avevo proposto a Nadia di accompagnarmi, ma non ho avuto risposta. Forse avrà avuto qualche altro impegno. Ho deciso che la richiamerò una volta salita in treno.
Sono in stazione e salgo con un po’ di fatica lo scalino della carrozza; c’è abbastanza gente ma, strusciandomi un po’, sono riuscita a sedermi vicino ad un anziano signore dall’aria importante con tanto di baffi e occhiali, assorto nella lettura di un giornale. Mi guarda un po’ di traverso, poiché è costretto a spostarsi per farmi posto vicino al finestrino. Riesco comunque ad accomodarmi.
Il treno è in partenza, esce lentamente dalla stazione; osservo i binari che si incrociano in basso e cavi elettrici in alto che formano una gigantesca rete nella quale mi sento quasi prigioniera. Solo pochi momenti e la locomotiva corre veloce vero la meta.
Mi squilla il telefono; rispondo. E’ Nadia che si scusa di non aver risposto al mio invito. Aveva dovuto recarsi a Genova per questioni familiari ed ora stava tornando e viaggiava in senso contrario al mio.
E’ molto tempo che non ci vediamo e, nell’occasione, dopo lo scambio dei saluti e notizie varie, decidiamo di incontrarsi in una stazione lungo il percorso comune. Propongo Pisa e sento che lei mi sta rispondendo, ma la linea viene e va, Riesco a capire “Genova…poi dopo un breve intervallo…for La Spzi…altro intervallo.’’ La linea è molto disturbata. Ripeto lentamente e nel modo più chiaro possibile “ Pisa, scendi a Pisa!’’ e chiudo.
Il viaggio continua, attraversa campagne incolte e abbandonate, si nasconde in buie gallerie, poi riemerge e respira alla visione dell’azzurro di qualche tratto di mare.
Mi sento sospesa, forse dormicchio un po’, riesco solo a vedere al di là del finestrino una striscia azzurro-grigiastra che delimita l’orizzonte. Il treno sta rallentando, passano pochi minuti ed ecco ci siamo. Mi alzo, mi stiracchio, do una sbirciata fuori per vedere se Nadia è arrivata. Forse meglio scendere.
La cerco prima con lo sguardo, poi mi incammino con fare incerto in varie direzioni ma niente, non c’è. Mi informo dell’arrivo del suo treno. Mi dicono che dopo una breve sosta è ripartito.
Cerco ancora fra la gente, al bar della stazione, ma niente, niente da nessuna parte. Ho capito, forse non ci siamo intese. Dalla borsa prendo il telefonino e le scrivo un messaggio “ Mi dispiace non esserci incontrate, ma se sei qui da qualche parte ti invito a venire in Piazza dei Miracoli, io vado là.’’