Una giornata di mare – di Patrizia Fusi

Cara Cecilia
sono in treno, sto tornando a Firenze.
Sono in un scompartimento quasi vuoto, ci sono solo coppie che parlano fra di loro, dall’aspetto hanno circa la mia età.
Mentre il treno corre e il paesaggio cambia velocemente mi è venuta voglia di scriverti e raccontarti perché avevo deciso di venire a Livorno e come ho trascorso la giornata.
L’atra sera dopo che sono tornata dal lavoro mi sentivo stanca e depressa per le difficoltà che passo in questo momento, ma non volevo arrendermi a questo malessere. Avrei voluto andare in una città vicina e scelsi Livorno, il giorno dopo ero libera, il tempo metteva bello e io avevo voglia di sole e profumo di mare.
Sono arrivata presto e ho deciso di andare subito al santuario di Montenero, quando sono arrivata su, quello che mi circondava mi ha levato il fiato dalla bellezza, il paesaggio e il complesso del santuario.
La chiesa era di una bellezza splendente, mi sentii avvolgere dalla serenità che quel luogo mi infondeva, non percepivo neppure i tanti pellegrini che mi circondavano
C’erano esposti tanti quadri per devozione o per una grazia ricevuta.
Nel tragitto di ritorno mi si riempivano gli occhi del paesaggio che mutava ,mentre la funivia scendeva veloce.
Sono andata alla terrazza Mascagni , il sole si spandeva su tutto, il mare era leggermente increspato, le onde con una leggera schiuma bianca si infrangevano sugli scogli e accarezzavano un piccolo tratto di sabbia.
La piazza era bella con quel pavimento a scacchiera , la facciata del grande Hotel rendeva tutto maestoso .
Affacciandosi alla balausta, anche quella particolare, davanti ai miei occhi c’era l’infinito.
Ho preso un caffè al bar nella piazza ,un giocoliere intratteneva grandi e piccini con le sue magie.
Ho passeggiato lungo mare, tanti bagni, piccoli o grandi uno con piscina.
All’ora di pranzo ho preso un panino a un furgoncino.
Ho scelto una panchina all’ombra per mangiare, ho continuato ad osservare chi passava, mi ha colpito l’allegria e la gioventù di due ragazzine che sfrecciavano con i pattini creando un po’ di disagio alle persone.
Una giovane mamma con due bambini , uno sul carrettino e l’altro per mano: da come erano vestiti si vedeva che erano benestanti, in lontananza è apparsa un giovane rom che chiedeva l’elemosina,la giovane mamma si e soffermata ha aperto la borsa e poi ha continuato il cammino, ho visto che ha messo qualcosa nella mano tesa, questo atto di umanità mi ha rallegrato.
E l’ora di andare a prendere il treno. Cecilia sono quasi arrivata alla stazione di Firenze, grazie della compagnia che mi hai fatto




