Il personaggio di Carla: il meticoloso

Chi lo vuole? – di Carla Faggi

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Si recò a passo spedito al negozio di elettrodomestici situato proprio al centro del paese. Comprò per l’ennesima volta una aspirapolvere nuova. La sua mania per l’ordine e la pulizia gli faceva usare l’elettrodomestico in maniera quasi costante. Per lui vivere in un ambiente pulito ed ordinato era essenziale, così come le sue abitudini quotidiane, le stesse azioni, gli stessi movimenti ogni giorno uguali. Da anni ormai.

Il lunedì era giorno di spesa, sempre le stesse cose, lo stesso menù, gli stessi accessori per la casa, gli stessi detergenti che usava in abbondanza. Quindi la spesa, ogni settimana ed ogni lunedì, sempre|

Il martedì faceva il bucato, gli stessi abiti tutti uguali, camice azzurrine, pantaloni e giacca blu. Anche i calzini erano tutti blu e corti. Le scarpe invece erano nere.

Ma le scarpe le puliva il mercoledì. Sempre e tutte anche se non le aveva messe.

Tutti i giovedì invece andava alle 18 in punto a trovare una vecchia zia al paese vicino e insieme ricordavano i momenti della sua infanzia ed adolescenza nella casa dei suoi genitori, sempre così caotica e sporca di cui si ricordava ben poco oltre il forte odore di muffa ed alcool. Ricordi di quel periodo ne aveva pochi e comunque li teneva ben nascosti. La zia cercava di ritrovarli, di tirarli fuori, ma niente da fare, erano ben nascosti!

Il venerdì, tutti i venerdì quando tornava dal lavoro dove si recava sempre rigorosamente a piedi, si fermava in biblioteca a prendere uno o due libri. Così che poteva leggerne uno il sabato e uno la domenica.

Ogni giorno così e da sempre!

Le ragazze del paese lo chiamavano “il bello misterioso” ma nessuna sembrava lo interessasse.

Per questo suscitava in loro un morboso interesse. Fu così che si instaurò una competizione al femminile e non solo, tra chi lo avrebbe conquistato.

Ci fu chi tentò con la seduzione, chi con la buona cucina, chi con la preghiera, chi adulandolo e chi perfino facendolo sentire in colpa.

Ma sarebbe stato troppo faticoso cambiare il proprio quotidiano inserendoci elementi nuovi quindi fino ad ora nessuno c’è riuscito.

Il personaggio di Carmela: Gigi

Gigi – di Carmela De Pilla

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Aveva un aspetto curato e un fisico asciutto, per quella sua passione di camminare era sempre abbronzato.

No, no! Ma che dico? Non era né curato né magro anzi direi piuttosto trasandato e grasso, sempre abbronzato o meglio bruciato dal sole per le lunghe camminate sulla spiaggia e per le tante ore sulla barca, indossava la prima cosa che gli capitava tra le mani, a lui non interessava il bel vestito “La gente ti apprezza per quello che ti scorre dentro le vene” diceva.

Gigi si chiamava e viveva da sempre in una lingua di terra tra il lago e il mare, conosceva bene l’odore e il sapore del mare e quello della terra limacciosa della palude, la sua giornata era scandita da gesti e affanni che ripeteva sempre allo stesso modo come fossero riti augurali per onorare quel Dio che troppe volte si era dimenticato di lui.

Prima che il sole tramontasse del tutto si sedeva sulla mezza sedia con un ammasso di reti da rammendare e con amorevole pazienza e cura le controllava centimetro per centimetro assicurandosi che non ci fossero buchi, mentre il lungo ago danzava tra le maglie della rete flotte di zanzare si avventavano su di lui che continuava imperterrito il suo lavoro, la pelle arsa dal sole e dalla fatica era diventata dura come scorza e gli faceva da scudo.

-Il sole è andato a dormire ed è meglio che ci vada anch’io sennò quest’inverno si sta al freddo!

 Quel terreno lo aveva occupato abusivamente il padre nel tempo in cui in palude si moriva di malaria e lui fin da ragazzino aveva vissuto lì, in un “paghiar” di paglia e argilla che dopo la stagione delle piogge riparava con dedizione come fosse un tesoro da custodire.

Nella bella stagione, alle prime luci del giorno si recava sulla spiaggia con passo lento e stanco trascinando una lunga corda, un sacco di iuta strappato qua e là e una vecchia sacca di pelle dove metteva i legnetti modellati dal vento e dal mare, a volte era un piccolo canguro o una barchetta oppure un cagnolino dormiente.

Si dondolava su se stesso come se seguisse il ritornello di una canzone e camminava silenzioso, non pensieroso, ma silenzioso, attento ad ascoltare il lento canto del mare che lo aveva accompagnato per una vita intera.

-No, quello è troppo pesante, non ce la faccio, verrò a prenderlo domani con Annina – e sceglieva con minuziosa attenzione ogni legno portato dal mare nei lunghi mesi invernali.

Quelli più piccoli li pigiava il più possibile nel sacco e quelli più grossi li legava con la corda e quando ne aveva presi abbastanza guardava il mare, lo ringraziava con un sorriso e si avviava verso casa barcollando sui piedi fermi e solidi abbastanza per sorreggerlo ancora.

Il personaggio di Stefania: la Camminatrice

Camminare e non pensare – di Stefania Bonanni

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Fisico asciutto, asciuttissimo, magrissima. Cammina sempre. Difficile fare due parole, non si ferma. Cammina ad ogni ora e con qualunque condizione meteorologica. Ha un aspetto curato, veste abiti sportivi che non si capisce se siano da uomo o da donna. La stessa cosa si pensa guardandole i cortissimi capelli bianchi. Da lontano sembra un ragazzino, non se ne capisce il sesso. L’ impressione è quella di una persona con pochi bisogni, anche perché ha sempre con sé un unico accessorio: una sacca di pelle rossa che porta a tracolla. Incuriosita, chiesi cosa contenesse e l’ aprì: una bottiglietta d’acqua, il telefono e i fazzoletti.

Mi ha sempre colpito il suo essere solitaria ma di corsa, vestita con abiti sportivi ma nuovi, essere sorridente ma non fermarsi mai con nessuno.

Parte dalla piazza di Bagno a Ripoli e la si può trovare in piazza Gavinana, alla Nave a Rovezzano,  al Piazzale, al Ponte Vecchio. Sempre sola, sempre di corsa, sempre più magra, sempre più abbronzata, sempre più veloce, sempre più pensierosa.Cammina, cammina, ricorda, ripensa, rivive. Pensieri ne ha tanti, lo so, so che non sono né belli, né buoni.

Continua a camminare, sola e concentratissima. Rivive strade, angoli, momenti. Rivive i pensieri dei momenti in cui aveva davanti a sé una mappa di possibilità.Si stupisce di come sia facile ingannare il tempo, nei pensieri. E come scalda ancora ripensare a quando era tutto possibile, tutto davanti. E sembrava pianura, la strada. Tutta pianura, come da Bagno a Ripoli fino al centro di Firenze. Pensava, sapeva, di dover camminare, ma sembrava sarebbe stato in leggerezza. Invece poi, di leggero, ha avuto solo una borsa di pelle ed un fisico asciutto.

Il personaggio di Sandra: il bello del paese

Uomini belli – di Sandra Conticini

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 La mattina si alzava presto ed usciva sempre vestito sportivo, ma ben curato.

Per le donne del vicinato era bellissimo e la mattina facevano a gara per spiarlo e cercare di capire cosa faceva, dove andava… insomma era diventato ”il bello del paese”.

Era arrivato all’improvviso a Casina, un borghetto, dove erano rimasti solo i vecchi. Tutti ormai abbandonavano la montagna, con il suo fresco estivo e i bei colori dell’autunno. Non si capacitavano come un signore così bello , per la sua età, avesse deciso di andare a vivere proprio lì! si perché a guardarlo qualche magagna ce l’aveva! Sicuramente gli occhiali da sole nascondevano quel  tic che aveva, il naso era un po’ troppo pronunciato e, a volte, quando camminava, sembrava che zoppicasse un po’.

Comunque con quell’abbronzatura, poteva permettersi di tutto.

Così la sera, quando le vecchiette erano a veglia davanti al camino, ripensavano alla bellezza dei loro uomini che  potevano fare a gara con “il bello”. Quando nei giorni di festa si rivestivano facevano la loro figura, alti, muscolosi, abbronzati, ma non erano curati come lui. La colpa era che lavoravano troppo e duravano troppa fatica.

Il personaggio di Patrizia: la danzatrice di passi

Camminare – di Patrizia Fusi

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Michela aveva la passione di camminare, il movimento le favoriva il ragionamento.

Le piaceva camminare nelle  strade di campagna, a seconda delle stagioni  riconosceva i profumi della vegetazione e il canto degli uccelli, tutto questo la rilassava.

Michela era iscritta alla facoltà di ingegnerie ambientale.

Nelle sue lunghe comminate riusciva a studiare e a leggere libri vari.

Il tanto movimento le manteneva un bel fisico asciutto, sul viso abbronzato i morbidi capelli biondi, quando  camminava si spostavano con delicatezza, come una danza senza musica.

Nel paese dove abitava trovavano questo comportamento molto insolito  e strano, pensavano che non si sarebbe mai laureata, ma quando seppero che aveva ottenuto la laurea con centodieci e lode le fecero i complimenti e la lodarono.