I ricordi vanno messi via – di Rossella Bonechi

Il personaggio si incrocia con la frase: “I ricordi vanno messi via e custoditi senza che interferiscano nel delicato meccanismo dello stupirsi”
Le dita correvano veloci sulla tastiera virtuale del telefono per avvisare che no, proprio non poteva esserci, stava andando a casa della zia per un’incombenza familiare che da tempo rimandava. Peccato, due risate tra amiche erano certo meglio della zia; non era male, era anche simpatica a volte ma tirava sempre fuori i soliti discorsi da vecchietta e questa volta c’era tutto il pomeriggio per sorbirseli … C’era bisogno di fare spazio nella stanza di sotto e sinceramente da sola la zia non ce l’avrebbe fatta. Via, forza, immoliamoci!
E fu così che si ritrovò in mezzo a vestiti che nessuno metteva più, fotografie stampate (molte in bianco e nero), biglietti vari di cinema e concerti e tante tante lettere scritte a mano. Roba da non credere: la zia era stata giovane, aveva ascoltato musica e le foto rimandavano un’immagine scapigliata che niente aveva a che fare con l’aspetto curato di ora.
“Zia, ma davvero camminavi su queste zeppe di sughero??? Me le regali? E questi jeans a zampa di elefante??? Me li regali?”. Era uno stupore continuo, come essere al mercatino delle pulci in cerca di tesori. La zia la guardava sorridendo, incerta se darle una risposta-paternale o farle uno “spiegone” su cos’erano stati gli anni ’70 e ’80. Ma no, meglio lasciare che lei si stupisse e si meravigliasse, magari l’avrebbe vista con altri occhi e tanto bastava. Il pomeriggio volò, un po’ più inconcludente di quanto sperasse ma alla fine avevano un borsone ciascuna: uno pieno di cose che forse avrebbero avuto una seconda vita e uno pieno di cose di una prima vita di cui disfarsi impietosamente.


