La paura bambina di Rossella B.

Le paure semplici – di Rossella Bonechi

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“L’ UOMO PORTA DENTRO DI SÉ LE SUE PAURE BAMBINE PER TUTTA LA VITA….”

Le mie paure bambine erano semplici viste oggi, ma solo perché abitavano una piccola testolina. Alcune di sicuro sono cresciute con me, si sono trasformate rimandandomi però le stesse emozioni: c’è differenza tra la paura bambina che nessuno ti venga a prendere a scuola e la paura adulta dell’abbandono di chi ami? La paura che la Befana ti abbia portato solo carbone perché sei stata cattiva è la stessa di non credersi all’altezza di quello che si chiede a me adulta.

Ce ne sono sicuramente altre che il passare degli anni non è riuscito ad esorcizzare ed è vero che hanno misteriosi nascondigli da cui saltare fuori all’improvviso come quei pagliacci a molla che escono dalle scatoline, basta poco per ritrovartele davanti.  Magari è una paura sola che ha tanti travestimenti da usare alla bisogna: la  Paura di non essere all’altezza di questa vita che mi ritrovo a percorrete.

“Il dolore si piange” di Lucia

Pianto senza lacrime – di Lucia Bettoni

foto di Lucia Bettoni

Non riuscivo a piangere
Nemmeno una lacrima scendeva dai miei occhi
Io che piangevo sempre
Io che piangevo per niente
Non riuscivo a piangere
Come può una bambina non piangere la morte della mamma?
Cosa penseranno tutte queste persone che entrano ed escono dalla mia casa?
Non ho mai visto tante persone
Di solito non c’è mai nessuno in questa casa ai margini del bosco
Di solito sono sempre sola, ma oggi sembra che tutti siano qui
Una giovane donna se n’è andata
Una giovane donna se n’è andata e ha lasciato qui una bambina,
ma la bambina non piange
Nascosta in un angolo pensavo:
devo far scendere le lacrime
Come fare?
Proverò a pensare a quello che non avrò più:
Chi mi farà le trecce?
Chi mi cucirà i vestitini?
Chi mi preparerà per andare a scuola?
Chi mi cucinerà le cose buone?
Nessuno
Non ci sarà più nessuno per me
Ma neppure una lacrima scendeva dai miei occhi
Neppure una!
Lei mi aveva fatto soffrire
Lei da viva mi era mancata ogni attimo
Lei era sempre lontana in un mondo suo e irraggiungibile
Adesso ero libera
Di libertà non si piange
Per tutta la vita ho pensato a quelle lacrime non versate

Un pianto senza lacrime mi accompagna da sempre



La paura che diventa piuma di Nadia

Grovigli di paure – di Nadia Peruzzi

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Era sempre in lotta con sé stessa. Si sentiva insicura. Non all’altezza. Per questo era una sgobbona da sabati e domeniche comprese.  La ricerca del perfezionismo, a volte, una prigione e senza fili dorati . Nel confronto con gli altri perdeva sempre punti, o così almeno le sembrava.  Aggrappata alle sue paure, cercava con artigli invisibili di lacerarle una ad una. A volte ce la faceva, più spesso no.  Ci è voluto tempo per far pace con sé stessa.  Era stata una arrampicata su una parete verticale. A mani nude, ma con cuore pieno di passione e di tenacia.  Uno scalino alla volta.  Durante la militanza politica piano piano aveva imparato a parlare “a braccio” e a non scrivere interventi che in lettura diventavano difficili da seguire e pure noiosi per chi ascoltava.  I compitini a casa, aveva capito poi,   limitavano pure l’ascolto degli altri, e questo non era mai un bene.  Uno scalino alla volta anche nella vita normale, nel lavoro dopo lo studio.  A volte affrontato con passo deciso a volte più affaticato e stanco o con quintali di dolore sulla schiena .  Ci erano voluti quasi 60 anni per accorgersi che accettarsi come era non era affatto una cattiva soluzione.  I punti che pensava di aver perso, riconquistati tutti.  Saldo zero. Pacchetto completo di pregi e difetti e chi se ne importa delle indulgenze altrui.  La partita a carte con la vita, non sempre facile, l’aveva fortificata. Era un dato di fatto. Dolori taglienti arrivavano a togliere il fiato quando meno se lo aspettava.  Il pacchetto completo, anche se avvolto in carta luminescente, prevedeva anche quelli.  Anche per questo, il confronto con gli altri e la misura con gli altri, la ricerca della perfezione li aveva ricollocati al posto giusto. Il cassetto delle chiavi di riserva, dei biglietti che sembrano importanti in un momento per scoprirli banali in un altro, dei nastri dei regali di natale che non si buttano via pensando di poterli usare di nuovo, ma poi lì restano come variopinti intrichi di futilità.  Da quel punto di osservazione quello che provava,  si accorse, che non pesava più come un macigno, ma era diventato leggero, non come una piuma, ma ci si avvicinava.  Era quel che era. E andava bene così!

Un passo di libertà dalla paura di Luca

Libertà – di Luca Miraglia

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Il dolore si piange, la rabbia si urla, la paura si aggrappa.

….arrivare a non avere più paura, questa è la meta ultima dell’uomo.  (Italo Calvino)

Perché dovrebbe esistere una meta ultima?

E perché la sua direzione dovrebbe essere costellata di paure?

Chi non combatte con la propria memoria dolente che sia bambina, adolescente o adulta?

Mi batto volentieri per un presente affrancato dal pianto, dalle urla e dalle paure mie e di chi amo, senza nasconderle ma cercando di farne scrigni di comprensione.

Forse, ma solo forse, sta qui un passo di vera libertà.

La paura che si aggrappa di Carla

“Il dolore si piange. La rabbia si urla. La paura si aggrappa” (Anonimo)

Aggrapparsi – di Carla Faggi

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Aggrapparsi: grattarsi, toccarsi, intrecciarsi, avvilupparsi, in poche parole amarsi con carattere.

Ci sto provando ma non riesco a pensare alla parola aggrapparsi associandola alla paura o al possesso.

Ho provato a pensare all’edera che aggrappandosi all’albero finisce per strozzarlo e farlo seccare; ma anche all’edera che aggrappandosi ad una rete di recinzione la trasforma in una splendida siepe.

Mi viene meglio associare aggrapparsi alla vita, aggrapparsi al sole, a qualcuno che ti ami, ad un ricordo piacevole.

Penso quindi alla prima parola che ho scritto: “Grattarsi”.

“Grattami la schiena, si costì…proprio costì…oh che bello, ora un po’ più in là…ancora un po’, non smettere!”. Non c’è cosa più bella che aggrapparsi al piacere, allo stare bene. Non pensare al dolore, alla paura. Noi nasciamo con il dolore e la paura. Il primo respiro è dolore. Quando la madre ti stacca dal seno è paura. Quando ti svegli e sei solo è abbandono.

Ma poi ti aggrappi alla vita ed i respiri diventano tanti e gioiosi. Ti allontani dalla poppa perché sei sazio. Ti svegli, sei solo, ma poi qualcuno arriva sempre.

Quindi aggrappiamoci ai nostri piaceri, a quello che c’è ora, conta solo quello.