Canzone stonata – di Carmela De Pilla

Era seduto in mezzo alla stanza buia, la sedia gelida e troppo rigida
lo obbligava ad assumere posizioni scomode che nutrivano ancora di più il suo malessere, fissava la porta, troppo grande per quella stanza così piccola, ormai vecchia e scortecciata come il suo corpo che da qualche tempo non gli apparteneva più.
Oltre quel silenzio si sentivano rumori indecifrabili che si rincorrevano lungo il corridoio, picchiettavano sul marmo gelido a ritmo disordinato e scandivano il tempo.
Un tempo lontano o presente? Chissà, sentiva però che era un tempo impietoso che l’aveva costretto ad assistere a una vita senza vita e ora ancora troppo giovane per ritenersi vecchio ascoltava i battiti del cuore che si rincorrevano affannosamente come note stonate.
I capelli come fili di zucchero avvolgevano e proteggevano i suoi pensieri, pensieri confusi, sconclusionati a cui nemmeno lui sapeva dare un senso.
Aveva tappezzato le pareti di specchi nella speranza di poterli vedere quei pensieri, di poterli toccare per capirne l’essenza invece ne rimaneva turbato, minacciato eppure li cercava quei pensieri appuntiti che rimbombavano in testa come sassi vaganti.
Era ancora un ragazzo e già percepiva di vivere in un tempo e in un luogo sbagliato, si sentiva parte di uno spazio immenso dove tutto può accadere senza un come e un perché e ciò che per lui era normale creava sconcerto negli altri.
Era considerato da tutti il più intelligente dei tre figli, mostrava ingegno e attitudine in tutto ciò che faceva eppure non trovava mai la strada giusta da percorrere, si perdeva continuamente nell’immenso mare dei suoi pensieri.
I contrasti con il padre che lo avrebbe voluto un ragazzo come tutti gli altri diventavano sempre più insostenibili e fra i due si creò un muro invalicabile.
-Sei un buono a nulla! Che te ne fai della tua intelligenza se poi non sai metterla a frutto? Non combinerai mai nulla nella vita!
Per lunghi anni si sentì dire queste parole ed era così sconfortato che incominciò a crederci anche lui, sembrava che facesse di tutto per dargli ragione e ogni volta erano litigi furiosi.
Chi aveva ragione? Il padre che pretendeva di più o lui che non poteva dare di più?
Quei rumori che si rincorrevano e picchiettavano sul marmo gelido lo accompagnavano per tutto il giorno e ogni tanto si sedeva in mezzo alla stanza buia per ascoltare la canzone stonata del suo cuore.