La zia di Carla

Lo zabaione di zia – di Carla Faggi

Frase da approfondire: Mia zia che mi rincorreva con lo zabaione nel bicchiere dove ancora sbatteva il cucchiaino

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Andavo spesso da mia zia Nella a contadino, dalla zirinella dicevo, la mia preferita.

Mi coccolava non con le affettività ma con le cose ed essendoci.

Per merenda mi preparava i bocconcini di pane col prosciutto e li metteva tutti in fila ed io giocavo a sceglierli. Poi le corse al torrente Marina di Calenzano, i piedi nell’acqua, la mia paura di pescecani che potevano mordermi i piedi, mia zia che rideva.

Il raveggiolo che veniva posto a riposare sui giunchi, io che volevo imparare a farlo e che volevo mangiarlo tutto tanto era buono.

I campi, il pollaio, volevo fare amicizia con le galline ma finii per essere rincorsa da un tacchino. Da allora non ho più voluto amiche galline e neppure tacchini boriosi.

Però le galline facevano l’ovino fresco, mia zia lo sbatteva con lo zucchero ed una puntina di vinsanto e diceva che faceva bene e dovevo mangiarlo. Io delle cose che facevano bene e che avrei dovuto mangiare mi sono sempre fidata poco, quindi per principio facevo resistenza, ma poi dopo la perseveranza di mia zia cedevo soddisfatta.

Riposavo sotto un moro, un albero gigantesco, bellissimo. Sognavo di principi, principesse, castelli e magie.

Giornate speciali, ma poi arrivava la sera, mi mettevano a dormire in un grande letto, in una grande stanza dal soffitto molto alto, dove c’era tanto freddo e soprattutto non c’era la mia mamma.

Allora ogni volta, succedeva sempre, cominciavo a piangere, volevo tornare a casa, mio cugino che già allora era grande, mi faceva sedere sulla canna della sua bicicletta e mi riportava a casa.

Lui scocciatissimo, io essendone innamorata segretamente, quasi contenta.

Le mie merende, i miei sogni, il moro, i tacchini, lo zabaione e la zirinella. Ed anche il mio primo innamoramento.

Oggi al loro posto ci sono I Gigli….non i fiori, ma il Centro Commerciale….

Il coraggio di Lucia

Frase ispiratrice: Lì potevo saltare dalla finestra

Non poter più tornare indietro – di Lucia Bettoni

foto e disegno di Lucia Bettoni

Bisogna avere coraggio ed essere più forti della paura o semplicemente non poter più tornare indietro
Ci sono momenti in cui guardi la tua vita con i piedi ben saldi, anzi seduta a gambe incrociate sulle pietre al centro di una vecchia strada
Guardi avanti, sei sola e non hai paura
Sei così straordinariamente consapevole che niente e nessuno potrà farti tornare indietro
È quella forza che può tutto perché puoi lasciare tutto
Sei nuda ,sola, intoccabile
Mi vuoi uccidere?
Vuoi farmi male?
Vorresti portarmi via?
Fai pure quello che vuoi
Pensa pure quello che vuoi
Io sono qui
Seduta a gambe incrociate sulla vecchia strada di pietre
Sono inamovibile
Fai pure
Io ho deciso
Fai pure
Non mi spezzerai
Ci vuole coraggio
Ho avuto coraggio
Da quelle pietre mi sono alzata
Tu non avevi più nessun potere su di me
Io ero libera
Avete mai avuto la sensazione di essere veramente liberi?
È un sentimento unico
un sentimento che vale la vita
Si vale la vita
Non avere niente e non sapere niente di quello che sarà domani
Senza niente, ne’ case, ne’ cose, niente
Sola con la tua libertà
Il respiro di un momento
Quella è la vera forza, quella che conosce il cammino
Quella forza è fatta di te
È fatta di quello che sei
di quello che veramente sei
È un sorriso che non teme

La lettera di Gerardo per Rossella G.

Cara Rossella – di Rossella Gallori

Frase ispiratrice: Era tutto dall’ altra parte della strada….

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…ed ora era tutta un’alta strada, anche la cassetta della posta rossa  ammaccata di ruggine e di solitudine, sembrava aspettarmi, sbilenca la sua bocca sembrava sorridermi; bastava attraversare, ignorare la fitta nebbia che me lo impediva, i fari gialli di luce fioca, occhi malati vaganti.

Ero scomoda, scomoda dentro, vestita a strati, infreddolita, cazzo,  dovevo solo attraversare il giardinetto incolto, prendere la chiave, ed aprire la bocca del “forno postale” sapevo che qualcosa mi aspettava.

Ebbi all’improvviso più coraggio che voglia, non tolsi nemmeno le ciabatte, che affondarono sotto il mio peso nell’ erba fradicie.

La lettera era lì, il sogno l’ aveva annunciata, ma da un pezzo non credevo più ai sogni, eppure!

La busta era color paglia vecchia, quell’avorio antico distrutto dagli anni. Aprii con paura: chi mi cercava? Chi voleva sapere di me? Chi era interessato al mio sapore vecchio di anni.

La grafia era incerta, da bimbo grande, a tratti anziana……..

Carissima

Scusa se non uso il tuo nome, non so come ti han chiamata sei anni dopo di me, Rossella forse, sono quasi sicuro che la nostra mamma abbia vinto all’ arrivo di una femmina.

Mi presento: sono tuo fratello, il terzo, quel bimbo nato per poco, so che ti han parlato anche troppo di me.

Sono morto per mano assassina, dal ventre di nostra madre ho visto la luce….luce di bombe, nere di camicie, li vedevo sai, con le pistole puntate ai suoi riccioli neri, attaccata al muro, vedevo le loro facce, facce a bischero, quei bischeri cattivi senza nome.

Si sono tuo fratello, da qui dove sono da ottanta anni, ti vedo, ti seguo, non sei un granchè Rossella mia, certo esser cresciuta all’ombra mia, non deve essere stato il massimo.

“ ero bello, avevo ciglia lunghissime, non piangevo mai” le ho sentite sai, le tiritere della mamma: bello come lui non li ho mai fatti!!!! Mentre tu tiravi calci a quel “fiocco da cuscino da morticino” dispettosa ed indispettita.

Sono nato per poco ma ho fatto un figurone, a San Casciano, piangevano tutti, anche i due fratellini nostri c’erano, mancavi te, che non eri nata, che poi anche quando ci sei stata se ne son accorti in pochi.

Ti scrivo da questo posto che non so dirti cos’ è: chi lo chiama paradiso, chi no, chi forse, io mi ci sono abituato.

Ti ho seguita passo per passo, non hai concluso tanto, hai tenuto conto, troppo, di quel che dicevano loro, maschi grandini e birboni: STUPIDA …la Rosy ė stupida, ci hai creduto talmente tanto, che quella stupidità e diventata la tua bandiera, il tuo scudo!

Ora basta te l’ho sentito dire troppe volte.

Comunque un grazie grande e frettoloso, per quel che hai fatto, con coraggio. Vedendo da quassù ho capito che non è stato semplice. Sola su strade senza marciapiede.

Ora ti lascio è l’ ora della poppata, qui deglutisco bene, ci sono balie bellissime, di tutte le razze, nessuno mi ha chiesto la mia, ci vogliamo bene, non sappiamo cosa è il male.

So già cosa dirai: prendi il latte come i vecchi ed i neonati?

Già come i neonati, sono del 44 ma il 45 non l’ ho mai visto.

Ciao Rossella, Rossellina mia, attenta quando rientri a casa con gli occhi lacrimosi.

Ti aspetto, forse è questione di poco o di tanto.

Mi riconoscerai, sono quel bimbo bello, nella culla di raso azzurro, quella che tu non hai mai visto, avevano già buttato tutto quando sei arrivata tu.

Tuo per sempre, fratellino piccolo più grande di te

Gerardo

Ho chiuso la cassetta, sono rientrata a casa, passi lenti e pesanti, mi sono messa per terra in un angolo, senza luce, tra le mani : nulla…….

Qui caro Gerardo c’ è notte, notte buia e cattiva, buio troppo…. Ma stanotte ti ho sognato….è vero eri bellissimo……

Ps: sono tutti sempre dall’ altra parte della strada, quella strada che si sta facendo più stretta….sarà più facile raggiungerli???

Simone approfondisce: Giù la testa!

ATTENTI AL COLLO – di Simone Bellini

Frase ispiratrice:  Allungai il collo per osservare la situazione

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Allungai il collo per osservare la situazione, quando la mano dell’uomo accanto a me mi fece abbassare il capo :

– Cosa fai, sei impazzito? Giù la testa presto prima che sia troppo tardi-

Non capivo! Perché stavano tutti con la testa reclinata, sguardo a terra, ammassati l’uno accanto all’altro. Cosa stava succedendo? Perché mi trovavo in quella situazione?

 Sopra di noi una luce accecante che non permetteva di alzare lo sguardo. Un ronzio ritmico spostava folate di vento come le pale di un gigantesco ventilatore. Ogni tanto si sentiva un “toc” come di una pacca sul capo, seguito da un “ohi “ di chi era stato colpito.

-Ma dove siamo – chiesi

-Mah … saperlo … nessuno lo sa, perciò zitto e guarda in terra !-  Se c’era una terra, perché in tutto quel riflesso bianco non si capiva.

“CrocoTook”, una testa rotolò su di noi.

-Visto? … Ha allungato troppo il collo …. Giù, sta’ giù…