Ultimo sguardo (Nadia)

…continua tu….

Incipit: Ticchetta calma l’acqua della tettoia e poi si addensa improvvisa in uno scroscio leggero che scivola per la viuzza avvolta dalla sera (Luca M.).La luna si nascondeva dietro le nuvole minacciose. I nostri passi incerti sulla ghiaia tradivano la paura di quel luogo spettrale (Simone). L’Assassino era nervoso (Stefano)Cercava niente e tutto. La spilla con la pietra smeraldo s’incontrò con le sue mani (Carmela).Tornò ai momenti più lontani quando lei gli aveva mostrato il lungo velo di tulle croccante, tirandolo fuori dalla cassapanca (Stefania).Uscì dal buio della stanza (Stefano). Sui rami di un albero si è impigliato un lembo di plastica che si muove al vento. I raggi della luna lo illuminano: sembra un fantasma che balla (Patrizia).

Ultimo sguardo – di Nadia Peruzzi

Photo by Rodolfo Clix on Pexels.com

Girò e rigirò la spilla fra le sue mani. Provò nostalgia, ma c’era molta molta più rabbia nel ricordo di quando l’aveva regalata a sua moglie.
La mise in tasca. Non era quella che cercava, in camera da letto.
Cercava altro. Tutto quello che avrebbe potuto incastrarlo. Nessuno sapeva di lui.
Quella casa era inesistente, per tutti quelli che li avevano conosciuti prima.
Lei vi si era rifugiata, per scappare da lui. L’aveva rintracciata con fatica. Ma ci era riuscito, finalmente.
Le aveva stretto al collo la sciarpa gialla con i grandi fiori, che aveva trovato sul bracciolo della poltrona del salotto, dopo averla colpita sul volto e sulla testa con la fibbia della cintura dei suoi pantaloni.
La rabbia che da sempre accompagnava i suoi sentimenti e decideva dei suoi comportamenti, era esplosa di nuovo in violenza senza freni.
Provò a resistergli, Giulia, ma lui, che già era un uomo massiccio, aveva decuplicato la sua forza e aggressività.
Non ebbe scampo.
La lasciò in camera. La compose sul letto, così com’era. Un sacco vuoto, la faccia ferita e il volto paonazzo.
Il rossetto cremisi, caduto in terra durante la colluttazione, lo usò con spregio per violare ancora un’ultima volta quello che era stato un bel viso con bellissime labbra.
Ne uscì fuori una maschera orribile . Tanto quanto era lui, nell’anima e da sempre.
Al pallido chiarore della piccola lampada accesa sul comodino, osservò quello scempio senza alcun rimorso. Dentro di sé il ghiaccio di un cuore di pietra che non aveva nulla di umano.
Per anni Giulia lo aveva sopportato in silenzio. Fuggendo in quel luogo abitato da poche anime e lontano da tutto e da tutti aveva sperato di salvarsi.
Fino a quella sera.
L’acqua a scroscio, aveva coperto l’avanzare guardingo del suo carnefice. Nemmeno la ghiaia davanti casa si era mossa per avvertirla.
Se lo era ritrovato davanti, quando aveva aperto la porta ad un toc lieve e ritmato usato di solito dalla sua amica più cara, che abitava a pochi passi da lei.
Fuggire non era servito a niente. Quel diavolo era lì per chiudere la partita. Non riuscì nemmeno ad urlare.
Lui fu rapidissimo a togliere di mezzo il rossetto, a recuperare la sciarpa e la cintura tutta imbrattata di sangue. Ripulì velocemente ogni cosa che aveva toccato per evitare che potessero rintracciarlo grazie alle sue impronte.
Si muoveva come un’ombra nella casa buia.
La notte lo avvolse come un nero mantello quando uscì.  
Riuscì a non fare alcun rumore, come quando era arrivato.
Lo sfrigolare di quel pezzo di plastica che ondeggiava dal grande acero della casa di fronte, coprì, complice, ogni suo passo.

Avatar di Sconosciuto

Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

2 pensieri riguardo “Ultimo sguardo (Nadia)”

  1. lo trovo un brano ” speciale”

    la triste attualità lo rende ancor più vero, probabile….è cronaca …è storia…..è morte…quel pezzo di plastica ti trova impreparato, risveglia il dolore di ogni(quasi) giorno.

    ci stiamo abituando alla tragedia sempre di più.

    Piace a 1 persona

Lascia un commento