...continua tu….
Incipit: Ticchetta calma l’acqua della tettoia e poi si addensa improvvisa in uno scroscio leggero che scivola per la viuzza avvolta dalla sera (Luca M.).La luna si nascondeva dietro le nuvole minacciose. I nostri passi incerti sulla ghiaia tradivano la paura di quel luogo spettrale (Simone). L’Assassino era nervoso (Stefano)Cercava niente e tutto. La spilla con la pietra smeraldo s’incontrò con le sue mani (Carmela).Tornò ai momenti più lontani quando lei gli aveva mostrato il lungo velo di tulle croccante, tirandolo fuori dalla cassapanca (Stefania).Uscì dal buio della stanza (Stefano). Sui rami di un albero si è impigliato un lembo di plastica che si muove al vento. I raggi della luna lo illuminano: sembra un fantasma che balla (Patrizia).
Filastrocca nel buio – di Anna Meli

Quando uscimmo dal cinema la pioggia cadeva ancora leggera. Ci incamminammo per quella viuzza buia con l’intenzione di arrivare prima a casa. Poi la pioggia si infittì fino a rendere difficile il nostro andare. Solo un vecchio lampione, là in fondo, emanava una luce giallastra per niente rassicurante.
Mia sorella scivolò sulla ghiaia: i suoi piedi si erano impigliati in una cintura da uomo abbandonata lì chissà da chi e da quanto tempo. Riuscii a sostenerla e, in quel momento, il suo foulard giallo volò via nel vento. Irrecuperabile.
Lampi sinistri illuminavano a tratti il cielo. Uno spicchio di luna si era perso fra le nuvole. Il buio era completo e nero.
Fortuna che riuscivamo ad illuminare i nostri passi col telefonino.
Le nostre menti, anche se in modo diverso, erano occupate dalle notizie della TV sui femminicidi giornalieri e non riuscivamo a parlare d’altro. Proposi di cambiare argomento e di cantare a bassa voce una canzoncina – filastrocca di quando eravamo bambine, ma ciò fece soltanto aumentare la paura. Ci stringemmo l’una con l’altra proseguendo il camino.
Eravamo abbastanza vicine a casa e allungando il passo saremmo arrivate presto. Giunte a breve distanza vedemmo filtrare luce dalla persiana e in quel momento una figura nera sgusciò dalla porta sparendo nella notte come uno spirito maligno.
Paura è dir poco, ma entrammo, sbigottite a quella vista. La casa era a soqquadro: il vecchio baule della nonna, rovesciato in mezzo alla stanza, mostrava stoffe ricamate, centrini, cose di altri tempi insieme al suo velo da sposa ingiallito. Mancava anche la sua spilla di smeraldi ed altre cose preziose lì nascoste.
Corsi a chiudere la porta; in quel momento un sacchetto di plastica portato dal vento volò nella notte nera. Ebbi un brivido e lanciai un urlo.
Nello specchio dell’ingresso imbrattato col mio rossetto si poteva leggere: “tremate sorelline tornerò. L’uomo nero.”
(tremate sorelline tornerò .L’uomo nero )bello, grazie
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Anna nuova, inedita, una descrizione che scorre fino alla fine verso la paura pura
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