Prima frase: Lo sventurato era stato anche in prigione, per un certo periodo, malgrado proclamasse la propria estraneità ai fatti.
Seconda frase: Sfogliò ad una ad una le pagine, più volte fino a che trovò quello che cercava
Terza frase: La mia mamma lavava i panni nel fiume al lume della luna.
Riordinare un cassetto di foto – di Carla Faggi

A volte ho bisogno di riordinarmi un po’, non sempre e non molto.
Per riorganizzare e chiarire meglio i miei pensieri, i programmi, le priorità in genere inizio con riordinare l’ambiente attorno a me, cioè le cose di casa.
Nel riordino sono però maniacale, mi perdo nei dettagli e poi mollo tutto perché appunto mi sono persa. Ultimamente nel tentativo di riorganizzare un cassetto ritrovo un vecchio album di fotografie. Mia madre, mio padre, da giovani, da adulti, io bambina, mio fratello, io al suo matrimonio, mia cognata. L’ho sfogliato tutto quell’album, poi l’ho risfogliato, ho osservato meglio, poi ho ricercato di nuovo in mezzo alle foto quella strana sensazione che di fronte ad alcune immagini ho avuto.
Le foto di un tempo, quando non sapevamo ancora mettersi in posa ci raccontano tanto.
Mia madre ha nelle fotografie lo sguardo abbassato, le spalle un po’ curve in atteggiamento da persona modesta, di umili origini quale lei era, eppure aveva un carattere coraggioso, battagliero, orgogliosa, femminista, avrebbe potuto farsi riprendere con lo sguardo fiero, altero da giovane donna che affrontava il mondo con cipiglio.
Le mie foto di bimba con le manine incrociate dietro e la testa bassa mi ricordano la mia innata timidezza, la mia perenne insicurezza, eppure ero anche una bambina molto intelligente, brava a scuola, ero simpatica, potevo benissimo essere ripresa in una posa birichina, sorridente, gioiosa.
Mio padre anche lui fotografato con lo sguardo abbassato, spalle ricurve come un uomo timido e molto attento a non contrastare nessuno come lui era, eppure fu anche un combattente, fece la resistenza, scampò per miracolo ad una fucilazione da parte dei tedeschi, ha sempre lottato per i diritti suoi e degli altri, perché quindi non una foto con una posa coraggiosa, affascinante, dignitosa?
Forse era l’epoca, era meno importante mostrarsi di ora, forse poca dimestichezza con le foto, o forse semplicemente erano più semplici, più vergognosi e più genuini.
Ah, a proposito, il cassetto è poi rimasto nella piena confusione che era all’inizio del mio riordino.