Emozioni di Stefania sulla scia della terza frase proposta

Prima frase: Lo sventurato era stato anche in prigione, per un certo periodo, malgrado proclamasse la propria estraneità ai fatti.
Seconda frase: Sfogliò ad una ad una le pagine, più volte fino a che trovò quello che cercava
Terza frase: La mia mamma lavava i panni nel fiume al lume della lun
a.

Mamma sotto la luce della luna – di Stefania Bonanni

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Il mondo cambia, al lume della luna. Si ribalta, spariscono le ombre, nel buio, e gli orli illuminati sembrano più vaghi, più irreali e magici, brillanti di luce propria. Solo qualcosa brilla, alla luce della luna. Non le grandi superfici, le distese di piante, magari luccicano come diamanti piccoli tremuli fili d erba bagnati di guazza, o della ben più romantica rugiada.

Brilla l’ acqua, sotto la luna, ma solo in superficie, senza profondità, come fosse un velo.

Brillano gli occhi, sotto la luce della luna, quelli che non dimenticheremo.

Quando ai bambini viene detto che le persone che muoiono diventano stelle, io credo si intenda che gli occhi dei morti diventano stelle. Quegli occhi che brillavano mentre ci guardavano, ed era amore, gioco, divertimento, serenità, protezione, proprio gioia. Gli occhi della mia mamma erano un cielo di notte, dentro di loro scorreva la vita di noi tutti, che tanto la amavamo. Dentro quel cielo c’erano bambine e nuvole, e tanta acqua. L’ acqua di quell’ Arno nostro e basta, familiare, quotidiano, e dei visi dei tanti lavandai che circondavano la nostra vita. All’ epoca la nostra era zona di gente che lavorava lavando i panni degli abitanti della città. E le donne di casa nei periodi di maggior lavoro andavano ad aiutare a sbattere i lenzuoli su quelle pietre lucide, o a mettere i panni nella cenere. La mia mamma anche per noi andava a lavare al viaio, e quando la guardavo faticare insieme alle altre, pensavo che mi dispiaceva mettesse quelle belle mani morbide nell’ acqua fredda e che faticasse chinata su quelle pietre, ma ero anche contenta facesse parte di un mondo di donne energiche e chiacchierone, e che le sue risate, mescolate al ritmo eterno dell’ acqua , formassero una melodia dolce e schioccante, come di sassolini che si lasciano andare scorrendo tra le dita. Musica di donne ed acqua, natura, fatica e figli, e panni puliti di sapone e fresco, e bambini con i grembiuli puliti, che potevano di nuovo sporcarsi di erba e di terra, ancora ed ancora.

E questo accadeva di giorno.

 Ora lo ricordo, di notte, ogni volta che ho bisogno di riportare nel cuore un’ immagine dolce, che mi fa bene. E la penso sotto una luna bambina, che illumina l’ acqua segnata dalla schiuma leggera del sapone giallo, quello che andava ripescato ad ogni minima distrazione, e si scioglieva appena in un ricamo piccolo, una piccola trina.

Ricordo la mia mamma ridere, il suo grembiule bagnato per essersi asciugata le mani fredde molte volte, e la luna che illumina l’ impronta delle sue mani.

Lucia sceglie la frase 3, fra quelle proposte, scritte in precedenza in altri contesti

Prima frase: Lo sventurato era stato anche in prigione, per un certo periodo, malgrado proclamasse la propria estraneità ai fatti.
Seconda frase: Sfogliò ad una ad una le pagine, più volte fino a che trovò quello che cercava
Terza frase: La mia mamma lavava i panni nel fiume al lume della lun
a.

Mamma e la luna – di Lucia Bettoni

Screenshot

Parlare di lei è sempre difficile
Parlare di lei mi emoziona sempre
È come mettere un dito dentro il cuore
È come sentirsi improvvisamente nudi

“La mia mamma lavava i panni nel fiume al lume della luna”

È così dolce questa immagine!
Così infinitamente semplice e bella da guardare
E io ti vedo in tutta la tua bellezza
perché tanto bella eri!
Ho dimenticato molte cose ma non il tuo sorriso
Un sorriso struggente e amaro
Una fiamma sciolta nell’universo
Il tuo sorriso è dentro di me
posso toccarlo ogni volta che ti penso

Sei laggiù, illuminata dalla luna
Con gesti morbidi accarezzi i panni
li fai scivolare nell’acqua del fiume
È una poesia
È una ninna nanna
È la pace del cuore
È la calma della vita

Ti guardo e sento il tuo sorriso
Lo stesso sorriso si dispone sulla mia bocca
Accarezzi i panni e con i tuoi gesti
mi indichi la strada:
non strizzare
non sbattere
non usare troppo sapone
Sii delicata
Basta l’acqua

La tua figura è esile
È estate
Indossi un abito semplice e leggero
Posso intravedere le tue braccia
il tuo collo, le tue gambe flessibili
Hai i capelli sciolti e questa è cosa rara
Li portavi sempre legati
Legati stretti stretti in fondo alla nuca
Così lisci che sembravano una scia luminosa
Mi piacevano i tuoi capelli raccolti
lasciavano completamente scoperto
il tuo volto e io potevo vedere bene
I tuoi occhi e il tuo sorriso

Chissà perché stasera stai lavando i panni al fiume con i capelli sciolti!
Forse vuoi nasconderti alla luna
Forse vuoi essere solo più bella
Forse stai sognando l’amore
Forse stai vivendo l’amore
Forse sei proprio te l’amore

Sei bellissima mamma

Ogni volta che ti vengo a trovare
nel luogo che adesso ti accoglie per sempre, e che già da troppo tempo è la tua casa, guardo la foto che ho scelto per te:
hai i capelli sciolti e il tuo sorriso
è quello sulla mia bocca


Scegliere fra tre frasi scritte in altri contesti. Carla sceglie la frase 2

Prima frase: Lo sventurato era stato anche in prigione, per un certo periodo, malgrado proclamasse la propria estraneità ai fatti.
Seconda frase: Sfogliò ad una ad una le pagine, più volte fino a che trovò quello che cercava
Terza frase: La mia mamma lavava i panni nel fiume al lume della lun
a.

Riordinare un cassetto di foto – di Carla Faggi

Photo by fauxels on Pexels.com

A volte ho bisogno di riordinarmi un po’, non sempre e non molto.

Per riorganizzare e chiarire meglio i miei pensieri, i programmi, le priorità in genere inizio con riordinare l’ambiente attorno a me, cioè le cose di casa.

Nel riordino sono però maniacale, mi perdo nei dettagli e poi mollo tutto perché appunto mi sono persa. Ultimamente nel tentativo di riorganizzare un cassetto ritrovo un vecchio album di fotografie. Mia madre, mio padre, da giovani, da adulti, io bambina, mio fratello, io al suo matrimonio, mia cognata. L’ho sfogliato tutto quell’album, poi l’ho risfogliato, ho osservato meglio, poi ho ricercato di nuovo in mezzo alle foto quella strana sensazione che di fronte ad alcune immagini ho avuto.

Le foto di un tempo, quando non sapevamo ancora mettersi in posa ci raccontano tanto.

Mia madre ha nelle fotografie lo sguardo abbassato, le spalle un po’ curve in atteggiamento da persona modesta, di umili origini quale lei era, eppure aveva un carattere coraggioso, battagliero, orgogliosa, femminista, avrebbe potuto farsi riprendere con lo sguardo fiero, altero da giovane donna che affrontava il mondo con cipiglio.

Le mie foto di bimba con le manine incrociate dietro e la testa bassa mi ricordano la mia innata timidezza, la mia perenne insicurezza, eppure ero anche una bambina molto intelligente, brava a scuola, ero simpatica, potevo benissimo essere ripresa in una posa birichina, sorridente, gioiosa.

Mio padre anche lui fotografato con lo sguardo abbassato, spalle ricurve come un uomo timido e molto attento a non contrastare nessuno come lui era, eppure fu anche un combattente, fece la resistenza, scampò per miracolo ad una fucilazione da parte dei tedeschi, ha sempre lottato per i diritti suoi e degli altri, perché quindi non una foto con una posa coraggiosa, affascinante, dignitosa?

Forse era l’epoca, era meno importante mostrarsi di ora, forse poca dimestichezza con le foto, o forse semplicemente erano più semplici, più vergognosi e più genuini.

Ah, a proposito, il cassetto è poi rimasto nella piena confusione che era all’inizio del mio riordino.

Scegliere fra tre frasi scritte in altri contesti, tempo fa. Sandra ha scelto la numero 2.

Prima frase: Lo sventurato era stato anche in prigione, per un certo periodo, malgrado proclamasse la propria estraneità ai fatti.
Seconda frase: Sfogliò ad una ad una le pagine, più volte fino a che trovò quello che cercava
Terza frase: La mia mamma lavava i panni nel fiume al lume della lun
a.

Sfogliò  ad una ad una le pagine più volte finché trovò quello che cercava

    Pagine antiche – di Sandra Conticini

    Era lì perché ormai quella casa non aveva più senso di esistere, anche lei, ultima rimasta, l’aveva lasciata.

    Ora si sentiva in prima linea, con le spalle nude. Che brutta sensazione era quella!

    Quanta fatica dover scegliere quello che poteva rimanere e quello che doveva buttare. Ogni oggetto che le passava per le mani le ricordava qualcosa, e cominciava a piangere perchè non sarebbe mai voluta arrivare a quei monenti.

    Tanti anni prima si ricordava di aver trovato, per caso, uno di quei quaderni un po’ ingialliti con la copertina nera e le righe rosse e di aver iniziato a leggere qualche riga, ma senza accorgersene gli fu tolto di mano, dicendo che quelle cose non erano adatte ad una bambina.

    Quel quaderno si era volatizzato e non lo aveva più visto in giro per casa. Ora lei ci sperava di ritrovarlo e poterlo leggere in santa pace.

    Lo trovò in una scatola in fondo all’armadio incartato nel giornale ormai ingiallito e legato con uno spago. A quel punto si chiese se fosse giusto che lei leggesse quello che era scritto, le sembrava di fare una cattiveria alla mamma che lo aveva tenuto segreto per tanti anni. Poi decise di aprirlo e quando capì che era il diario dettagliato della malattia del fratello della mamma iniziò a piangere per la sofferenza che trapelava da quegli scritti.

    Sembrava quasi impossibile che negli anni quaranta si potesse morire a ventiquattro anni per un’unghia incarnita!

    Invenzioni di di Tina davanti a un mazzo di rose rosse

    ROSE ROSSE – di Tina Conti

    E’ la prima volta che esco   da sola dopo  la reclusione a casa  per ristabilirmi  dall’intervento.

    L’evento era troppo importante , seguivo  solo  in parte  lo spettacolo recitato. La  benda filtrava la scena,  solo ombre  che si muovevano e personaggi poco definiti mi giungevano insieme ai rumori.

    La musica, però, quella mi è entrata nel cuore,  vibrava come non mai,  ho fatto bene ad andare, non mi capiterà più tanto facilmente.

    Ho sentito poi tutta la sacralità del teatro,  della mia passata giovinezza e passione. Tutto mi riportava alla mia vita ,  in giro per il mondo osannata , amata  cercata,  famosa. Quanti viaggi,  incontri passioni e amori,  e poi quella relazione lunga e tormentata. Quando sono scesa dal TAXI,  con prudenza mi sono avvicinata al cancellino del giardino,ho quasi inciampato in un involucro ai miei piedi. Chi ha lasciato questo pacco che quasi mi ha fatto cadere? mi sono domandata. No, si trattava di un grande mazzo di fiori. Raccolgo  tutto ed entro in casa,  tocco per prudenza tutti gli spazi per arrivare all’interruttore della luce,  un po’ di chiarore mi aiuta , .appoggio il mazzo sulla consolle e mi pungo un dito con lo spillo che trattiene un biglietto. Sarebbe stato meglio se avessero usato una spillatrice. Trovati gli occhiali frugando energicamente nella borsa sento salire una forte emozione,  ho scelto di  rimanere sola,  provvedere da me a tutto,  consolarmi e  trovare pace. Sono inquieta,  chi sarà che mi manda questi fiori? Dal profumo  sembrano rose,  che morbidezza  queste corolle,  quanta freschezza emanano,  il loro profumo è dolce e sensuale.

    Sento una dolcezza diffusa,  la serata è tiepida e calda, il profumo  del maggiociondolo in giardino si mescola  con questo profumo nuovo, le nuvole  camminano lente, le intravedo sbiadite dietro  la tenda, non credevo di essere ancora  romantica e fragile. Mi ero imposta di usare  tutte le energie per me stessa,  per affrontare solo i miei problemi. Ho sofferto troppo, non sono adatta a relazioni stabili e a conflitti devastanti.

    Ho capito subito che era lui, la sua calligrafia precisa e ondulante è unica.

    Per fortuna  è tanto che non lo sento e vedo. L’ultima volta per scoraggiarlo gli ho comunicato  che sarei  rimasta sei mesi in MAROCCO DA MIA SORELLA.

    Non lo sopporto più,  è così appiccicoso  e smelenso che mi irrita  anche se  non fa niente. I fiori sono belli, domani  li metto nel vaso  se non si sono seccati nella notte. Abbracciarmi prima di dormire? Senti con che cosa viene fuori! Non ci penso  nemmeno  , appena  lo sento  gli comunico che non mi vedrà più,  mi  trasferisco. Capirà così che mi deve lasciare stare.

    Certo però, così  “cecata” potrei anche  rivedere la  mia posizione.

    Lo potrei  invitare a stare insieme  2 o 3 mesi fino a quando non sarò  del tutto indipendente. Si vedrà. Ci penserò domani,  buonanotte.

    Domani è un altro giorno.