Suggestioni di Daniele di fronte a un mazzo di rose rosse

Rose rosse – di Daniele Violi

Una vecchia canzone in dialetto, con il ritornello…..ti vitti alla fontana…passava su un canale radio e con altri motivi musicali dialettali si replicava durante i giorni della settimana, riscaldando il buonumore di tante persone, uomini e donne che all’ombra di una casa costruita da tempo, tra le prime del paese, nel tardo pomeriggio chiacchierando ed oziando, ascoltavano. Proveniva la musica da una radio accesa, presente in un salone che si componeva di due grandi finestroni aperti appunto, per rinfrescare tutto il locale il pomeriggio estivo, dopo che il sole aveva passato oltre le sagome di altre case prospicenti. Andavo da giovane alla fontana con un viaio che serviva anche per lavare i panni; facevamo i gavettoni tra ragazzi e ragazze, ma anche i sentimenti e la passione iniziavano a farsi largo nelle nostre vite. Ebbene è successo così…….ti vitti alla funtana….e tutti i miei muscoli e i miei pensieri hanno iniziato con un trambusto ad ardere e a togliermi il sonno con i pensieri rivolti alla dolcezza del tuo sguardo e alla tua bellezza di ragazza che mi aveva colpito. Poi la vita ci aveva inevitabilmente fatto prendere strade diverse e questa lettera era stata la prima che ti avevo scritto con paura di non ricevere una risposta, pensando che poteva essere la banalità di questo scritto, motivo di una risposta mancata. Invece no, sei stata deliziosa con la risposta che ho ricevuto e nel tempo ci siamo tante volte sentiti per telefono e al paese incontrati in piccole occasioni. Ognuno comunque aveva fatto le proprie scelte con convinzione, ma come capita nella vita si tende a guardare al passato e per me il pensiero ha spesso incontrato i momenti che il titolo…..ti vitti alla fontana… mi ricordava ancor più. Poi tanto tempo trascorso a vivere emozioni, passioni, affetti, ma dopo anni scappa il pensiero e scappa anche il desiderio di cercare un numero di telefono. Che bello risentirti. Ritrovandomi e sapendo della tua permanenza in paese, ora voglio approfittare del giorno del tuo compleanno e ti scrivo un piccolo biglietto con tanta felicità, che ti invio con un mazzo di rose rosse……”” Cara amica, dopo tanto tempo ti ritrovo! Ho composto il numero di telefono che ho ricordato a memoria, per questi anni. Hai risposto tu! Ti ho riconosciuto Hai la stessa voce. Dolce ma non zuccherosa, forte, sempre giovane!. Perché ci siamo persi nel tempo? “”

Suggestioni di Carmela di fronte a un mazzo di rose gialle

Un mazzo di rose gialle – di Carmela De Pilla

Erano bellissime, i petali vellutati e turgidi facevano pensare che fossero state raccolte di recente, poco profumate è vero, ma belle! Chi poteva averle mandato un mazzo di rose gialle?

Intravide il volto del corriere tra quel giallo pallido e incontrò i suoi occhi pieni di stupore come a voler dire “ Ma chi le manda un bouquet di rose gialle così enorme?”

Delia lo prese e ringraziò il ragazzo co un sorriso smagliante, non immaginava chi potesse essere il mittente, uno spasimante a lei sconosciuto o il fornaio che da anni la corteggiava senza alcun successo?

Un minuscolo biglietto spuntava tra il verde intenso delle foglie, lo prese e lo lesse muovendo appena le labbra “ Se puoi perdonami” così c’era scritto, il tratto frettoloso correva sul foglietto quasi a voler nascondere il vero sentimento che c’era dietro quella breve frase, mancava la firma, ma lei riconobbe quel tratto obliquo e un po’ grassottello, non poteva essere che lui!

Accarezzò le rose, erano così belle che le mettevano quasi soggezione, rilesse il biglietto e rivide quei momenti, il sangue incominciò a scorrere all’impazzata e indietreggiando si accasciò sulla poltrona posta nell’ingresso sotto il grande specchio.

Come tanti fotogrammi di un  vecchio film rivide la scena, lui era lì a un palmo dal naso, con gli occhi fuori dalle orbite, il volto cianotico trasformato dalla rabbia e le mani che gesticolavano freneticamente.

Il motivo apparentemente banale nascondeva una gelosia taciuta da chissà quanto tempo, continuava a farfugliare parole senza senso, così pensava lei e invece il senso lo trovò tra quei suoni alterati e confusi – Hai preso tutto te!! Mi hai rubato tutto!! La simpatia di papà, la bellezza di mamma e a me cosa è rimasto? Briciole, solo briciole!-

Uscì dalla stanza col volto infuocato e il cuore straziato e Delia rimase stordita da quella gelosia così assurda.

-Vorrei perdonarti, ma non ci riesco caro Francesco, mi hai fatto troppo male e ti voglio troppo  bene per lasciar scorrere e per dimenticare, ti penso ogni sera sai e non riesco a perderti perché il cordone che ci unisce non si è spezzato del tutto, forse un giorno ti perdonerò, ma non ora, non ancora- così pensava Delia mentre con un fil di voce sussurrava “ Ti voglio bene Francesco.”

Suggestioni di Luca davanti a un mazzo di rose rosa

Mazzo di rose rosa – di Luca Miraglia

Lulù camminava nervosamente su e giù per quella viuzza del centro.

Proprio lì sull’angolo aveva ritrovato la vecchia bottega del fioraio che che frequentava tanti anni fa.

Non aveva resistito e si era fatta confezionare un grande mazzo di rose: rosa quasi diafane e cristalline, dal profumo intenso.

Ora però lo stringeva in mano a testa in giù, facendolo dondolare ad ogni passo, quasi fosse un pendolo che misura la sua ansia.

Sull’onda dell’emozione aveva anche dedicato quel bellissimo mazzo a Ines, sua antica compagna di strada, provando ad immaginare un nuovo incontro, un nuovo contatto che riaccendesse i fasti di un tempo…

Ma improvvisa l’emozione era scoppiata come bolla di sapone: “perchè sono proprio qui, lungo questa viuzza e con queste rose in mano?”

Lulù rialzò lo sguardo e i suoi incrociarono quelli caldi, accoglienti e riconosciuti della figlia.

“Vieni mamma, torniamo a casa e mettiamo le tue bellissime rose nel loro vaso vicino alla finestra, così nonna Ines le potrà vedere da lassù….”