Suggestioni davanti a una finestra – di Nadia Peruzzi

Si svegliò all’improvviso e si trovò in una stanza che non riconobbe. Le ci volle un po’ per capire che era la sua.
Un incubo? O una realtà parallela quella che stava vivendo?
Era confusa.
La luce che le dava sempre gran forza faceva fatica ad entrare dalla finestra. I vetri erano incrostati , anche se non sembravano sporchi.
In alcuni punti riusciva ad individuare nuvole e sprazzi di cielo di un blu intenso, da altri riusciva a percepire il movimento di chi passava nella strada.
Era il qui e ora che prendeva corpo. Il torpore del sonno la stava abbandonando e cominciò a vederci altro in quei rettangoli che sembravano quadri , in un quadro grande abbastanza da contenerli tutti.
Nel primo in alto vedeva correre una bambina. Un vestitino col corpetto a nido d’ape , di un cotone leggero e con fiorellini di un colore sul fiordaliso intenso! Era una vortice di vitalità quella bambina. Correva a perdifiato . Prima dietro ad un pallone, poi saltava sull’altalena che pendeva dal ramo del vecchio noce , poi via ad inseguire Tigre, il suo gatto che si stancava presto e si nascondeva per non farsi trovare.
La visione della mamma che arrivava con la merenda le diede un tuffo al cuore.
Nel rettangolo accanto, vide apparire una cartella con libri e quaderni. Qualcuno, era lei, faceva colazione al tavolo di legno scuro che occupava gran parte della cucina. Al secondo colpo di clacson del pulmino che veniva a prenderla, via di corsa , perché sapeva che il terzo era quello del saluto e lei sarebbe stata costretta a rimanere a casa, brontolata da tutti.
Che bel periodo era stato quello della scuola. Aveva trovato lì alcune delle amiche che l’avevano accompagnata per tutta la vita.
Il terzo rettangolo in basso le fece battere forte il cuore. Vide Nino. Lo vide nei suoi 18 anni, quando se n’era innamorata. Nino, che non c’era più da tempo. Nino, che le mancava da morire. Nino, di cui ricordava tutto e quel tutto erano ancora stilettate di nostalgia, miste a dolore. Quell’amore l’aveva travolta . Non era mai venuto meno durante gli anni in cui erano stati insieme. Amanti, amici, confidenti, complici.
Erano tutto, l’uno per l’altro. Poi una malattia terribile glielo aveva portato via, quando ancora il tratto di vita da percorrere insieme avrebbe potuto essere ancora lungo .
Il quarto rettangolo del vetro era quello più confuso , meno nitido.
Molte erano le immagini che si rincorrevano, ma le sembrava che fossero sempre più sbiadite.
Vedeva un po’ suo padre Luigi. Possente e con quei baffetti rigorosamente all’insù. Rivide i suoi nonni e la grande casa col glicine che ne copriva la facciata, quando era stagione. Ci aveva trascorso tanti giorni felici.
Le apparve sua madre, bella come non l’aveva vista mai. Era luminosa e allegra, come sempre.
Allungò la mano per toccarla e fu avvolta dal calore della sua.
Fu l’ultima cosa che sentì e le dette la forza di abbandonarsi per affrontare il suo viaggio.