A proposito di “Finestra” nasce un’associazione di idee a Rossella

BANDOLERA STANCA – di Rossella Gallori

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Stivali di cuoio, più polvere che pelle, al collo un pezzo di tela, fazzoletto consunto dall’odore di bestia.

Toppe sul culo, sulle cosce. La camicia poteva e voleva essere di yeans, ma era solo una garza logora, con tasche sdrucite a mo di copricapezzoli…

Un cappello di qualcosa sui capelli sporchi di terra, terra rossa unta di caldo…

…trascinava un cavallo, una volta forse bianco, dalla coda gialla di tutto, piena di mosche, le briglie lerce di sudore puzzavano di un tanfo tale da essere avvertito a km e km.

Avanzava lenta ed incerta.

Quanta gente aveva ucciso, prima di essere uccisa a sua volta?

A chi aveva sparato? Per rabbia, per gelosia, per soldi, per puttanaggine…per farsi posto, per trovare un posto.

Arrivò così, al portone dorato, indecorosamente morta, difronte ad un Dio che ben poco conosceva…

La porta non si spalancò, varco di legno sontuoso,  a stento si aprì…

Si affacciò un angioluccio magro e pulitino, dai soliti riccioli biondi ben pettinati, una cosa tonda e luminosa si illuminava a tratti ben dritta sulla testolina:

Chi sei?

Bandolera!

Chiiiii?

Bandolera stanca, molto stanca!

Da dove vieni, cosa vuoi?

Ban do le ra  Stan ca…

La boccuccia a cuore del Cherubino farfugliò: guardo se c’ è posto.

La porta si chiuse di colpo, per non riaprirsi, nessuno e niente riappare…..

In lontananza, la morte discriminante, accennava un canto…..

va bandolera stanca, stanotte ho pianto pensando a te”

Ps: grazie prof. Vecchioni, per avermi imprestato le tue canzoni.

A proposito di “Finestra” viene in mente la parola “Sapone (di Marsiglia) per Lucia

Il bucato – di Lucia Bettoni

Due vecchie ruote da bicicletta
Quattro assi inchiodate insieme e due lunghi pali
Ecco il carretto per andare al viaio
La strada in discesa
Le ceste dei panni sobbalzano sul carretto lungo la strada sassosa
In fondo il viaio
È lì all’ombra di un ciliegio
Le donne lavano
L’acqua scorre
Profumo di Marsiglia
Voci che si alzano e si abbassano come una musica
I panni sbattono e le mani stropicciano sulla pietra quei tessuti veri:
cotone bianco delle lenzuola
cotone a quadri delle camicie
cotone azzurrognolo dei pantaloni da lavoro
quelli per andare nel campo

                     Fazzoletti

Fazzoletti per tutti
Fazzoletti in ogni tasca
Fazzoletti su ogni testa

Dove sono finiti i fazzoletti?

Io ne ho un baule pieno!

Riflessioni su una finestra dipinta per Lucia

La finestra dipinta – di Lucia Bettoni

Vorrei lavare questa finestra chiusa
Questa cornice così nera e opprimente sa di limiti
Troppo definita e scura mi stringe in un perimetro angusto
Questi poveri colori sbiaditi mi impediscono la vista dell’orizzonte.
Colori di sudore antico e di dolore sparso
offuscano la luce

Profumo di bianco bucato

Datemi il sapone di Marsiglia
Lo sciolgo in una vecchia bacinella
Immergo le mie mani nel liquido profumato di passato

Lavo quel colore stanco

Sento una gioia cristallina salire dentro
Lo spazio si allarga e la luce filtra di nuovo
Vedo il cielo e la punta del cipresso
Il susino appena fiorito
I gatti che si rotolano tra le margherite
Gli olivi rigogliosi e i nuovi verdi

Sapone di Marsiglia
Bianco bucato
Mani bagnate e cuore innamorato
                     Innamorato
                            Si
                     della vita
 La vita che cinguetta anche fuori dalla finestra di questa stanza
La campana batte un colpo
forse la mezz’ora del tempo di una primavera appena iniziata

Una finestra, che è un quadro, di Rossella G.

La finestra… – di Rossella Gallori

“ sarà forse il vento che non l’ accarezza più….o la confusione tra la vita e la poesia……”

La stanza diventava ogni giorno più piccola, solo la finestra conservava le sue dimensioni, era spazio, poi parete, fu quadro di se stessa, immenso arazzo  tessuto di colori.

La certezza di non avere apertura, c’ era, quindi:  nessuno entra oppure l’ ignobile scelta di non poter fuggire, quindi: si resta!

Aveva sognato troppo, tra prosa e poesia, in un mondo così veloce, lei era trottola impazzita, nell’ ultimo giro aveva urtato la vita… si era accasciata, ammaccata a terra.

Il rumore di latta fragile, raggiunse poi, qualcuno che non udì, la musica dava pace all’ignoranza, al menefreghismo.

dove silenzio dove, silenzio dove…..

Era diventata grande, nella stanza angusta, così grande fin quasi a scoppiare, a volare, solo un filo sottile la teneva ancorata malamente ad uno sconnesso pavimento, forse la scelta giusta, appiattirsi al soffitto, per farne parte, lei…plafoniera di se stessa, con il respiro interrotto dal pianto.

La finestra si spalancò, fu tutto un attimo lunghissimo, fu frastuono, fu schegge, la cornice nera cadde, si ridusse in trucioli, lei larga 4cm per 1 di spessore. I vetri, inesistenti pennelli, mescolarono i colori, tra il bergamotto e l’ iris, tra lo zafferano ed il cobalto.

Ed il mare, ora era lì, sabbia fine, acqua trasparente…

“Sarå forse il vento che non l’ accarezza più”

Ed un cavallo bianco che l’ aspettava, senza briglie, senza sella, zoccoli di luce invisibile.

“E la confusione tra la vita e la poesia”

Ed una finestra che è un  quadro….