Il conforto della notte
Bella questa danza fra le parole della canzone ed il tuo soliloquio, integrati in un naturalissimo “continuum” fra le parole della canzone e il sogno, anzi una frammentazione di piccoli sogni, chiari, limpidi, allineati come minuscoli film: pezzi di vita “uno per notte”.
“Allora apparvero i volti amati,
a strusciarsi di corporee infinita`:
ombre, visioni, immagini e forme
in quel luogo di mezzo,
dove il sogno in realta` si trasfigura”.
Vicende vissute cui e` stata stesa una pennellata di tenui pastelli, la pennellata del tempo che sfuma ogni imperfezione: sana difesa della mente nella sua potenza di alleggerire e trasformare. Il ritorno alla realta` e` quasi scomodo:
“Tempo rammenti alla notte danzante
la speranza dell’alba:
il tepore della luce scioglie un buio fioco…
passano giorni, primavere e inverni…”.
Nessuna rottura fra sogno e realta`. Il tempo che sintetizza e trasforma “in musica di cui non saper scrivere le note…”.
La realta` diviene Archetipo: IL BAMBINO, non importa se figlio o nipote, non importa se maschio o femmina anche se rivela un’identificazione con la tua femminilita`, in quanto “sesso frontale”, che non volta le spalle. Altro Archetipo: LA CASA, una casa pero` con le porte sempre aperte e questa sei tu, cara Cecilia, animo generoso… Poi l’interruzione ma con avviso, da quel momento non si puo` piu` rientrare anche se una voce amica interiore, ti dice “scrivi…” solo cosi` puoi ricongiungere sogno e realta`: la scrittura come “luogo di mezzo”. In questa dimensione non si puo` rinnegare il passato, regna armonia e tutto e` contenuto misteriosamente nella grande brocca dell’accoglienza che ti individua e contraddistingue.