Il conforto della notte: Cecilia

Il sogno e la brocca – di Cecilia Trinci

Sarà che piove da luglio, sarà che il mondo esplode in pianto, sarà che non esco da mesi, che sono stanca, che ho finito i sorrisi, ma da diverse settimane, ormai, mi consola dormire e sogno tutte le notti. E non sono sogni confusi, sembrano al contrario dei piccoli film. La sceneggiatura è tratta dalla mia vita, come se la rivedessi tutta in pezzi, uno per notte. Ho rivissuto persone, case, vicende, nemmeno troppo travisate, solo i colori erano tutti tenui, sfumature di rosa e di grigio, come  evanescenti, da “altro mondo”. La mattina mi sveglio con dispiacere, staccandomi da un film bello che vorrei continuare a vedere. Durante il giorno continua l’eco del sogno, l’eco delle cose belle che ho rivissuto  e resta con me. Mi sorprendo a tratti a ripensare, a fare una riflessione, a farmi domande. E’ un periodo strano, in cui la rottura tra notte e giorno, tra sogno e realtà, non c’è. Sarà perché piove da luglio, sarà che non esco da mesi……

Nei sogni ci trovo conforto. Lo sento così, come avessi fatto pace con tutto e con tutti, come se non avessi né rimpianti né rimproveri, come se tutto si fosse trasformato in una melodia armonica.

 Sogno  mia figlia ma la cosa strana è che ha sempre tre anni e non si sa se è un bambino maschio o una bambina femmina. Di spalle è maschio, di fronte è  una femmina con gonnelline a gale. A volte è i suoi figli. Tutti e due.

Sogno case, le mie, ma non uguali alla realtà. Ne ho cambiate tante, eppure sogno sempre le stesse due, che a volte si confondono pure l’una nell’altra. A volte è inverno e fa freddo, a volte è primavera e le finestre sono grandi. Le porte però sono sempre aperte.

Quando il sogno sta per finire mi chiamano sempre da fuori casa e io esco e non posso poi più rientrare.

Un po’ come è stato.

A volte Qualcuno mi dice “scrivi”.

Lascio le case nel prato, tra i fiori, a volte c’è un sole pallido, a volte è notte e il grigio è molto buio. A volte c’è la legna subito fuori della porta.

Lo zoom si allontana dall’immagine come in un film e  vedo allontanarsi quelle case e diventare irraggiungibili, come fossero dentro capitoli di un libro che per quella notte si chiude.

Ogni sera c’è un protagonista diverso con il suo contorno di storia.

Un collega… un amico… un dolore…un compagno di scuola.

Io vestita in epoche diverse, mia sorella, ….un’amica…..Io piccina, la scuola….

Una ricerca, un progetto,  Tunisi blu,  quella volta che….

Tiziano Terzani letto in Corsica.

Mio padre che se ne va dalla spiaggia d’inverno.

Le onde del mare che sembrano uscire dal letto. Sono belle come  fossero vere.

Mi piace  rivedere le cose, chi sono stata, mi piace ciò che è stato, o almeno quello che sto rivivendo.

Non c’è lontananza, non c’è distacco.

Neppure rimpianto, c’è quasi desiderio di mettere in ordine, capire, lasciare.

C’è armonia, come se tutti i pezzi di vita, che sembrano capitoli staccati,  siano in realtà solo un fluido liquido, unico, contenuto tutto nella brocca che sono io.

Conforto sotto l’ombrello: Rossella

Sarà che piove da sempre… – di Rossella Gallori

No, non è acqua quella che scende, sembra cenere ancora calda, sembra qualcosa che fora il mio grande ombrello, i buchi sono piccole pupille che mi guardano, ed io guardo loro, sguardi e strabici, paralleli, occhi che si incontrano pur puntando altri angoli di mondo, lacrime dal cielo, in un diluvio, che non finisce mai.

Ed io sotto questa pioggia eterna che mi ha sempre bagnata, priva di protezione, vago.

Cerco una mano, un cuore, un sorriso sincero…lo avevano detto, me lo avevano detto ed ancora lo dicono, che ci voleva coraggio…mi ci voleva coraggio!

E l’ho avuto io, l’ho avuto sempre, anche quando non sembrava, anche quando piangevo, gridavo,  mangiavo troppo, mangiavo poco o ridevo di nulla, per nulla, ce l’ ho fatta, perché avevo coraggio, un po’ di inconsapevole  forza, che trovavo in una piccola foto, in un fiore finto di seta sottile, un piumino da cipria, un 45 giri graffiato, credere in un cuore, si un cuore, che poi mi è caduto perché pesava troppo, ed ho affogato il viso in un golf non mio!

Coraggio per chi non c’ era mai stato, per chi  era rimasto a guardare alla finestra, per tutti, ho fatto casini sempre mezza, fradicia di pianto con quell’ ombrello che non mi riparava, ho cercato un porticato, una tenda, una mano più grande della mia che  proteggesse quei pochi pensieri rimasti e se non l’ ho trovata, l’ho immaginata, inventata, sognata, sei dita, otto…venti dita…una mano gigante, salvifica.

Ed ora che ho paura, ed ho finito il coraggio, cosa faccio? A chi chiedo?

Sarà che ricomincia a piovere, sempre più forte….

Cerco una parola, per capire se riesco a leggerla, a capirla, a riscriverla, a trovare le carezze di cui ho sempre più bisogno.

Sarà che piove da troppo, sembra non smetta più, piove anche quando c’è il sole e non cerco riparo, resto ferma immobile, impietrita, mi piego su me stessa, una posizione che sa solo di ansia, mi abbraccio, mi annuso …sono stanca, ho perso le chiavi, la speranza di ritrovarle, quel portachiavi, quella porta, quella casa, quelle finestre senza vetri….

Sarà che piove e non smette più, è un fiume in piena che esonda, inonda.

Nuoto male, vorrei aiutare gli altri, ma forse sto affongando e di quell’ ombrello mi restano solo appuntite stecche ed occhi ciechi nella tela lacerata, occhi che non han più voglia, come me, di guardare. Mi addormento, per quasi morire, sono stanca.

Priva di sorrisi, pesante di silenzi…..

Sarà che piove da sempre….

Poi improvvisa, un’onda tiepida e lenta mi accarezza, mi accorgo che le braccia ce la fanno ancora, trovano “ coraggio” più lente, più doloranti, braccia vecchie e consapevoli, qualcuno si appoggia:

È QUALCOSA CHE HA A CHE FARE CON ME, LONTANO, MA NON DISTANTE…..

Conforto con Napo: Mimma

Il conforto del mio cane – di Mimma Caravaggi

Credo che conforto possa essere dato anche da una sola parola scritta al momento giusto e soprattutto dalle persone giuste. Personalmente trovo molto conforto nel mio dolce Napo; quando in poltrona mi viene in collo e lo accarezzo e gli faccio tanti grattini e lui mi ringrazia con una piccola leccatina sulla mano beh per me è un momento di conforto molto importante perché mi permette di andare avanti appagata. Qualche volta è capitato di lasciarlo a casa quando esco, ma  mi pento subito perché sento che mi manca come uscire senza cellulare o la chiave di casa. La lontananza da lui anche se breve mi fa sentire triste come  se lo avessi abbandonato ma al mio rientro lo trovo lì ad aspettarmi ansioso di farmi le feste e salirmi in collo per due carezzine, se gli chiedo un bacino mi dà una leccatina veloce sull’orecchio. Cosa chiedere di più a un animale? quando sono molto giù di corda io parlo con lui raccontando tutte le mie tristezze e lui sembra capirmi o almeno ascoltarmi muovendo la testa un po’ a destra un po’ a sinistra ed è impagabile: lui è il mio grande conforto! Abbiamo la stessa età per cui spero di andarmene insieme a lui quando sarà il momento, così non soffrirò e non ne sentirò la mancanza.