La parola estratta a sorte da Patrizia: “interesse”

Mi interessa – di Patrizia Fusi

Tutto mi interessa, mi sta a cuore, mi appassiona.

Come questo nostro stare insieme e condividere piccole gioie.

Nella mostra “Donne a colori” che abbiamo visto tutti insieme mi è piaciuto il dipinto che apre la raccolta, dolce nei colori e nel movimento.

La Carla mi ha aiutata a farmi entrare nelle tecniche dei vari pittori e nei soggetti. Anche il suo quadro l’ho apprezzato di più dopo la sua spiegazione.

In quello di Tina i colori e il movimento delle forme mi affascinano.

Simone mi ha colpito per la perfezione dell’immagine e la dolcezza che trasmette.

Le donne sono dipinte in vari modi, con dolcezza, con sensualità, intriganti per lo sguardo o per le belle gambe accavallate, per un corpo nudo sdraiate con morbida sensualità.

Donne piegate dalla fatica e dall’età, immagini lontane di vita quotidiana.

C’è un volto angosciato come un muto richiamo d’aiuto.

Una donna piegata, che si copre il volto mentre il sangue scorre fra le dita, dramma della violenza su tante donne.

Una donna assorta nella lettura, dipinta con colori caldi.

Una donna nuda spoglia dei suoi capelli, come è spoglio quello che la circonda.

Una colomba con un ramoscello nel becco, sembra voler portare, un po’di pace e speranza, per la stanchezza e la solitudine vissute nella pandemia.

Volti contornati da rami e frutti, da macchie di colore, profili decisi, sguardo preoccupato della mamma e del suo piccolo, volti scuri.

Mi viene di pensare che chi ha questo dono di potersi esprimere con la pittura non dovrebbe mai sentirsi solo.

La parola estratta a sorte da Rossella: “ispirazione”

Ispirazione – di Rossella Gallori

foto di Rossella Gallori

Arriva all’improvviso, senza data, senza orario, senza momento giusto, a volte mi batte leggermente sulla spalla una mano di velluto glicine, spesso mi spinge verso l’acqua, con un gomito ossuto e violaceo, spesso mi scuote guardandomi strabica, con occhi bluastri….mi stupisce sempre, inietta parole, sentimenti e cazzate in un contenitore già affollato, a volte trova qualche piccolo rifugio nel cuore, ma ci sta stretta si confonde….mi confonde…un porpourri  di lacrime, risate, ricordi….

Non sempre lascia traccia di sé, quello che mi colpisce è il suo rispettarmi, abbandonarmi quando è il momento…quando il mio girotondo non gira per il verso giusto, quando mi innamoro di cose e di persone: un vecchio nano da giardino, un asciugamano sciupato, un uomo troppo grande, uno troppo piccolo, un passante, un clochard, un albero, un colore, un petto di pollo, una marca di pasta, un bimbo che non c’è, un fiore che non ha nome, l’ odore del caffè….la polvere del caffè…

Quando è più stanca ed incazzata, per il mio: non annotare, non scrivere riflettendo, non dare un ordine cronologico a fatti importanti….sbatte la porta, un rumore sordo, ma non  cattivo, un tonfo che fa nascere una piccola poesia, su di un tovagliolo, sul prendinota della Coop, sulla carta igienica (quella buona) a volte su una ricetta medica, annullandone la  validità….

Madame Ispirazione, non mi tradisce, giustifica il mio appallottolare, gettare, perdere, perché è nata con me, su quel lettone babboso, su quella 1100 grigia, in quel gioco di parole che era solo per noi, in quel dialogo vecchio come me, iniziato da quasi sempre, ed annaffiato, adesso da mani sapienti, non invadenti, non giudicanti…una volta iniziava così:

Dimmi una parola!

Fiume

Nastro

Ti ci leghi i capelli?

No ci faccio un pacchetto

Cosa c’ è dentro?

Un gattino, un gelatino sciolto, un quadernino blu

Blu scuro

Blu mare

……e non finiva più il nostro gioco…che continuo ora, per fortuna non sempre da sola…perché si sa Madame Ispirazione può esser anche letale…. Sento oggi le stesse parole da una voce diversa: VORREI FARE UN GIOCO….e questa volta scrivo…..

La parola estratta a sorte da Sandra: “fantasia”

Fantasia – di Sandra Conticini

Fantasiaaaa portami viaaaaaa!!!!!! Portami dove vuoi, ma fammi stare bene come solo tu sai fare…. Prendimi per mano e fammi volare sulle stelle, fammi saltare su Venere e  diventare bella come una stella, passiamo a prendere Marte e, sul gran carro, passiamo a dire due paroline al sole!

Voglio radunare tutte le stelle del cielo, organizzare un grandissimo banchetto con musica, balli, canti, vino a scialo,  tutti i dolci del mondo da buttare sulla terra per poter dare da mangiare a chi non ce l’ha. Anche loro devono avere un pò di tranquillità.

Da lassù non farmi vedere cose tristi, perchè ne ho viste troppe ed ora non vorrei  avere pensieri ed angosce che mi rattristano l’anima. Cara Fantasia ti ho trovato proprio al momento giusto e spero che rimarremo per sempre insieme, perchè ho sempre più  bisogno di te. Sei  la leggerezza che avevo perso da quando ero  bambina e che finalmente ho ritrovato e voglio averti sempre vicina.

La parola estratta a sorte da Stefania: “sentore”

Prigioniera di un dono – di Stefania Bonanni

Sono stata una bambina che “indovinava l’acqua”. Lo sento ancora nel vento, quel sentore. Lo chiamo ” vento d’acqua”, ma non ha a che fare con le previsione metereologiche. E’ come se sentissi il sentimento del vento, che si commuove e comincia a piangere. Si commuove per noi, che non riusciamo a stupirci, e per se stesso, perché altro non può che piangere.

Lo sento cambiare, il vento, proprio nelle intenzioni. Comincia ad essere “solido”, come se non solo l’odore della terra e dell’erba portasse con sé, ma anche la loro materia. Profuma di zolle, ha il sapore dell’Arno, è il momento in cui si mescola, nel quale nasce la sua anima. L’anima non esiste, nelle cose, e forse nemmeno nelle persone, ma nasce quando gli esseri si toccano con i sentimenti, quando si combinano, atomi con atomi e non scoppiano, e formano materia e sentimenti.

Sento ancora le intenzioni del vento, anche se da tanto tempo non piove, e mi manca quel solletico al cuore, insieme alla certezza che io sono sempre io, se il vento è sempre quello che porta l’acqua. E mi fa ridere, mi scatena una ridarella gorgogliante e senza senso che mi fa sentire stupida e leggera, e nello stesso tempo potente come la natura, che mi abita e mi conosce. Quelli nei quali “sentivo l’acqua” erano i giorni nei quali il mio babbo diceva che stare con me era stare sempre al sole, anche mentre pioveva. Me lo sono ripetuto tante volte, quando non avevo motivi per ridere, ho provato con forza a rischiarare, intorno. Adesso sono stanca. Aspetto il vento d’acqua.

Altri sentori ho avuto nella vita, spesso. Li ho chiamati umori, sensazioni, atmosfere. Credo di avere questa caratteristica appiccicata con forza agli organi di dentro, perché, senza riuscirci, ho cercato con molti mezzi di cancellare dai miei istinti quello che mi faceva sentire la gente star male anche quando lo nascondeva, che mi ha fatto capire di amori finiti prima che finissero, che mi ha fatto vedere le tragedie di casa mia anni prima che si compissero. Così ho iniziato a star male prima, e basta. Vedevo quello che non si vedeva, notavo dettagli, ascoltavo voci che si sforzavano di aver voce, ed altre che bisognava aguzzare l’udito, per captare. E aspettavo. Non ho fatto altro che aspettare, non ho illuminato di certo nessuno.

Se è un dono, non l’avrei voluto. Ho molto sofferto a sentire i “sentori”. Non ho mai nutrito speranze che le cose andassero in altro modo: l’avevo “sentito”.

Un giorno avevo discusso forte con Paolo. Non ricordo certo il motivo, ma tra di noi le scintille sono sempre incendi, che si tratti d’amore o di rabbia. Era comunque tutto passato, tutto tranquillo, ed in casa non c’era nessuno mentre si discuteva, siamo sempre stati attenti.

Rientra la Francesca, avrà avuto cinque, sei anni, e dalla porta comincia a dire: “C’è uno strano odore di rabbia. E’ rimasto nell’aria. Dovete sapere che io sento quando l’aria cambia.”

Questo ho tramandato, ed avrei preferito regalare una leggerezza più leggera.

Incontro 23 marzo 2022: Mostra di quadri Donne a Colori – presso Circolo Antella

In presenza e in collegamento online

Visita guidata da Carla, Tina e Simone alla mostra “Donne a colori”: quadri con varie tecniche dei partecipanti alla Associazione Mazzon, ispirati alla donna.

Un ritorno festoso alla conversazione, alla condivisione dal vivo, alla discussione e allo scambio di impressioni su alcune parole come: passione, interesse, piacere, fantasia, immagine, energia, tecnica, crescita, ispirazione.

Non sono mancati fiori, piccoli pensieri, ottimi dolci

e collegamenti a distanza con Daniele, Carmela, Stefania….

foto di Cecilia, Lucia, Rossella

Tramonto intollerante: Carla

Tramonto ….. – di Carla Faggi

C’è un bellissimo tramonto ma io sono sempre molto incazzata.

Sono diventata piuttosto intollerante, non sopporto la gente, mi da fastidio tutto e tutti.

Mi allontano nel possibile dai confronti, trovo sia tempo perso, energie sprecate.

Non sopporto la retorica, la banalità, l’arroganza e la spocchiosità.

Eppure non ero così, cercavo un tempo di capire le motivazioni altrui, ora depenno, cercavo di dialogare per incontrarsi, ora vado a diritto.

Sono anche questa settimana molto incazzata e amareggiata.

Ho letto i Conforti, mi suggeriscono di soffermarmi sul bello del mondo.

Leggo Snoopy che ricorda che il mondo è bello, peccato sia così mal frequentato.

Passerà, sicuramente passerà.

Se la vita è considerata come una giornata, sicuramente alla mia età sono in tarda serata, sono al tramonto.

Ma riflettendoci il tramonto è bellissimo!

Ed in effetti anche io non sono niente male!

Il rosato del cielo ricorda la mia splendida carnagione, poi il rosa diventa rosso, sono le mie guance quando sono allegra.

L’azzurro che si trasforma in viola sarà sicuramente la mia collana, i miei orecchini e le mascherine colorate.

La luminosità della bianca luce che tende al giallo sicuramente è il colore dei miei splendidi capelli. Eppoi per prendermi ancora un po’ gioco di me, quelle striature arancio sono le mie perfette labbra carnose.

Per tornare seria, da casa mia i tramonti fanno da sfondo a Firenze, vien da pensare che è valsa la pena far passare tutta la giornata per arrivare a godere di questo momento particolare che è bellezza, pace, colori, armonia.

Vale la pena anche se c’è la consapevolezza che sono le ultime luci naturali della giornata.

Poi però possiamo godere di altra serenità, il calore della casa, il conforto dell’esserci e poi la speranza di una notte piacevole.

L’alba difficilmente la vedo. Dormo sempre tanto.

Tramonto senza colori: M.Laura

Tramonto non a colori – di M.Laura Tripodi

I suoi passi erano cadenzati da uno scricchiolio armonico.

Le ricordava quando da bambina, mano nella mano, con la mamma andava non si sa dove su quella strada sterrata e sassolini dispettosi si infilavano nelle suole bucate delle sue scarpette.

Guardava per terra e pensava. Non si sa a cosa perchè i pensieri sono volatili e non si fanno acchiappare facilmente. Però di tutto quel pensare le rimaneva una sensazione strana, come di assenza.

 Di pace anche.

Si avvicinava la sera. Era autunno inoltrato e avrebbe fatto buio in un batter d’occhio. Ma lei non aveva fretta.

A un tratto il sole era sparito dietro le montagne e la foschia appannava gli ultimi suoi bagliori.

Pensò che era un tramonto strano. Non abbacinante di colori, ma grigio come la strada.

Pensò che era la fine del giorno, la fine del percorso, la fine dei pensieri e di chissà cosa altro.

Rimpianse un cielo luminoso tinto di colori caldeggianti.

Poi tornò a guardare il grigio della strada, certa che il sole sarebbe comunque ricomparso il giorno dopo.

Tramonto sui campi di olivi: Anna

TRAMONTO – di Anna Meli

            Ogni sera dalla finestra vedo il tramonto del sole: ogni giorno diverso con lo scorrere del tempo e delle stagioni.

            Stasera sono uscita perché era talmente bello e particolare  che ho voluto godermelo senza le interruzione degli alberi e dei lampioni che circondano la piazza.

            Esco e mi incammino al di là della piazza. Mi seggo sulla panchina centrale cercando di isolarmi dai rumori della strada vicina.

            Ho davanti a me un campo verde di erba inframmezzato da piante di olivi dove, poco lontano, tre bellissimi cavalli, uno dei quali bianco, godono la loro libertà muovendosi tranquilli, fiutando a momenti l’aria nella luce di questo meraviglioso tramonto.

            E’ primavera, l’aria frizzante porta ancora qualche brivido dell’inverno passato. Il sole che di giorno si spande così padrone del cielo da non potersi guardare per la sua intensa luce, ritrova la sua strada di casa e, assumendo una forza e un colore diverso, tinge l’orizzonte di gialli, di rosa, di viola, di lunghe strisce argentate e di ombre scure come le pennellate di un pittore folle e ispirato.

            La grande palla di fuoco che riesco a vedere è offuscata come affogata in una impercettibile nebbiolina. Pian pianino si nasconde laggiù dietro le colline dando risalto ai loro confini, agli alberi, al cipresso scuro pieno di cinguettii di uccelli e infine sparisce lasciando spazio al colore indefinibile del crepuscolo. Il sole si riposa, ma domani sorgerà nuovamente. La prima stella appare timida e sola.

            Fa freddino; mi alzo, ritorno a casa, alle mie occupazioni più serena e grata alla natura del dono che mi ha  offerto.

Tramonti di mare: Sandra

Il tramonto – di Sandra Conticini

foto di Sandra Conticini

I tramonti che più mi piacciono sono quelli che mi godo al mare, anche se  è bello vederli in qualunque posto.   La sera lascio la spiaggia  tardi,  aspetto che il sole si butti nel mare. Mi piacciono quei colori che iniziano con un giallo dorato per arrivare al rosso infuocato e più  il sole va giù,  più le ombre si allungano, finchè non si vedono più. Quei colori che indicano la fine della giornata, mi riscaldano l’anima,  mi rilassano ed i pensieri negativi per un attimo sembrano abbandonarmi. La giornata in un attimo finisce, lasciando spazio alla luna che mette  malinconia e tristezza .

Ogni tramonto è unico anche se sei nello stesso posto, alla stessa ora, nello stesso periodo  è sempre uno spettcolo irripetibile.

Gli ultimi anni di lavoro verso la fine dell’inverno vedevo dei tramonti con  tonalità che andavano dal rosa chiaro al rosso e più di una volta mi sono incantata a guardare quella bellezza  sognando di essere su una spiaggia deserta cullata dal rumore della risacca.

Il silenzio al tramonto: Patrizia

Il rumore del tramonto – di Patrizia Fusi

Vedo il sole di fronte a me, fa capolino tra striature di nuvole, circondato da una scala di colori dal rosso intenso al giallo, il cielo è pieno di colori.

L’aria è tiepida, piena di tanti profumi di campo, la luce è più dolce e colorata, accarezza le piante, sulla collina alle mie spalle, coperta da alberi con le foglie di colore ambrato, i raggi del sole brillano e tutto è dorato.

 Le ombre si fanno più lunghe e una leggera brezza mi sfiora il viso.

Tutto quello che mi circonda sente che siamo alla fine della giornata e si sta preparando per la notte.

I piccoli fiori chiudono le corolle.

Nel groviglio di alberi, rovi, vitalbe, edera e altri arbusti anche il cinguettio gli uccelli si affievolisce.

Solo lo scorrere dell’acqua è sempre uguale, cambia suono secondo il percorso che fa o degli ostacoli che trova, diventa gioiosamente rumorosa nelle cascatelle delle pescaie.


Il tramonto della politica: Tullio Fiani

Da una intervista a Tullio Fiani, artigiano, prigioniero politico e scrittore di Antella, (di alcuni anni fa)

“Una Vita Premiata” a Bagno a Ripoli

Il Comune di Bagno a Ripoli organizza la terza edizione della manifestazione Una Vita Premiata, che, dopo l’annullamento della precedente data a causa della nevicata del 17 dicembre 2010, si svolgerà venerdì 4 febbraio 2011, alle ore 17, presso la Sala Consiliare del Palazzo Comunale


Programma:
– Consegna dell’attestato ‘Una Vita Premiata – III Edizione – Cittadini di e per Bagno a Ripoli’. Saranno premiati: Giuseppina Cavicchi, della famiglia Cavicchi di Pian d’Albero; Silvano Peruzzi, Dirigente politico e Partigiano; Lorenzino Petrioli, Artigiano; Eugenio Bruschi, Imprenditore; Osvaldo Fantini, Partigiano; Irma Innocenti Baldini, Sarta; Maria Tipo – Pianista. Premio Speciale alla memoria a Domenico Acanfora, Medico, e Tullio Fiani, Prigioniero Politico e Scrittore Autodidatta.
– Intervengono: il Sindaco Luciano Bartolini, il Vicesindaco e Assessore allo Sviluppo Locale Alessandro Calvelli, l’Assessore alle Politiche Educative e Sociali Rita Guidetti.
– Letture di brani da parte dell’attore Alessandro Calonaci.

Tutti meritano un tramonto: Rossella

Tramonto disperato – di Rossella Gallori

Quando il mare si mischia al sole

Il sole alla sabbia

Ed il tutto si specchia in cielo, io….

Io rinasco.

Lo aveva scritto sul suo bel quaderno, regalo di qualcuno per qualcosa, un quaderno scemo con una rosa fasulla e brutta di colore in copertina…con una dedica quasi inutile: per te che scrivi, scrivi per me, solo per me!

Quando il mare si mischia al sole ed il sole alla sabbia.

La rifletteva spesso, quella frasepoesia, nostalgica, demodè, da signora perbene.

Si specchia in cielo ed io rinasco…

Aveva scritto quello che non pensava, avrebbe voluto buttar giù parolacce, sul foglio del notes farlocco, senza righe, che le impediva di scrivere dritta.

Ed il sole alla sabbia…

No, non era rinata in quel tramonto di un rosso arancio venato di fucsia, cattivo come uno schiaffo non meritato, accecante come un faro puntato negli occhi, ne era quasi morta…sotto quella luce assurda.

Morta nel momento più bello del giorno, sì questo era proprio per lei, per quel suo io calpestato, da uno, uno….. uno che non le sarebbe piaciuto nemmeno per prenderci un caffè.

Il mare si mischia al sole…

Uno peggio/ peggio, che la soffocava, la faceva pentire del suo scriverò immaturo e vero, la stropicciava, umiliandola del suo non saper leggere, per quel difetto di pronuncia che quelli modesti come lei chiaman “ zeppola”

Uno forte, ganzo, che comunque le era piaciuto talmente tanto, da essersi tagliata dentro, talmente dentro, che anche da fuori si sentivano cadere gocce di sangue in un ansioso cioc..cioc..cioc…

..e la sabbia si specchia in cielo…

Strappò la pagina, gettò penna spalancò la finestra, si accorse del misero riflesso che vedeva,  sul muro difronte ….solo una facciata che da bianca, si tingeva di un  giallorosa inguardabile…un tramonto da poveri….

Rabbrividì, chiuse tutto, ripensò a lui, ai loro capelli bianchi, notò casualmente che i suoi, forse, non lo sarebbero stati mai….rivide le caramelline nella scatolina che lui le offriva e sapevan di medicina, ricordò le proprie ginocchia che scricchiolavano, su tacchi scomodi.

Raccolse quaderno, biro e coraggio, cancellò repentina la poesia in pezzi, per sostituirla con una frase:

Tutti meritano un tramonto…

Un cuore, Una carezza, un piccolo morso sul collo, da coprire con un foulard perché non ne hai più l’ età, un morso d’amore, un amore vecchio magari usato, ma un usato sicuro…ed un tramonto,  che anche se non stupefacente sia almeno vero…

foto di Rossella Gallori

Tramonto in campagna: Vanna

Tramonto in campagna e altri pensieri – di Vanna Bigazzi

Aver scannerizzato questo tramonto con la relativa analisi delle emozioni, mi ha fatto pensare come, nel vedere un tramonto,  cosi` come nella vita, siamo soggetti a CONTINUITA` bio-psico-sociali che vanno oltre ogni disgregazione. Allo stesso modo il ripetersi di esperienze positive o negative non ci puo` distogliere da un SIGNIFICATO che abbia il potere di riavvolgere le nostre “pellicole di vita” dando loro un SENSO che e` quello propriamente nostro e che ci sostiene nel nostro percorso evolutivo, determinando la nostra UNICITA`.

A nascondino con l’imbrunire

In campagna posso godere di bellissimi tramonti:

mi siedo sotto il melograno

e guardo la collina illuminata.

Decisi di appuntare sensazioni,

via via che la luce si spegneva.

Avevo un po` paura della notte che arrivava.

Il tramonto, in tutto il suo splendore,

mi provoco` euforia.

La sequenza appena successiva,

piu` sobria, meno accecante.

Poi un tenue velo azzurro,

raccolse il panorama, quei colori a mescolarsi…

Ed una suggestione di scoperta m’invase.

Il velo, a poco a poco, si scuriva,

il presagio di fine mi assali`.

Solo dopo, mi accorsi che la fine mi nutriva,

 l’apparire delle prime stelle immaginai.

Avvolta nel mistero mi cullai, non vista e non sentita

ma viva, incuriosita e po` felice mi sentii.

Tramonti casalinghi: Mimma

Tramonti – di Mimma Caravaggi


I miei tramonti casalinghi che ogni sera mi accompagnano alla fine del giorno, lasciano una piccola magia quando il cielo si tinge di rosso e pian piano
sparisce all’orizzonte lasciando una scia di colori meravigliosi. Più il sole si
abbassa e più il rosso si infuoca fino a morire lentamente lasciandoci all’agro
pensiero del nuovo giorno che si sta creando e che a breve arriverà. La
fortuna per me di stare in campagna è che ne vedo diversi di una bellezza
infinita e mai uguali ogni sera. E’ uno spettacolo magico che regala la natura
a chi può apprezzarla. Anche la parola tramonto è piena di significati poiché
può essere rivolta al tramonto della propria vita e fa pensare che siamo vicini
lasciarla. Tutto ciò che comporta tale pensiero è come rileggere ciò che è
stata, lentamente, con pause adeguate, per riflettere. Ci può essere anche il
tramonto di un oggetto che ti ha accompagnato lungo tutto il sentiero e
all’improvviso si perde o cade e si rompe. E’ il suo tramonto. E’ finito lo scopo
che rappresentava, è tramontato, ormai non c’è più. Possono essere tanti i
tramonti che ci accompagnano lungo il percorso della nostra vita che spesso
possono aver dato emozioni, amore, bellezza. Io li metto in un cassetto che
apro ogni tanto per ricordare alla tristezza di andarsene via per far posto alla
luce magica di un bel tramonto e ai pensieri più belli che dovrebbero
accompagnarci sempre

Il tramonto ogni giorno: Lucia

I miei tramonti – di Lucia Bettoni

foto di Lucia Bettoni

Ho cercato tramonti
Ho aspettato tramonti
Ho respirato tramonti
Ho fotografato, ho immaginato, ho desiderato, ho viaggiato, mi sono persa  e ritrovata in tutti i tramonti della mia vita
Se penso ai tramonti la mia vita mi appare lunghissima: fotogramma  dopo fotogramma ne sono il diario
Oh com’è lunga la mia vita!
C’è sempre stato un tramonto a scandire ogni mio giorno importante o semplicemente un giorno
I tramonti dalle finestre delle case che ho abitato, e se non potevo vederli dalle finestre sono sempre andata a cercarli
Quante volte sono uscita per andare a vedere il tramonto sul ponte Da Verrazano! Quante foto! Sempre nello stesso punto e mai mai uguali
Il tramonto è la pagina del giorno a me più cara, la carezza di cui ho bisogno per chiuderlo
Quante volte l’ho aspettato alla finestra della mia casa in collina!
L’ho aspettato fare capolino tra i cipressi e l’ho visto illuminare la strada che portava o mi allontanava da casa
La strada diventava una stella cometa, era un segno, una guida, una direzione per andare o tornare
I miei amori al tramonto: diciassette anni seduta sulla scalinata di S.Miniato con un ragazzo biondo e dolcissimo conosciuto da poco, vicini, abbracciati, nessuna parola e Firenze ai nostri piedi e il futuro tutto davanti
Molto più tardi a Settignano un tramonto rosso inaspettato e una luna anch’essa incredibilmente rossa erano lì per il nostro primo bacio

Vorrei guardare ogni giorno il tramonto esattamente dallo stesso posto: sono sicura che ogni giorno sarebbe diverso

Da bambina, forse, se non avessi potuto vivere al tramonto non sarei sopravvissuta


Tramonti che aprono porte: Stefania

Il diario dei miei giorni – di Stefania Bonanni

foto di Stefania Bonanni

Il tramonto è il diario dei miei giorni. Ogni sera ci ho parlato, raccontato, ho pianto e sognato, nel tramonto. E lui si colora dei colori che gli ho dato quando, occhi negli occhi del calare del sole, ho raccontato di giorni verdi di giochi di bambini, nell’erba, di giorni blu di sentieri tra le stelle comete, con tutto il cielo a disposizione dei sogni dei ragazzi. Ho detto dei giorni rossi della scoperta dell’amore, trascorsi nudi, pelle contro pelle, in una luce indimenticabile, nel miracolo sconosciuto dell’esultanza dei corpi.

Poi la felicità, i bambini, la sensazione rosa di essere stata potente, per una volta capace, alba per vite nuove.

Ho raccontato al tramonto i giorni gialli e dorati, quelli di lunghissime giornate sulla sabbia, tra la trina di spuma lasciata dalle onde e lo stupore per una bambina color biscotto, dono dolcissimo della vita.

Ho detto di giorni neri d’inferno, giorni che fanno male anche nel tramonto. Perché il sole è tramontato anche il giorno in cui è morta mia madre. Se ne è andata di mattina, una mattina con la stessa alba di sempre, ma non per lei. Se quella mattina non ci fosse stata l’alba… chissà. Il tramonto che mise fine a quel giorno l’ho benedetto, da allora, spesso. Nessuno avrebbe potuto sopportare neanche un minuto in più, di quel giorno cattivo.

Ho raccontato al tramonto i giorni bianchi, quelli degli infiniti esami medici alle chiazze bianche sulla mia materia cerebrale. “Bianco è il colore del danno”, come un libro che sembrava parlare per me.

Ho raccontato della voglia di mare, d’azzurro, e sono stata accontentata. Mi piacciono anche i tramonti anonimi, quelli che non vogliono farsi notare, che scivolano via piano, senza fuochi artificiali, per lo più azzurri, timidi, silenziosi.

Penso che lo scenografo che ci ha costruito lo sfondo, abbia voluto farci un regalo. Alla fine ha guardato da lontano,o forse ha riletto la sceneggiatura, e mancava un dettaglio. Come quando si compra un vestito bellissimo, poi ci si guarda allo specchio e ci si accorge che manca una sciarpa, una collana. Come se il tramonto fosse la collana di corallo del buio che verrà.

Spesso cerco panchine vista tramonto. A volte però sono intimorita. Se capitasse seduto con me qualcuno che non vede il tramonto, sarebbe per me un momento rovinato e non so se sarei capace di stare zitta, di non dire che non mi piace chi non guarda il cielo.

Il momento del tramonto è come quello in cui è appena finita la musica, un silenzio pieno di suoni. Il tramonto apre la porta ad un buio pieno di colori.

Tramonto a mezzanotte: Nadia

Tramonto di mezzanotte! – di Nadia Peruzzi


L’acqua attorno a noi era una distesa placida, appena increspata, rilucente di azzurri , di grigi , di blu notte con trasparenze da pietre preziose.
Isolotti emergevano qua e là come note su uno spartito.
Il tramonto davanti a noi era fiammeggiante laggiù in lontananza. Un rosa ma visto, che in un punto sembrava un tizzone acceso. Note di rosso e di fucsia si rincorrevano con lampi di arancio e apostrofi di violetto 
Appena sotto il Circolo polare artico, con una adrenalina che nemmeno pensavo di avere , me ne stavo immobile con un misto di meraviglia e di timore reverenziale di fronte a quello spettacolo .
Quasi sopraffatta da quella visione , l’idea di catturarla con una foto mi sembrava un banalizzarla e quasi un sacrilegio. Durò poco. Vinsi l’inerzia e scattai. Un tramonto a mezzanotte quando mai avrei potuto vederlo di nuovo e un tramonto come quello che avevo davanti proprio in quel momento. Ne scattai diverse di foto, ne ho salvate 4 . Ogni volta che le guardo mi fanno pensare che il paradiso possa esser quello.
Un tramonto che non è un tramonto del tutto perché il sole si sdraia sulla linea dell’orizzonte e resta a far capolino, tanto da sembrare appeso come quelle lanterne rosse che in Cina punteggiano le notti.
Una notte che non è mai notte del tutto, perché il sole sembra rimbalzare per andare a prendere per mano l’alba del nuovo giorno che sta per arrivare. Il buio pesto non arriva da quelle parti , in estate.
L’anima intimorita di fronte a questa sensazione di immensità e di infinito, si sente invasa e quasi schiacciata. E’ solo un attimo.  Si libera subito dai lacci che spesso la appesantiscono , si libra in volo per andare a toccare la linea dell’orizzonte, laggiù, lontano, e quel fuoco che ha un che di primordiale e sa di vita. E’ vita.

Incontro del 16 marzo 2022: I tramonti

con Cecilia Trinci

“Lascia che lavi la mia anima nei colori. lasciami inghiottire il tramonto e bere l’arcobaleno” (Khalil Gibran)

“L’ombra della mia anima è in fuga in un tramonto di alfabeti” (Federico Garcia Lorca)

….”Con la determinazione dei tramonti, che, ogni sera, non importa ciò che farai, torneranno e faranno notte” (Giulia Caminito)

“A quel tempo cercavo i tramonti, i sobborghi e l’infelicità, ora cerco i mattini, il centro e la serenità” (Jorge Louis Borges)

“Sono molto affezionato ai tramonti. Andiamo a vederne uno?

Un giorno ho visto tramontare il sole 43 volte.

E più tardi hai soggiunto: “Sai quando si è molto tristi si amano i tramonti.

Il giorno delle 43 volte eri molto triste?

Ma il Piccolo Principe non rispose” (A. De Saint Exupéry).

Una parola per Antonio Quatraro

Una parola per Antonio Quatraro – di Cecilia Trinci

Nonostante tutto e nonostante la morte sia un fatto quotidiano, ci sono ancora persone che inconsciamente crediamo immortali. Lo sappiamo che la  morte ci riguarda tutti, ma questo concetto qui, ogni tanto, cede alla convinzione che non sarebbe possibile procedere senza qualcuno in particolare. E così quel Qualcuno ce lo rendiamo immortale.

Questo era Quatraro.

 Immortale.

Ci sono anche persone che dal momento in cui le incontri entrano  nella storia del “prima di loro”, invadono passato e presente e non sai più davvero se le avevi sempre conosciute o no. E nemmeno importa. Ci sono.

Faccio fatica a rivederci così giovani. Lavorava con mia sorella e lei ci fece incontrare per una proposta speciale.

Era un pomeriggio di fretta, la mia bambina era molto piccola e io dovevo prendere la Sita per tornare a Poggibonsi dove abitavo. Non avevo tanto tempo.  Lui cieco, mi conobbe dalle mani. Era sicuro, giovane, sorridente, accese la luce per me, in casa sua.

Mi dette una tabella e mi parlò di un alfabeto misterioso convinto che non avrei capito nulla e invece quel braille, quella scrittura tattile per ciechi,  mi affascinò. Dopo pochi giorni ero in grado di tradurre i libri di scuola  di cui c’era un matto bisogno. E cominciò il mio lavoro.

Oggi che lui è sparito mi rendo conto di tutti questi 40 anni e più, in cui siamo stati a fianco nel lavoro, ma anche in altri momenti, che avrebbero potuto essere molto più difficili e che invece, a causa sua,  lo sono stati molto meno.

Intanto il suo sorriso. Mia figlia lo ha definito “quel  largo sorriso rapito dall’avventura”, proprio così, c’era sempre un’avventura che lo rapiva, fosse piegare l’informatica al codice Braille o tradurre in braille spartiti musicali o sciogliere una corda attorcigliata sull’albero più alto della barca a vela, dove voleva salire  lui perché,  diceva,  “al contrario di voi vedenti di questo gruppo, non ho mai le vertigini e mi so muovere nel vuoto”. E mentre  stava appeso lassù ad armeggiare con le corde lo guardavamo incantati dal ponte, guidando a voce i suoi gesti  nel vuoto che si confondeva con il cielo.

La capacità di stare con chiunque, mescolando lavoro e incontri di piacere con amici e colleghi. La guida era sempre lui, come a Palermo, o a Amsterdam, a Milano, a Rieti o a Torino e mille volte Roma. Trovava sempre in ogni situazione il gioco, la cosa su cui ridere, battute che diventavano simbolo di un’impresa riuscita. Non si arrabbiava ma non mollava mai. Gentile, ma determinato. Idealista ma pratico oggi si conferma che tutta la città lo rispettava.

So che in questi ultimi anni, mentre io andata in pensione mi afflosciavo, lui aveva ripreso a lavorare con nuovi progetti editoriali, che testava programmi  innovativi, sempre perché “i cecati (come li chiamava affettuoso  e ironico) fossero sempre più autonomi e informati, persone e mai disabili, al passo coi tempi.

 Era questo che affascinava di lui, quel modo leggero,  divertito e divertente di essere determinato, rivoluzionario e ottimista, convinto che esiste sempre un modo per sfuggire al destino avverso, alle difficoltà, ai limiti.

Sui limiti lui ci stava sopra, come a cavalcioni su uno steccato.

Ci ha unito questo e il fatto che esistono sempre talenti dove meno te lo aspetti.

Abbiamo sventolata insieme questa bella bandiera in comune.

Ma è stato lui che mi ha insegnato tutto.

L’alfabeto braille, come  i ciechi concepiscono lo spazio, come muovono le mani per leggere, e come raccontare a loro quello che vediamo, come agire, come si sa se le mani dicono tristezza o parlano di gioia, come si da il braccio, come si scendono le scale. O come raccontare i colori e il mare. O come muoversi nel buio, noi che proprio abbiamo sempre bisogno della luce. O come sguazzare in barca attaccati a poppa ad una corda per farsi trascinare ed essere pienamente felici di questa emozione. O come non farsi intimidire, o compatire o fermare. Come procedere sempre sorridendo, senza urlare, senza fermarsi mai se sei convinto di essere nel giusto. O come flettersi apparentemente per poi ritrovare l’avversario piegato e disponibile. Come ottenere per gli altri, come pretendere con la forza della ragione e non della violenza. Come dire di si sempre a qualsiasi avventura. Come non avere paura, convinti come lui diceva sempre che: “Quando credi che tutto sia perduto può sempre darsi che ci sbagliamo”…….

E’ sparito all’improvviso.

Nessuna malattia lo ha vinto. Ha solo finito di vivere e ha vissuto fino all’ultimo istante.

Ci davamo per scherzo  tanti soprannomi, tipo Lucignolo, Pinocchio e la Fatina,  quando lavoravamo in tre con Eliseo…ma il suo, che preferivo io, era “profe” perché era professore di Musica e anche molto altro, una lista intera di cariche, ma non lo ha mai cambiato nulla, non ha mai smesso di sorridere e essere gentile, un ragazzo umile come sanno essere i Grandi.

Il conforto ha strade ripide: Carmela

L’ultimo atto d’amore – di Carmela De Pilla

Quanta pioggia nella sua vita, pioggia che penetra fino a scalfire le ossa, tanto freddo a cui col tempo si era  abituato anche lui, ma dentro un grande deserto, qualsiasi pianta appassiva nonostante i suoi sforzi.

Si accovacciava dento di sé e si lasciava vivere dando piena libertà a un destino impietoso che si divertiva a cambiare sempre le carte con cui giocava, non aveva avuto la forza di prendere il suo cuore in mano e guardarlo con amore, non aveva avuto pietà di se stesso eppure si amava e amava la vita, ma i fili con cui avevano tessuto la sua anima erano intrecciati, ingarbugliati a tal punto che trovarne il capo era complicato anche per lui e così si allontanava sempre di più dal mondo aumentando la distanza fra lui e noi.

Se piove da troppo tempo la terra non ce la fa ad assorbire tutta l’acqua e incomincia a franare fino a distruggere qualsiasi forma di vita, anche lui, non più padrone di se stesso incominciò pian piano a rotolare, trovava conforto però nella sua bontà e intelligenza che sapeva usare con grande abilità e allora, aiutato dall’amore, rinasceva in lui la voglia di combattere

Con la stessa intelligenza riusciva  a nascondere i suoi tormenti e tutti dicevamo “ Ha un carattere difficile” e così con gli occhi bendati non abbiamo capito la vera natura delle sue stranezze, non siamo riusciti a dipanare la sua matassa per farne un velo di seta  e un giorno, forse nel tentativo di trovare finalmente un po’ di pace li ha stappati lui quei fili, per un attimo la morte gli è sembrata più bella della vita e se n’è andato, silenzioso come era lui, senza dire niente a nessuno.

Sono stata travolta da bufere e venti impetuosi che hanno messo a soqquadro la mia vita, tuttora cado e poi mi rialzo, ma le tante domande senza risposta mi rinnovano continuamente il dolore. Non basterebbero tutte le parole per raccontare la sua storia perciò concludo dicendo che il suo gesto è stato l’ultimo atto d’amore verso le persone che gli hanno voluto bene.