Che fine hanno fatto i riflessi della sera – di Patrizia Fusi

Sento il mio corpo che sta cambiando, che dura più fatica a fare tutto, la mente alcune volte mi tradisce e questo mi turba e mi fa paura, sento una leggera malinconia dentro di me, come quando ero piccola e vedevo l’ombra degli alberi nel tardo pomeriggio, io le chiamavo le ombre lunghe, producevano struggimento e malinconia dentro il mio piccolo cuore di bambina, perché voleva dire che il giorno stava finendo e si avvicinava la notte e non si poteva più giocare. Se ero dai miei zii sentivo la mancanza struggente di casa e della mia famiglia, è la stessa sensazione che provo in questo periodo dentro di me, mi sento nel settembre della mia vita.
Mentre camminavo lungo il borro e facevo queste riflessioni sul mio stato d’animo mi è venuto in mente quel giovane alto e biondo, sempre in compagnia del suo cane: è da questa estate che non li incontro, ho provato il desiderio di sapere dove fossero andati. Questo giovane bello come un arcangelo deve avere dei problemi di comunicazione con le persone, ho notato in varie occasioni strani comportamenti: riesce a comunicare solo con il suo cane.
Lo lascia libero di andare dove il vuole, lui lo segue sempre.
Il cane si avvicina anche alle abitazioni, lui lo segue, non ho mai visto il giovane salutare o parlare con qualcuno.
Un giorno, mentre camminavo, il cane mi è venuto incontro tranquillo, mi ha annusata, come avesse voluto dire, “guarda come sono affabile io e anche il mio padrone è dolce come me, ma non riesce a comunicarlo te lo dico io per lui”.
Mi sono chiesta dove fossero andati, spero tutto bene per l’arcangelo biondo e per il cane. Sarebbe una gioia rincontrali.
L’altro desiderio che provo in questo periodo è quello di liberarmi di alcuni oggetti che sono in casa, mi sento stretta fra loro, e come mi soffocassero, non hanno più importanza o forse mi rendo conto che non riesco più a tenerli in ordine essendo rallentata nel fare le cose, cerco di scegliere, di dedicare il mio tempo a cose che mi piacciono di più, come quello di stare con le persone.
Non riesco a gettarli, perché sarebbe come cancellare un po’ del mio vissuto.
Quando riesco a farlo sono sempre piccole quantità.
Se sono oggetti buoni li porto ad alcune associazioni.
Forse è la mia infanzia di ristrettezze che fa capolino.
Non riesco staccarmi dagli oggetti, inconsciamente penso che possono essere ancora utili.
