
Il barattolo – di M.Laura Tripodi e il figlio Enrico Zanieri
Stava su quello scaffale da tempo immemorabile.
L’etichetta era sbiadita e mezza accartocciata, ma si intuiva che un tempo doveva esserci stata la figura di due pomodori pelati.
Nello spostare altre cose Luisa fece cadere il barattolo di latta che rotolò in un angolo nascosto del garage.
Qualche tempo dopo Marco, che cercava il suo pallone, vide il barattolo, lo raccolse, lo osservò e poi si divertì a sperimentare un lancio al di là del fossato che delimitava la strada del garage.
Passò ancora qualche anno, l’etichetta non c’era quasi più e la latta si era arrugginita.
Andrea vide il barattolo e cominciò a prenderlo a calci, così, per divertimento, come fosse stato un pallone. Calcio dopo calcio il barattolo, da quella bella forma cilindrica che aveva, divenne una cosa informe e finalmente si fermò rompendosi contro il muro di cinta di un orto. Ne uscì un liquido marroncino che si sparse nel terreno rilasciando un odore acre, non meglio definito.
Stava per piovere.
Caterina, impegnata nel suo jogging quotidiano, si fermò di colpo. Anche il liquido aveva cessato di uscire, ma lei rimase lì, affascinata, come se si aspettasse che da un momento all’altro accadesse qualcosa.
Intanto si era formata una macchia nel terreno. Il contenuto della lattina era penetrato in profondità e il pomodoro pelato di nonsisaquando era tornato nel suo elemento naturale, finalmente libero dopo essere rimasto conservato per più di cinquanta anni.
Anzi, guardando meglio, su quel pezzetto di etichetta rimasto Caterina intravide una scritta:
“Pomodori Maria Laura – Raccolti e confezionati il 18 maggio 1952.” (M.Laura)
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Accanto al barattolo rotto adesso c’è una grande pianta di pomodori. Non ha alcun cartellino perché fortunatamente è nata libera in un campo e non ha quelle indicazioni di provenienza che si trovano nei vivai.
E’ cresciuta senza antiparassitari né fertilizzanti. Porta solo qualche inevitabile segno dell’inquinamento ambientale al quale purtroppo non ha potuto sottrarsi.
Non c’è etichetta , ma il campo e la natura sanno quando da quel liquido penetrato nel terreno si è formata la prima piantina: 17 ottobre 1977.
Forse qualcuno fra qualche anno si chiederà come mai in quel campo ci sono così tante piante di pomodori che crescono liberamente. La cosa certa è che all’origine di tutto c’è quel barattolo “Pomodori Maria Laura – Raccolti e confezionati il 18 maggio 1952.” (Enrico)
Anelli di una catena apparentemente semplice,una sequenza di rossi, un rosso vivo prigioniero, un ruggine libero e maleodorante, un barattolo arrugginito tuo gemello…che partorisce vita e libertà, metafore di una esistenza.
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