Come farfalle

butterfly-3216494_960_720

COME UNA FARFALLA – di Mirella Calvelli

A volte quando la vita ti costringe a volare basso, anzi a sentirti così vicino alla terra da percepirla non solo con il corpo, ma con tutto il tuo essere, sogni di avere delle ali leggere per staccarti dal suolo e volare via, riguardando di tanto in tanto laggiù, dove hai assaporato tutto il disagio e la costrizione.

Volare via, per avere un’altra prospettiva, un’altra angolatura. Mentre assapori l’evasione e la libertà, il vento ti fa volteggiare, sfiorare i fiori più belli e affondare lo sguardo verso la profondità del cielo.

Ed è in quel momento di beatitudine misto a frivolezza, che dimentichi la connessione con la terra, permettendo all’aria di ingoiarti.

Ecco la vita dell’uomo, da bruco strisciante, elabora un piano: si chiude nel suo bozzolo scuro, lavora ed impasta la sua nuova vita, e nuovi progetti.

Una vita diversa, leggera che porterà a volteggiare davvero, con l’intento di non cadere mai giù.

In questo sforzo immane, prova un acuto dolore “alle scapole delle ali”, tanto da farsi acceccare dal sole.

Il quale potrebbe seccare le sue belle, fragili e colorate vele.

Finisce la sua esistenza assorbito dai colori dei petali dei fiori che costruiscono il suo segreto e la sua bellezza.

Aspetterà un’altra occasione per ripetere il ciclo della vita, scivolando lentamente dalla corolla dorata fino al suolo, dove ripercorrerà il disegno del vecchio o nuovo bruco.

Bruco o farfalla?

bruco3

Il bello dei brutti – di Nadia Peruzzi

A farsi piacere le cose belle son tutti bravi”, disse il bruco all’amica formica.
Se ne stavano andando in mezzo all’erba di un prato pieno di margherite, stando attenti a non incappare in qualche pericolo.
Si fermarono ai piedi di un platano ombroso, così da proteggersi meglio. Nell’erba folta una scarpa assassina o la ruota di una bicicletta erano più difficili da vedere.
Non era contento della sua vita il bruco. Non gli piaceva nulla di sé. Troppo corto, poco liscio, pieno di bitorzoli, piccole zampe e quello strano movimento strisciante ma non troppo.
Il muso tirava, il centro si inarcava e la coda si ritrovava trascinata a seguire il resto del corpo. Mica facile. In più doveva sopportare il rifiuto e l’evidente disgusto che provocava in chi lo guardava, a meno che non si trattasse di un ghiottone di bruchi , che allora era tutta un’altra storia e sopratutto era la fine della sua storia.
Solo con la formica si trovava bene. Erano diventati amici. Con lei poteva sfogarsi a piacimento. Era comprensiva e sapeva capire la sua infelicità. Era in fondo un sodalizio fra brutti. Si sa i brutti non piacciono, fanno fatica a trovare il loro posto nel mondo. Se guardi l’involucro, più bello e colorato è, più attraente è. Gli ammiratori non mancano, anzi fanno la fila, anche se spesso corrono il rischio di sbagliare prospettiva.
Il bruco è un portatore sano ma infelice di bellezza. E il nostro bruco non era diverso dagli altri.
Era infelice perché si vedeva e pensava sé stesso solo come bruco e non come la meraviglia che stava per diventare.
Chissà se un bruco sa che diventerà farfalla, se la natura che ha scelto per lui la magia della metamorfosi gli ha regalato anche il sentimento di questa sua trasformazione. La strada è scritta ed è solo una questione di tempo.
Chissà se nel momento in cui smette di esser bruco e si veste di colori, assume la leggerezza e l’impalpabile delicatezza dell’essere farfalla, riesce a  cogliere la grandezza di ciò che gli sta succedendo.
Ha dei sentimenti un bruco? Mi piace pensare di si.
Così come mi piace pensare che anche la farfalla non abbia del tutto dimenticato  quanta strada ha dovuto percorrere per arrivare fino alla esplosione di colori e di bellezza del suo stadio finale. Che abbia un po’ il senso della sua storia e non sia solo persa nel suo sfavillante presente.

 

Il bruco …..prima della farfalla

Il bruco…tra bruchi e farfalle – di Rossella Gallori

 ….piccolo, scuro, pelosetto e cicciottello strisciavo….qualcuno, schifato cercò di evitarmi, altri di schiacciarmi….

Spaventato, mi rifugiai sotto un gelsomino….aspettando giorni migliori, gente migliore, da qualche parte ci doveva essere questa “ UMANITÀ” …

Li vedevo passare, spocchiosi, agghindati, futili ed inutili, marionette senza tempo, senza età…passò il gatto verde mela, il cane bluette, un leprotto giallo senape, un’oca turchese, perfino uno stupido gabbiano fucsia …lui poi,  voleva mangiarmi.

 Ho aspettato minuti, ore, giorni, all’ ombra di un profumo delicato e persistente, non  esposto, mai nascosto, un po’ d’acqua da bere, una foglia morbida da mangiare…..poi, passo il vecchio con il bastone, la signorina con il fidanzato, la vecchia con l’amante, il ragazzo con il militare, il parroco cattivo…senza acqua benedetta…..io strisciavo….strisciavo lentamente, stupido e stupito, silenzioso nel mio pensare…aspettando  il mio riscatto ………volai all’improvviso, Aladino mi aveva ascoltato!!!! Diventai un po’ lui un po’ lei, rosa, azzurra, viola, blu, arancione….poco parroco, molto amante…mai vecchia …

Volavo,  volavo, volavo sempre più  leggera, ampie vele, le mie ali, volavo e con i miei mille occhi non vedevo più nessuno…..ero FARFALLA ora….FARFALLA….

Siamo farfalle

butterfly-1228639_960_720

Farfalle – di Aldo Bombaci

Madre natura ci ha pensato, dipende solo da ciascuno prendere consapevolezza, di ciò che siamo e delle opportunità che possiamo sfruttare.

“Siamo tutti farfalle. La terra è la nostra crisalide”.

In questa frase ci sono tutte le potenzialità che la vita offre, che la terra mette a disposizione. Saper vedere  è per l’uomo la condizione che lo assimila alla farfalla: che vola, si posa sul fiore, lo impollina e torna a volare, per poi posarsi ancora su un altro fiore.

La differenza che c’è, tuttavia, è che l’uomo talvolta guarda ma non vede, e questo lo rende cieco.

“Una  farfalla si posa sul fiore,

poi torna a volare senza meta apparente,

ma c’è un altro fiore che vicino l’attende,

mentre il passo che l’uomo muove

lascia una traccia che tutto scompone.

 

Come nel bosco molto altro vive dentro e fuori di noi,

ma in realtà lo ignoriamo per la confusione che siamo,

ognun chiuso al centro del suo universo mondo sta,

cieco al confine di quelli che la vista mai vedrà”.

La farfalla è fortunata

butterfly-day-3196857_960_720La farfalla – di Stefania Bonanni

La farfalla è un animale fortunato.

Leggera, colorata, con ali come quelle della fate, e polveri incantate per le magie. Una farfalla si nota, si segue con gli occhi, rallegra e rende grati. Sembra un regalo, un ornamento, abbellisce. Ho guardato fiori pensando avessero cambuato colore, ed erano pieni di farfalle. Ho visto al tramonto scie gialline, di farfalline piccole, che si strisciavano sull’onda che arrivava in spiaggia.

Un giorno ai giardini, ho pensato che la mia bambina si fosse messa un fiocco tra i capelli, ed invece kecsi era posata in testa, per parte, una grossa farfalla viola. Ho visto farfalle con i numeri sulle ali, come mi hanno insegnato da piccina.

Come se le cose belle dovessero anche essere magiche, importanti, protagoniste di storie e fiabe, leggendo scritte per abbellire ciò che bello è già. Dovrebbe essere il contrario, per giustizia. Si dovrebbe parlare di bellissimi bachi, di bruchi luminosi, di lombrichi parlanti. Invece nulla. Più semplice riconoscere la bellezza dove è evidente.

E comunque le farfalle sono animali fortunati, perlomeno finora nessuno ha pensato di mangiarsele, che io sappia.