
La casa sul lago – di Gabriella Crisafulli
Finalmente si vede: in lontananza appare dapprima il paese e poi, più isolata dalle altre, una grande casa vacanze. All’ingresso, nell’atrio, fa bella mostra di sé e dà il benvenuto un collage formato dalle cartoline d’epoca di una vecchia collezione.
Purtroppo un tuono annuncia ai visitatori un temporale e una piccola pioggia sottile comincia a scendere picchiettando il tetto, le pareti, le finestre. Crea un basso continuo nel quale gli ospiti si trovano immersi: sperano solo che quella musica duri poco e che, a breve, quella burrasca finisca.
Cala un buio fitto fitto, ma per fortuna la casa si accende di piccole luci mettendo in mostra il cesto pieno di frutta e le tante cose buone che erano state preparate per l’accoglienza. I camminatori, viandanti con il vezzo di nascondere qua e là dei piccoli doni con la speranza di ricavarne nel tempo ben più ricchi e numerosi, guardandosi l’un l’altro, in silenzio, si domandano all’improvviso se sarebbe tornata e se, ancora una volta, si sarebbe parlato solo di lei.
Lontano, era meglio così, che stesse lontano, perché ci fosse un attimo di tregua nelle loro paure.
Era arrivata nel gruppo non prevista, non richiesta: si conoscevano tutti da anni e avevano creato consuetudini di affetto e di amicizia. Lei era l’estranea. Sapeva di entrare in un mondo chiuso, ma non aveva potuto farne a meno perché era in gioco la sua sopravvivenza. Doveva quindi pagare questo scotto!
Nel frattempo la porta si apre sulla strada buia interrompendo i pensieri ed entra un uomo con una sciarpa che gli copre il viso gonfio e tumefatto. Si muove incerto sulle gambe.
Nel gruppo comincia a farsi strada un mormorio: piccoli sentieri d’interrogativi. Chi è costui? Ha a che fare per caso con lei? Non ce la fanno a sopportare la tensione un attimo di più e si domandano a mezza voce se era stato il caso di aprire la porta. Uno fra gli ospiti si offre di porgere il braccio allo sconosciuto sorreggendolo nel passo malfermo.
Nel frattempo fra loro si fa strada una ragazza leggera con capelli legati in alto sulla testa: una ventata d’ormoni in attività alleggerisce l’atmosfera, gli sguardi si fanno più vivi e la tensione si stempera. È la governante che chiede a tutti le ordinazioni per la cena.
L’uomo claudicante lì, davanti a tutti, comincia a parlare e la verità taciuta così per tanto tempo, fardello di una vita dissipata, avrebbe potuto essere una medicina benefica per ognuno. Sciorina l’amara realtà: le bugie sono più potenti della sincerità. Eccitano la fantasia, generano fantasmi, tessono trame inesistenti. Ma nel tempo le menzogne tornano indietro come un boomerang e perseguitano chi le ha lanciate a briglia sciolta. Generano fobie e sortilegi.
Poi si ferma, la trama dell’ieri s’inceppa: era stato inchiodato in un quadro in cui altri facevano da cornice e non sa come venirne fuori. Prende la valigia e sale lentamente in camera con un peso nel cuore: un sogno, era stato solo un sogno quello di proseguire il viaggio con qualcuno di loro? Per un attimo pensa di concedersi la possibilità di fare il primo passo, di proporre a … di proseguire insieme.
Arrivato in camera, lascia cadere sul letto il pesante cappotto pieno di passato che rivela il suo gusto per le stoffe semplici ma piene di qualità, abbandona il bagaglio in un angolo, si lava le mani e torna al pianterreno a fatica. Pensa che non ci sono più scuse: deve prendere l’iniziativa.
Quando arriva al piano terreno, i tavoli sono apparecchiati, il cibo è pronto per la fame di tutti ed è un attimo di pace.
Nel momento in cui finiscono di mangiare, passano in salotto. Massimiliano si trova a sedere in una poltrona intrisa di passato dove soldi, soldi, solo quelli contavano. Adesso, così ridotto, pensa che forse può considerare altro. Gli torna in mente la seggiolina di paglia dove sedeva la nonna davanti al trullo a “cazzare” le fave. E ingoia un nodo che si è formato in gola.
Nel frattempo la governante serve a tutti una torta con mirtilli e panna chantilly. Poi si mette dietro la porta per ascoltare come gli ospiti si sarebbero accordati per i giorni a venire, mentre sorseggiano il the per placare la sete.