
Ispirato a: “La luna mi portò per i suoi cammini” – Nadia Peruzzi
Era una notte di luna grande, il cielo ne era invaso. Non ne avevo mai vista una così. Luminosa quasi come un sole, prendeva lei tutta la scena. Non c’era spazio per il baluginìo delle stelle, il buio era rotto da mille riflessi .
Nell’acqua, soprattutto, era quasi una strada che dalla linea dell’orizzonte arrivava fino alla riva del mare.
La notte era calma e di voglia di dormire neanche a parlarne.
C’era come un richiamo ad uscire che rompeva ogni possibile resistenza e che mi costrinse in breve sul sentiero che portava ripido verso la spiaggia sottostante.
L’acqua si era ritirata ormai da diverse ore e stava preparandosi al ritorno in quell’eterno e immutabile andirivieni che la luna regola dalla notte dei tempi per arrivare a stupire anche noi.
Camminando verso la riva la tranquillità della notte era disturbata solo dal fruscio di una lieve brezza, balsamica, corroborante e densa di aromi .
I raggi della luna, unica guida in quel sentiero, quasi fili argentati, puntavano dritti verso la baia dove l’acqua stava tornando prepotente a farsi notare, goccia dopo goccia, rivolo dopo rivolo.
Tutto contribuì a farne una notte magica per stupore e meraviglia.
E noi lì a sentirci come Lillipuziani, piccoli piccoli e fragili, del tutto sopraffatti da quella immensa bellezza capace di accendere in noi non solo gioia, ma anche più di un filo di inquietudine.