Foglia verde

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Ispirato a: “Allegria ,  foglia verde caduta  dalla finestra” – di Roberta Morandi

Allegria, modo d’essere, momento magico e talvolta molto forte, quasi sopra le righe.
Si riconosce subito.
A volte no.
Quante sfaccettature ha l’allegria? Infinite, come infinite sono le situazioni che inducono ad essere allegri. Opportunità  da cogliere al volo.
Come può una foglia,  che impalpabile senza un fruscio evidente, scende da un albero e appare nel riquadro di una finestra, come può  generare allegria?
Mi fa pensare alla vacuità  delle cose. Un attimo prima quella foglia era sul ramo di un albero, consapevole di far parte di un tutto e un attimo dopo voleggia verso una fine apparente, e solo dopo si rigenerera` alle radici del suo albero.
Un passaggio da una forma ad un’altra, da uno stato ad un altro.
Ogni mutamento comporta comprensione prima di accettazione e l’allegria è  un modo di comprendere e di accettare.
Una  foglia che cade è solo l’inizio di tante altre che poi seguiranno in una danza prima lenta, poi, a mano a mano più vorticosa e incalzante, una volta a terra suoneranno una musica frusciante e allegra di rinnovamento.
Siamo così noi donne, basta il fruscio di una foglia che cade per tornare a giocare con ritrovata allegria.

 

Valorosi ragazzi

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Ispirato a: “I valorosi ragazzi nella loro lotta” – di Rossella Gallori

“Soli, strano sentirsi soli” fu il primo della fila a fare questa considerazione……erano in dieci malmessi, scappati da troppo tempo da cose, case, da ingiustizie, ma mai, mai vigliacchi.

“ Strano? Dai fermiamoci, non ce la faccio più”.

Una voce raggiunse le altre nel buio: ”basta, ho sete, ho fame”

Si levò un coro sommesso di preghiere e bestemmie. Sembrava una unica canzone, tragica e stonata.

Qualcuno cadde, qualcuno  sorresse…..altri si fermarono.

Una notte nera come la guerra, fredda come la morte.

Birilli stanchi, caddero uno ad uno, sotto il peso della battaglia.

Avevano gridato, lottato, pianto, sofferto, perso……una sorte dura e prevista, la morte, li trovò freddi a due passi dalla meta.

Non avevano divise, né piastrine, occhi giovani sbarrati, braccia forti, sogni spezzati….

Ragazzi valorosi, che non furono mai vecchi…….

Come un’ape

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Ispirato a: “Come un’ape distribuiva miele volando” – di Stefania Bonanni

Una cosa si può sempre decidere, sempre, anche se non si ha altro: si può decidere se spargere miele, o veleno.

Si può cambiare l’aria intorno, sorridendo. Si possono dire cose tremende, sorridendo. Si può sorridere, invece di mettere il muso, parlare sottovoce, invece di strillare. Non cambia nulla. Quello che c’è, sarà comunque, ma quello che che davvero rimane, per sempre davvero, nel cuore dei ricordi, è il pensiero delle persone miti, che ci hanno accolto con un sorriso ed un abbraccio semplice.

Sarà per sempre con noi chi ci ha regalato storie belle, e non ha nessuna importanza fossero vere. Ci hanno colorato dieci minuti? Saranno tra i momenti belli, dolci e per sempre.

Allegria

Ode all’allegria – di Pablo Neruda

Allegria
Foglia verde
Caduta dalla finestra.
Minuscola chiarezza
Appena nata,
elefante sonoro
abbagliante
moneta,
a volte
fragile raffica,
o
piuttosto
pane permanente,
speranza compiuta,
dovere svolto.
Ti sdegnai allegria.
Fui mal consigliato.
La luna
mi portò per i suoi cammini.
Gli antichi poeti
mi prestarono occhiali
e posi
accanto ad ogni cosa
un nimbo oscuro,
sul fiore una corona nera,
sulla bocca amata
un triste bacio.
È ancora presto.
Lascia che mi penta.
Avevo pensato che soltanto
se il mio cuore
avesse bruciato
il rovo del tormento,
se la pioggia avesse bagnato
il mio vestito
nella regione violacea del lutto,
se avessi chiuso
gli occhi alla rosa
e toccato la ferita,
se avessi condiviso tutti i dolori,
avrei aiutato gli uomini.
Non fui nel giusto.
Sbagliai i miei passi
Ed oggi ti invoco, allegria.

Come la terra
sei
necessaria.

Come il fuoco
sostieni
i focolari.

Come il pane
sei pura.

Come l’acqua d’un fiume
sei sonora.

Come un’ape
Distribuisci miele volando.

Allegria,
fui un giovane taciturno,
credetti che la tua chioma
fosse scandalosa.

Non era vero, me ne resi conto
quando sul mio petto
essa si sciolse in cascata.

Oggi allegria,
incontrata per strada,
lontano da ogni libro,
accompagnami.

Con te
voglio andare di casa in casa,
voglio andare di gente in gente,
di bandiera in bandiera.
Tu non appartieni soltanto a me,
Andremo sulle isole,
sui mari.
Andremo nelle miniere,
nei boschi.
E non soltanto boscaioli solitari,
povere lavandaie
o spigolosi, augusti
tagliapietre,
mi riceveranno con i tuoi grappoli,
ma i congregati,
i riuniti,
i sindacati del mare o del legno,
i valorosi ragazzi
nella loro lotta.

Con te per il mondo!
Con il mio canto!
Con il volo socchiuso
della stella,
e con la gioia
della spuma!

Io sono debitore verso tutti
perché devo
a tutti la mia allegria.

Nessuno si sorprenda perché voglio
consegnare agli uomini
i doni della terra,
perché ho imparato lottando
che è mio terrestre dovere
propagare l’allegria.
E con il mio canto compio il mio destino.

Come verdi chiome

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 Ispirato a: “Nuvole bianche vagano nel cielo serene anch’esse come verdi chiome” – di Mirella Calvelli

Il percorso che dal parcheggio portava alla spiaggia, attraversava la pineta, era stretto e scosceso.

Lungo la viottola, si alternavano spiazzi vuoti di sabbia, punteggiata da gigli di mare.

Il vento agitava le chiome verdi dei pini che si riversavano contorti l’uno contro l’altro.

Il rumore dei passi silenziosi  affondavano nella sabbia ingrossata dalla pioggia appena caduta.

Mi concentravo sui miei piedi, per scansare pozze, saltare sassi e radici emerse…

Poi uno sguardo al cielo, dove nuvole bianche vagano serene anch’esse come verdi chiome.

Si fa urgente il desiderio di arrivare al mare e godere di quello spettacolo che solo in questo periodo dell’anno la natura concede.

Le nuvole si rincorrono grasse, gonfie come cespugli di cotone, si rincorrono senza schema in un cielo screziato.

Si tuffano in un mare leggermente increspato che ha i suoi stessi colori.

La sabbia bagnata dalle onde si fa sempre più scura e grossa.

Si respirano gli spruzzi del sale che sferzano il viso, bagnano leggeri i capelli e i piedi , insinuandosi in ogni cavità del corpo, come un massaggio ristoratore.

Alle spalle, pini indispettiti da tanta disattenzione, scalpitano le chiome, si sfregano fra loro, lasciando rotolare ai  piedi pigne impaurite da quel salto imprevisto nel vuoto.

Un tappeto di aghi attutisce il colpo e le raccoglie in attesa di  incontri terrestri.

Come una claque a teatro sembrano innervosirsi nell’attesa della fuoriuscita degli attori.

Poi un mite “click”, ferma l’immagine ed  immortalerà per sempre quel momento…..il selfie della natura.