Un tozzo duro, tra vivere e morire – di Nadia Peruzzi

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Ruvido e duro quel pezzo di pane che nessuno adesso vuole più. Va tanto il fresco croccante tendente al morbido .Quello invece parla di un tempo che non c’e’ piu’, e di famiglie contadine le cui case costellavano le campagne attorno ad Antella. Frutto di sapienza antica,contadina,il tradurlo in nuovi piatti saporiti per non perderne neanche una briciola.

Ruvido e duro come la vita dei lavoratori che se lo portavano nelle bisacce, incartato in carta di giornale per mangiarselo lungo la via del rientro verso casa. A piedi da Firenze ad Antella, con un pane che sapeva di giornale. Erano i tempi in cui mia nonna, appena agli inizi del nuovo secolo, il ventesimo, lavorava a servizio in via S.Gallo, accudendo i bambini presso una famiglia agiata.

Ruvido e duro ma ancora oggi in molte parti del mondo un pane cosi’ segna la linea fra la morte e la vita!

Puoi arrivare ad uccidere, per prenderlo e mangiarlo.

Qui da noi spesso,basta che perda di croccantezza e anche il giorno dopo si puo’ decidere di fargli fare una fine poco gloriosa, buttandolo nel cestino.

Brandello rosso – di Rossella Gallori

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Mi colpì la giacca, non lui, una giacca ben fatta, costosa,  come  i pantaloni, firmati ovviamente. Le  cifre sulla camicia  non riuscii a  leggerle. Si presentò   poi ed io capii  bene solo il nome, il cognome  non ebbe mai importanza, ma la giacca si, aveva il verde dei sogni, dei miei; non scuro da incubo, nemmeno chiaro come un praticello di inutili margherite vergini …un verde muschio ….da maschio, che profumava di tabacco cioccolatoso, intenso, mi restò addosso per molto tempo, forse non mi ha mai lasciata.

Mi colpì  di lui non la giacca, non la camicia, non le cifre e nemmeno il  profumo.

Poi ci fu quel taglio feroce, violento che volutamente mi sfuggi dalle mani, dal cuore…e mi lasciò un misero brandello  di feltro tra le mani….o era panno ? O era velluto? O casentino? …..era sangue, sì, sangue, molto, color bosco.

“Che tu sia per me il coltello” di David Grossman – SUGGESTIONI e IMMAGINI

 

 

Coltello – di Lorenzo Salsi

Un’arte nel farli i coltelli, ci vuole  il talento del fabbro, ,il gusto artistico. Ci vuole amore nel far una lama. La lama del coltello per molti ha qualcosa di pericoloso, di infido, di aggressivo e malevolo.

Ci son così tanti tipi di lame per coltello  e quell’aspetto “subdolo” si perde se si guadano le lame per talee o innesti, le lame dei tranquilli coltelli da tavola ed anche un bisturi è un coltello .
Il problema è sempre il solito; è chi, come e perché tiene il coltello in mano.

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Coltello – di Nadia Peruzzi

Coltello, per dividere il pane che mangeremo insieme.

Coltello che scarnifica, coltello che incide su un tronco frasi, nomi e parole d’amore.

Coltello che taglia gole in una notte che sembra non finire mai. Arma primitiva, primordiale in un conflitto ad alta intensita’ anche tecnologica, che avviluppa con il suo manto nero intere parti del mondo e si insinua in mezzo a noi con azioni violente e insanguinate.

Coltello che scavaper creare tunnel che puntano verso la liberta’.

Coltello che sega sbarre per creare varchi in barriere alzate per dividere mondi, popoli e destini. Sbarre che non sono in grado di proteggere ne’ di arrestare fenomeni di portata storica, usate per vendere illusioni a buon mercato a masse disorientate.

Coltello che penetra nei recessi della mente. Lama acuminata come i pensieri fastidiosi che opprimono,lacerano,destabilizzano ,immobilizzano o ,al contrario,incitano verso percorsi sbagliati e senza vie di uscita.

Coltello affilato che penetra nel mio cuore ogni volta che ti penso lì, insieme a lui. Dove non posso toccarti, dove non posso averti, se non come oggetto di un desiderio che non si plachera’.

Carne della mia carne, ma a distanza. Sangue del mio sangue, ma cosi’ lontana da essere ormai irraggiungibile.

Hai una vita oltre me, senza me. Pensiero insopportabile. Una casa in cui ti muovi e non e’ la mia, la nostra.

Un figlio che non e’ mio, non e’ nostro.

Gesti normali, quotidiani, semplici ed essenziali che non compi per me, per noi. Tenerezze che non mi dedichi, non puoi. Come si fa ad esser teneri a distanza?

La si puo’ scrivere e descrivere la tenerezza, la si puo’ leggere affidata ad una pagina bianca fitta fitta di scrittura. Leggerla e sentirsela addosso e dentro non e’ e non potra’ mai essere, lo sappiamo, la stessa cosa. Diverse le emozioni che corrono e scaldano.

Ti ho persa un giorno ormai lontano. Sono rimaste parole non dette,tante. Gesti, sopratutto gesti che non sono riuscito a compiere. Ti ho perso cosi’anche un po’ per vilta’. Ti ho amato, ma non sono riuscito ad andare, allora, oltre me. Mi sono bloccato sulla linea del confine fra il quieto vivere e l’abbandono totale ai sentimenti che pure provavo. La forza del tuo essere era tale che mi sentivo amato ma oppresso,  schiacciato, sconvolto e destabilizzato.Volevo tranquillita’ senza i marosi del cuore .

Che errore, che enorme spreco! Lo sento ora, mentre ti leggo con l’ansia e la voglia di un tempo. Ci siamo ritrovati per caso e per lettera.

Chilometri e chilometri fra noi, che non potremo mai colmare. Troppo tempo ho lasciato passare perche’ il filo spezzato possa riannodarsi. Il pensiero e il desiderio di te, abbarbicati come avessero messo radici. Punta di coltello piantato direttamente fra cuore e mente !

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Coltello – di Rossella Gallori

LA TUA LAMA NON TAGLIA, MA MI FERISCE CONTINUAMENTE .

NON ARROTARE CODESTO COLTELLO, RIUSCIRÒ  A MORIRE UGUALMENTE, PRIVA DI FERITE.

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IL COLTELLO – di Emilia Caravaggi

Mi hai ferita. Come la lama di un coltello nello stomaco che mi sono portata dentro per diversi anni. Ora la ferita è rimarginata. Non voglio più ferite. Non voglio più coltelli.

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COLTELLO – di Sandra Conticini

Quanto ti piacevano i coltelli… spesso quando tornavi dalle ferie ne portavi uno…. ho ancora quello che comprammo a Toledo e a Sappada…  uno te lo portavi sempre con te dicendo che poteva fare sempre comodo avere un coltello dietro.. Quando andavamo in giro per i boschi ti divertivi  a prendere un pezzo di legno ed a scalfire un disegno, una frase, una data. Ci avevi fatto anche un bastone. Dopo aver ripulito un pezzo di legno  avevi inciso le nostre iniziali ed eravamo contente di poterlo usare ed appoggiarsi…..era come appoggiarsi a te. Ancora oggi quando vado in giro per i boschi mi porto sempre il coltellino multiuso con il manico rosso, che ti avevo regalato in occasione di un compleanno, perché mi sembra di averti sempre vicino e poi….può far sempre comodo.

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CHE TU SIA IL MIO COLTELLO – di Laura Casati

La lama sottile oltrepassa la pelle, la lacera, ma non squarcia il petto. Voglio ancora stupirmi per il  giorno che viene , per il tramonto rosso d’autunno, per il cielo terso e limpido nelle fredde giornate d’inverno. Tu rendimi  solo vigile, attenta, affinché non fugga via  questa stagione della  vita ed io non me ne sia resa conto. Tu sii il pungolo che mi tiene sveglia e  permette alla mente e al mio cuore di trovare ancora soluzioni. Tu, o paura, sii il mio coltello ma ti prego non affondare fino in fondo la lama.

Pane rosso sangue – di Lorenzo Salsi

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Pane, pane amaro, pane nero, pane, pane e companatico, com-pana-tico.
Quante volte avrò pronunciato la parola pane.

Quanto sudore per “un pezzo di pane”, quante bestemmie e lacerazioni, quanto sangue.

Pane rosso, rosso sangue.

Violenza, per il pane, paura, per il pane.

E poi pane non mangiato, diventato secco, ruvido, che graffia le gola, che ferisce la bocca, che “canta” sotto i denti.

Pane come premio, fresco fragrante, a merenda.

Pane da non buttare, anche se secco e ruvido, bagnato riprende certa sua precedente morbidezza fino ad arrivare ad una pappa,  pappa al pomodoro ……rosso sangue.

Pane ammollato inzuppato nel vino.

Pane e Vino.