Il Titolo di Patrizia

Il rosmarino non capisce l’inverno

Photo by ROMAN ODINTSOV on Pexels.com

Il rosmarino e la forza – di Patrizia Fusi

Bella la pianta del rosmarino, le sue caratteristiche mi piacciono, credo che sia un pianta perenne, nasce senza difficoltà in qualsiasi terreno, e sempre verde, i suoi piccoli fiori azzurri rallegrano la vista, nell’estate con la frescura della notte sprigiona un buon profumo tutto intorno.

Belle le  sono le aiuole circondate da questa pianta, credo ci siano due  tipi di rosmarino.

E’ speciale in cucina nella preparazione di alcuni cibi sia salati o dolci.

Mettendo dei rametti di rosmarino in un vasetto di vetro con l’acqua si formano le radici , cosi si possono fare tante piantine.

E’ un pianta forte, vorrei essere duttile e forte come lui.

Il Titolo di Simone

DOMANI , DOMANI

Photo by Theo Felten on Pexels.com

Domani…domani – di Simone Bellini

Il tempo sembrava infinito, tanto da poter rimandare ogni impegno, specie quelli più gravosi.

Domani farò, domani mi informerò, domani mi impegnerò, ma ora voglio godere di ogni attimo che la vita mi offre.

Domani, domani, che furia c’è, ho tutta la vita davanti.

Ogni giorno è un domani che passa, che passa, che passa.

Ho le mani vuote, raggrinzite, piene del niente che mi rimane per vivere la vita che mi resta.

Il Titolo di Anna

IL TURNO DI NOTTE LO FANNO LE STELLE

Photo by Pixabay on Pexels.com

Finalmente notte!!! – di Anna Meli

Una giornata caldissima, afosa ,lunga; la notte porta un po’ di refrigerio ed è rilassante dondolarsi sull’amaca in giardino. Come sospesa nel vuoto osservo la volta stellata dove una virgola di luna non disturba il chiarore scintillante delle stelle. Un brivido sottile mi pervade e mille ricordi si fanno vivi scorrendo su quel cielo come la pellicola di un film. E rivedo volti, risento voci, risate, calpestio di passi. Tanto tempo è passato, tante cose sono cambiate, forse anche le stelle lassù. Mi piace credere che in ognuna di esse riviva una persona cara che è venuta a mancare e questo mi consola.

Si alza un respiro di vento leggero e gradevole, questo immenso universo mi attrae e mi respinge allo stesso modo: forse rimarrò qui assaporando pace e mistero  finché il turno di notte delle stelle si dissolverà nel sorgere dell’alba.

Il Titolo di Stefano

Tutta la vita che resta

Ci sono momenti in cui orrei vivere sempre al meglio tutta la vita che resta. Andare a fare il viaggio della vita, riannodare antiche amicizie, essere gentile con le persone che ti stanno vicine.

Poi la vita normale riprende il sopravvento con le sue forme di egoismo piccole e grandi.

Non è che la vita ci rende più bravi o più buoni. Possiamo solo toglierci qualche soddisfazione nel dire le proprie verità. I ricordi sono quelli che alimentano la vita, sono quelli che rendono il tutto più accettabile.

Mi viene in mente una citazione antica:

Ancora non era stata scritta la canzone “Notte prima degli esami”, e quattro amici si ritrovarono per andare a vedere un film in quella sera particolare, in un cinema di via Faenza, con Nadia Cassini, morta proprio oggi. Ritorna la frase detta da lei in quel film: Per vivere bene bisogna avere “culo”….

Il Titolo di Patrizia

Domani, Domani

Photo by Akil Mazumder on Pexels.com

Domani – di Patrizia Fusi

Rimando diverse cose da fare a domani, ma mi sono resa conto che devo godere dell’oggi, delle piccole cose che ogni giorno ci da, degli affetti che abbiamo, delle amicizie, delle conoscenze, anche se non completamente in sintonia, questa riflessione l’ho fatta quando ero giovane, allora in attesa di cose per me perfette, parole non dette, richieste non  fatte. Poi mi arrivò una tegola fra capo e collo che mi lasciò senza fiato e questa è stata una lezione di vita.

Ora quando ci riesco cerco di godere di quello che ho ogni giorno, delle  piccole cose quotidiane, delle amicizie, vedere le famiglie delle mie figlie, incontri con conoscenti dove ognuno esprime i propri pensieri, dell’attività fisica, sentire vicino il mio compagno, seguire le mie piante e vedere i loro cambiamenti, alzarmi la mattina e sentirmi benino fisicamente, e tanto altro che riempie la giornata in positivo o in negativo.

Anche in questo momento così angosciante per l’umanità, la pesantezza che sento dentro di me per quello che succede  nel mondo, per le tante guerre , per le stragi di esseri umani come se ci fosse persone di serie B o di serie A. Penso che tutti i paesi sono responsabili di questa situazione in una scala da 1 a 10  nell’indifferenza quasi totale , o di grandi tifoserie. Anche in questo caso mi dico di godere di quello che ho oggi e di non rimandare al domani.

Il Titolo di Rossella

“La neve in fondo al mare”

Photo by Tomu00e1u0161 Malu00edk on Pexels.com

La neve in fondo al mare – di Rossella Gallori

Seduta o quasi, un po’ più in là di dove  doveva stare, si accorse di essere stranamente viva, semisdraiata, rigida, ma viva, quel tanto che serviva:

Il cuore tic tic tic lento e monotono

Le ossa crac crac doloranti ed a momenti assenti

Il cervello mmm mmm semispento

Le voci lontane le sembravano famigliari, ma non troppo, un eco fioco che rimbalzava da vetta a vetta.

Li dove si trovava tutto era ovattato, imbottito di un cotone morbido e tagliente…lucido ed opaco: come nebbia a fiocchi, fiocchi di neve.

Cercò di muoversi, non sentiva più i suoi piedi e forse non li aveva mai avuti, le mani gelate sembravano non avere dita…

Toccò il seno, protetto da grossi cerotti, un flash diventò memoria: c’ era chi tagliava, chi cuciva, c’erano pesci dalle lunghe ciglia, rumore di conchiglie  spezzate, alghe abbracciose che cercavano di afferrarla…

Profumo di sale e verde, tanto verde che mescolandosi al bleu zaffiro creava un colore nuovo e desueto, pittore immaginario di immensi fiori, senza gambo, che si schiacciavano con le “ grasse corolle” contro i vetri della stanza, in un delirio elegante privo di ansie.

Aveva sete, succhiò una microscopica palla di neve, si dissetò rincuorandosi, quel chicco gelido l’aveva resa più presente, stava comoda nel suo acquario, immenso.

Acqua dolce di mare calmo.

Neve di cotone.

Bastava non avere dolore, non restare sola, poter parlare ancora con qualcuno, respirare, sognare, amare, annusare l’aria, accarezzare qualcosa, magari rodere immaginando una lucertola amica con sciarpa e cappello.

Gli aghi bucavano, sembravano piccoli morsi fastidiosi, c’era tanta neve ed ancora nevicava sul tappeto di sabbia infondo al mare, ma non faceva freddo…..Non aveva freddo….Orsola piangeva lacrime calde…..

Il Titolo di Carla

“Rumori di niente”

I rumori del bosco – di Carla Faggi

Photo by Ann Lysenko on Pexels.com

Abito in mezzo ad un bosco con Marco, ormai da circa trent’anni.

La prima notte che ci ho dormito mi ha colpito il rumore del silenzio.

Inizialmente era solo un brusio strano fatto di mancanze, non c’erano tanti suoni familiari, quello delle macchine, dei vicini,dell’asfalto, delle luci, dei passanti.

Solo un brusio quasi assordante come filtrato da una garza attorno alle orecchie.

Poi piano piano il suono del silenzio si allarga, diventa multiplo.

Inizi a sentire gli animali della notte, i caprioli che si cercano con gridi strani quasi gutturali così diversi dalla graziosità che ispira l’animale.

Gatti che passeggiano ma che si distinguono nettamente, come spostassero l’aria.

Cinghiali che raspano ma che sembra lo facciano in silenzio, solo il rumore della terra smossa e lievi grugniti.

Cani che si chiamano, così chiacchieroni perché hanno sempre tanto da dirsi.

Ed in lontananza quasi assopito il ritmo continuo dell’autostrada; nota stridente che però ti fa apprezzare ancora di più i rumori del silenzio.

Rumori fatti di poco, quasi di niente inizialmente, ma poi con l’abitudine, chiari, distinti, netti.

Il Titolo di Vittorio

“Il turno di notte lo fanno le stelle”

foto di Vittorio Zappelli

Il turno di Notte lo fanno le stelle – di Vittorio Zappelli

Era il tempo della pandemia.       

Durante il giorno si facevano “segnali di fumo”: parole che si alzavano dalle colline virtuali nell’etere per raggiungere chi ,nella piana della città ,viveva da solo.

Fresche erano le notti. Nel buio il bianco del ciliegio in fiore e quello del gatto che passeggiava sul bordo del muretto in giardino .

Alle stelle, come sempre indifferenti alle vicende umane, assegnavo il turno di notte per vigilare sul mondo annichilito dal virus.

La mattina volevo ritrovarlo almeno non peggiorato!

Il Titolo di Cecilia

Tutta la vita che resta

Photo by Cliford Mervil on Pexels.com

Tutta la vita che resta – di Cecilia Trinci

Vorrei dedicarla a cercare verità nei sentimenti. In questo oggi, in cui l’amore è saldo, risplendono i sentimenti collegati: l’amicizia, gli affetti sani e principali. La saggezza e la lucidità che vengono dall’aver vissuto, dall’aver potuto filtrare gli eventi e salvare i principi, ci hanno insegnato a sopportare, perdonare e comprendere. Ci hanno insegnato però anche molto bene a distinguere, a riconoscere, a pensare.

Vorrei dedicare tutta la vita che resta a godere dei sentimenti veri, degli affetti che si consolano da sé senza parlare, a dire la verità. A scompigliare le regole e i tabù, a dire pane al pane, falso al falso, cattivo al cattivo,  amore all’amore e dire tutti i ti voglio bene che servono.

Vorrei dedicare il tempo che resta a domandare perché.

Vorrei smascherare le opinioni, gli amici che tradiscono per un piatto di lenticchie, per una ricerca di vanità fatta di fumo, di paura del diverso o dell’impegnativo. All’amico fragile che sceglie ufficialmente i forti per sentirsi più uguale e meno spaventato, dimenticando che ci sei, che c’eri anche tanto tempo fa, vorrei dire: peccato, sei tu che non ci sei più.

Perché il tempo che resta è breve e voglio solo guardare le stelle.

Il Titolo di Luca

Rumori di niente – di Luca Miraglia

Photo by Cristian Joaquin Pezo Guevara on Pexels.com

E’ sera, è tardi,è già buio…

E’ già ora di tornare verso casa, lassù nel villaggio oltre il bosco.

La strada, anche se in salita, non è difficile, è ben segnata e anche a piedi, nonostante l’oscurità della sera avanzata, si segue bene: attraversa il bosco e rapida e ripida si inerpica verso il poggio di casa.

Il silenzio della valle sale con il buio che scende e mi avvolge fin dai primi passi.

In realtà, pur in quel niente di umano che mi circonda, miriadi di suoni: i fruscii, gli scricchiolii, i sussurri di brezza estiva, il calcare del mio passo sul sentiero, il soffiare del respiro un po’ affannato per la salita, il frinire dell’ultima cicala che si mescola a quello del primo grillo. Tutti si addensano in un silenzio imperfetto, nel sussurro del grande bosco che nel buio si manifesta con la sua tenue voce e che un po’ spaventa ma che in realtà abbraccia e protegge chi la sta ad ascoltare.

Il Titolo di Sandra

Tutta la vita che resta – di Sandra Conticini

Photo by alleksana on Pexels.com

Spesso me la faccio questa domanda. Penso un po’ tutti avrebbero la curiosità di sapere quale sarà  il loro giorno fatidico.

Il non saperlo è una vera fortuna, altrimenti via via che il tempo passa avremo più ansia di quella che già ci assale.

– Finisce il tempo della mia permanenza sulla terra, sarà meglio andare a fare una bella crociera e spendere tutto  quello che mi rimane. Ultimamente ho visto  avvicinarsi diversi parenti che non si vedevano da anni. Rimarranno a boccasciutta, mi dispiace per loro. – diceva la mia vicina di casa.

Invece l’amica della mamma spesso usciva dicendo che si sarebbero ritrovati tutti di là. Qualcuno le faceva notare che nessuno era mai tornato e la cosa la convinceva poco. Questi discorsi a me fanno solo sorridere, l’importante è mordere la vita al meglio possibile e cercare di prenderla con calma e filosofia. Neppure le conoscenze ci aiuteranno a sapere il famoso giorno e nessuno  ce lo sposterà

Il Titolo di Stefania

La neve in fondo al mare – di Stefania Bonanni

Photo by Yaroslav Shuraev on Pexels.com

Succedono cose mai viste prima.

Sarà il comportamento irrispettoso e doloso dell’ uomo verso la natura, sarà che ogni tanto uno scossone ci vuole e, dopo il dovuto sbigottimento, fa anche bene, sarà che, come dicevano un tempo “Lui fa quel che vuole” e Lui è maiuscolo, sarà che l’ informazione a volte è bugiarda e faziosa… comunque successe….

Lo videro ,fotografarono, assistettero al fenomeno testimoni….: nevicò sul mare, e la neve scese fino ai fondali. Fiocchi intatti, come congelati per sempre, scesero, scesero, scesero . Formarono un fondo candido e scivoloso.

Scesero palombari con gli sci e gli slittini.

Fu il boom delle proposte. Ci fu chi pensò di rovesciare l’Everest, e di proporre scalate sottomarine con le bombole. Chi progettò grossi sci da fissare sotto i sommergibili, che così avrebbero anche risparmiato carburante…Ci fu chi vide le sirene sugli impianti di risalita, chi pescò pesci già surgelati ed invocò il miracolo, tanto riprese l’attività della pesca.

Ma la proposta sicuramente piu’ cinica e cattiva fu quella che previde l’eliminazione di tutti i pesci pericolosi, e pazienza se gli abissi erano la loro casa da sempre, e la creazione di una gigantesca bolla da installare sul fondo marino, nella quale si potesse respirare. Piano piano si sarebbe creata una nuova umanità fornita di adeguati strumenti. Si sarebbe creato una sorta di esclusivo villaggio vacanze. Naturalmente tutto sarebbe stato intonato al bianco della neve ed all’azzurro del mare. Pazienza se gli africani non sarebbero stati adatti.

 Da considerare che non sarebbero mai arrivati profughi.

Il Titolo di Lucia

Domani, domani – di Lucia Bettoni

foto di Lucia Bettoni

Domani domani
Domani e’ troppo tardi

Forse è questo primo giorno di primavera
Forse è questo sole caldo
Forse è questa giornata intensa che mi sta strapazzando
Forse forse
Non so
Vorrei vorrei “domani”
Domani è troppo tardi

E allora …
Dondola lieve su un filo di seta
Guarda il gatto che rotola al sole
Ascolta e fai silenzio
Spengi la frenesia dei pensieri
Il tempo è ora

Metti una camicia bianca e facciamo l’amore

Il Titolo di Rossella B.

Domani Domani – di Rossella Bonechi

Photo by Asad Photo Maldives on Pexels.com

No, ora no ! Lo farò domani ! “Sì…lo farai DOMAI !! ” le grida lei di rimando lasciandola finalmente in pace. Che fretta c’è? A vent’anni di Domani ce ne sono mille e mille ancora e le cose più interessanti sono Oggi.

Poi ci cammini dentro, a tutto questo sciame di Domani e impercettibilmente si rarefanno, mescolano le carte e diventano Ieri. Già ieri ??? Com’è possibile??? Fermi, fermi Domani, fatevi acchiappare! Aspettate! O per lo meno rallentate, avete tutto il Domani di tempo per raggiungere le lancette !! Ma se per caso  arrivate prima di me, date una bella carica all’orologio che Domani mi voglio fare un altro giro !

Incontro del 20 marzo 2025 – Titoli per raccontare

foto di Lucia Bettoni, Rossella Gallori, Cecilia Trinci

Titoli:

La neve in fondo al mare (Matteo Bussola)

Domani, domani (Francesca Giannone)

Il rosmarino non capisce l’inverno (Matteo Bussola)

Troncamacchioni (Alberto Prunetti)

Tutta la vita che resta (Roberta Recchia)

Scricchiola il vento dentro le porte (invenzione di Cecilia)

Rumori di niente (De Gregori)

Il turno di notte lo fanno le stelle (E. De Luca)

L’isola (film)

Riedizione di Nostalgia per Anna

CARTONI ANIMATI – di Anna Meli

Photo by Miguel u00c1. Padriu00f1u00e1n on Pexels.com

            La carta ha un buon odore, un odore speciale di libri stampati, di quaderni di scuola, di cartoncini colorati e anche di imballaggi. E’ un odore particolare che a volte ti entra nelle narici provocandoti sonori starnuti liberatori.

            Il cartoncino mi piace in modo particolare perché lo sento forte e nello stesso tempo maneggevole, capace di aiutarmi a realizzare le mie idee, le mie semplici capacità, come il costruire scatoline in cui riporre piccole cose: strani bottoncini, perline di collane strappate, piccoli insignificanti oggetti appartenuti a chi sa chi, ma ognuno col loro passato intrecciato a fatti e persone.

            Da piccola mi divertivo, soprattutto nelle serate invernali quando rimanevo sola, senza la compagnia di amici, ad immaginare storie con cartoncini dipinti e piegati in un certo modo a cui davo un nome di persona o di animale.

            Il colore determinava l’appartenenza: verde era la rana che gracidava nello stagno di carta del cioccolatino, rosso era il fuoco, marrone la lepre che fuggiva via veloce di fronte al fucile nero del cacciatore verde e viola e poi…poi appariva la carta mago, mal ritagliata e scarabocchiata che terrorizzava tutti costringendoli a ritornare nella loro scatola in attesa di un nuovo gioco.

            Ripenso con nostalgia a quei momenti a quelle storie fantastiche che mi facevano provare sicurezza e, qualche volta, anche un certo senso di smarrimento, ma erano le mie storie segrete e in esse ci stavo bene come in un rifugio solo mio.

Analisi semiseria postelevisiva di Stefano

 Memorie sul vaso – di Stefano Maurri

Photo by Prajwal on Pexels.com

 Dopo l’approvazione da parte di Ursula del riarmo europeo si diffuse in tutto il paese una frenesia: quella di andare alle armerie e comprarsi ognuno la propria arma: p 38, fucili mitragliatori, ogni cosa andava bene. D’altra parte ognuno interpretava il ri-ARM come voleva… nel frattempo nel paese si celebrava il caso Calenda, che,  preso da un irredentismo furibondo, voleva il ritorno di Fiume all’Italia e noleggiò un aereo Caproni Marchetti della prima guerra mondiale per sorvolare la città come fece D’Annunzio per lanciare volantini. Soltanto non teneva conto che l’aereo, ormai vetusto, arrivato a Ravenna cominciò a dare segni di difficoltà. Così atterrò sul litorale di Rimini e andò a mangiarsi una spaghettata di pesce. Meloni non sapeva come districarsi tra le varie posizioni e decise di prendere una posizione defilata: fece una riunione del consiglio di famiglia con la sorella Arianna, Lollobrigida e Giambruno e decisero di andare a giocare ai giardinetti di Colle Oppio come quando erano ragazzini, facendo acchiappino, acchiappa bandiera (possibilmente quelle altrui), campana, tutte le cose che li avevano formati. Ursula, anche lei, decise di tenere un profilo basso e decise di andare anche lei sulla collinetta della montagnola anche lei a fare giochi che faceva da bambina, senza proferire parola, preferendo i giochi con i compagnucci della parrocchietta sua. Intanto il Papa era giunto al 100 novantesimo giorno di ricovero e la chiesa cattolica decise di eliminare dal numero dei santi quelli di Cirillo e Metodio per evidenti incompatibilità con l’occidente, ma furono diffuse anche altre immagini del Papa che lo ritraevano in condizioni abbastanza buone, disteso a letto ma sotto  il poster di Che Guevara e mentre faceva ginnastica con preparatore atletico, fatto venire appositamente dalla Virgin di Firenze. Dopo l’applicazione dei dazi i Marchesi Antinori e Frescobaldi, disperati per il numero di bottiglie che si accumulavano nelle cantine, decisero di regalarle alle case di riposo per anziani, ma quando  furono serviti, questi si incazzano dicendo sa di tappo ridateci il tavernello. I più agitati erano la massa di giornalisti della carta stampata e della televisione doppiopesisti , cerchiobottisti e forse anche un po’ piduisti che non sapevano come fare l’ennesima giravolta: se stare dalla parte di Trump… come stare dalla parte  di Putin…. ma senza sembrare….. e decisero comunque di partecipare a tutte le trasmissioni televisive dicendo  il nulla più assoluto. Alla fine qualcuno più furbo fece un po’ di conti: occorrevano  oltre 30 miliardi di euro l’anno che l’Italia non aveva e decisero che se fossero state messe delle altre tasse avrebbero perso tutte le elezioni da lì al 2050…. quindi decisero unanimemente di non farne nulla. “E l’Ucraina ?” direte voi ….beh dissero come dice una pubblicità recente di un’assicurazione: ma va a c****e!  Intanto però qualcosa andava avanti e forse fra un po’ di tempo si sarebbe potuto vedere qualche sprazzo di sereno….. nonostante tutto!

Nostalgia per Carmela

Nostalgia del presente – di Carmela De Pilla

Photo by Pixabay on Pexels.com

Nostalgia del presente

Dolore lontano nascosto da mille pensieri.

Dolore che vive nella nostalgia di un passato non vissuto

ma presente

presente nelle persone, nei luoghi, nelle emozioni che rimangono in vita.

Il tempo non cancella, non distrugge

nasconde sotto veli trasparenti

ciò che ha dato vita alla vita.

Nostalgia di un passato che è stato presente

 linfa di vita, di calore, di colore.

Come lampi ritorna nella nostalgia di un presente

che in un attimo è già passato.

Respiro e vivo

poi verrà la nostalgia del presente.

Nostalgia per Rossella B.

La nostalgia non è mancanza – di Rossella Bonechi

Photo by Meriu00e7 Tuna on Pexels.com

” La nostalgia non è mancanza, è la presenza di persone luoghi emozioni che tornano a trovarci”

La nostalgia è come quello specchio a tre parti che usano i sarti perché ci si possa vedere da tutti i lati: è dolorosa quando si trasforma in rimpianto, è confortante quando testimonia il vissuto, è d’ispirazione quando un po’ ci si perde nella palude dell’abitudine.

Anche per me la solitudine non è mancanza, mi può mancare un sogno non realizzato o un desiderio non esaudito e le occasioni mancate, ma sono un’altra cosa; solo quel che è stato vissuto può essere ricordato con nostalgia che spesso è dolorosa proprio perché legata al non poter tornare reale. Non rammento momenti di nostalgia che non siano accompagnati da un sospiro o da qualche tremore di voce, ricordare con tenerezza e benevolenza di noi trasforma la nostalgia dolente in una ricchezza di cui fare tesoro.

Nostalgia in cucina per Cecilia

Nostalgia della pasta e ceci – di Cecilia Trinci

Photo by Dasha Klimova on Pexels.com

Due volte al giorno bisogna pur cucinare. Variare il menu non è sempre facile, considerando le nostre debolezze psicofisiche e digestive. Occorrono piatti appetitosi, creativi,  nutrienti, nonché di facile digestione e misurati nelle quantità, per non avere la pena degli avanzi che accumulano batteri e diventano nemici. Stasera…….mmm…. “pasta e ceci”. Sì, approvato! Evvai!

E nella solitudine della cucina si raccolgono gli ingredienti, si cerca la pentola giusta, il rosmarino in terrazza, l’aglio, l’olio buono e si comincia.

Cucinare ha il potere di assorbire gli umori, i pensieri, le paure e la noia di pomeriggi spesso lenti e magicamente si spandono profumi antichi e nuovi, sinceri e concreti. L’aglio lascia un po’ di tracce acute, il ramerino spruzza felicità e buonumore,  una boccata d’aria fresca,  meglio abbondare. Si esce in terrazza e sembra di scendere nell’orto, se guardi solo davanti potresti riuscire ad ingannare te stessa, il fresco di marzo rincara la dose, se guardi su vedi pure la luna piena con un po’ di alone e davvero ti sembra di essere vicino al mare, in un orto di fantasia.

Come quando…..la mente parte subito, solleticata dal rosmarino e via, non ci si può più fermare. I ceci nella pentola …come quando mio babbo partiva per un giorno al mare e prima si faceva una pasta e ceci come si deve. Pochi erano i piatti forti della mia famiglia, ma uno di questi era lei, la pasta e ceci di mia mamma. Mentre i ceci ribollono con le spezie, mentre poi li frullo e li rimetto al fuoco e li guardo borbottare contenti eccoli lì, loro due, i miei due genitori e soprattutto la mente si attarda sul babbo, sulla sua gioia di quando si prendeva i suoi spazi e se ne andava verso il mare e il podere. Lo vedo, lo sento, lo percepisco mentre i ceci borbottano, un turbine silenzioso mi riporta indietro e non a quel tempo laggiù, ma resto qui, nell’ora, e ci parlo. Gli racconto di noi, del tu, dell’io, gli racconto leggerezze e paure e come sempre mi rassicura, senza parole speciali, ma solo con il tono della voce, con l’appoggiarsi del corpo e della voce su pilastri che poi sono lui stesso, il suo pensiero, il suo modo di vedere le cose. Cucino e parlo silenziosamente con lui, ci sto un po’, finché la pasta è pronta e la verso nelle scodelle. “E’ pronto!”

Ci salutiamo con la nostalgia morbida di un incontro breve, si allontana, o meglio si dissolve, come il fumo che esce dalla pentola, ma ho la certezza che tornerà, magari alla prossima ricetta.