Il periodo rosso sta per finire…..

orchid-2908889_960_720Rossella Gallori: ARRIVA IL BIANCO, NON DIMENTICO IL ROSSO

Tolgo il mantello di velluto ROSSO , lo tolgo, non lo dimentico,  lo osservo con amore, come il compagno di un pomeriggio di passione…..

Lentamente, sempre più lentamente, indosserò il BIANCO del mio inverno, del silenzio, del vedere  senza guardare, dell’ ascoltare.

Non avrò   al collo una sciarpa di shahtoosh , frutto della morte.

…..Un latteo scialle di pile mi scalderà il cuore…proteggendomi dai raggi del gelo…..e non solo.

Le pere di cioccolato

Gabriella Crisafulli: Il magma nelle bottiglie

Rosso, verde, blu, violetto, turchese, amaranto … viaggiano nel turbine di elementi diversi che si mescolano, roteano, ondeggiano, suonano, luccicano, precipitano. Da un grumo che si scioglie cascano brillanti, gocciolano stelle, all’inizio una ad una poi sempre più numerosi. Ecco si fermano, disegnano un albero attraverso cui filtra il succo d’amarena denso e fragrante.
Nella casa di Monte Farella c’erano tanti alberi: cotogni, meli, peri, ciliegi, mandorli, fichi e anche l’uva fragola che faceva ombra davanti al trullo. Ogni frutto veniva usato e conservato in modo diverso, ogni frutto serviva per preparazioni differenti.
I “calzoncelli” con le amarene, dolci e salati, sono stati per me la scoperta di un nuovo mondo. È il lato est della mia vita dove la nonnina Anna cucinava le fave nel “pignatello” poggiato sulla “fornacetta” alle prime luci del giorno e dove nonna Pina, messo il cesto al braccio, dava la mano alle bambine per andare a cogliere le pere di cioccolato. Altro non erano che pere le quali, al momento di maturare, diventavano di un marrone molto scuro.

 

Nel mare ci sono anche i coccodrilli….

 

20171215_094406Sandra Conticini: La bottiglia blu

La bottiglia che mi ha colpito di più è quella azzurra che mi fa pensare ad un mare burrascoso  con onde impetuose, argentate e schiumose. Muovendola  si formano delle bolle più grandi e più piccole, che mi fanno pensare alle donne  sui barconi che si mettono in viaggio con la speranza di trovare la salvezza e dare un futuro ai loro figli… ma spesso purtroppo non riusciranno a vedere la luce.

 

Un presepio vero, lontano, in Africa

Dal diario di Roberto Zatini, dal Burkina Faso, in vista del Natale
La parola villaggio risveglia nella mia mente viziata gli echi natalizi. 
Formavano piccoli villaggi quelle casette di sughero e cartone  colorato che piazzavo quando facevo il presepe sui monti di cartapesta intorno alla grotta dove la stella cometa segnalava il luogo dove era nato il Salvatore del mondo. Fuori le donne facevano il pane e lavavano i panni. Gli uomini battevano il ferro e zappavano l’orto. 
Tutti presi dal lavoro quotidiano non sentivano la voce dell’angelo di gesso col vestito azzurro che annunziava agli uomini di buona volontà che era nato il Salvatore. 
Solo i pastori, abituati ad ascoltare la voce del vento e a guardare lontano, camminavano verso la luce. 
I magi sarebbero venuti solo alla fine, quando tutto era già accaduto.  
Pensavo a quei villaggi, mentre la Land Rover andava, cercando la pista meno devastata dalle piogge portatrici di vita e distruzione. 
Scansava, procedendo sobbalzando,  zebù e capre, maiali e galline, cristiani e asini.  Passava fra i radi  cubi di fango coperti da lamiere ondulate fermate con sassi  rossi di minerale ferroso, che sono le case da queste parti. 
Sono alti forse due metri e i lati poco più. Dentro forse c’é un giaciglio. Si vive fuori, dove sono i tre sassi su cui si appoggiano le pentole e il mortaio dove pestare il miglio.
Sono uscite da queste capanne le persone che aspettano suor Bartolomea nel suo ambulatorio. 
Scarichiamo la cassetta di metallo verniciata di verde che contiene il suo armamentario. 
Deve medicare piaghe, incidere ascessi, palpare ventri gonfi. Polverine, pomate, pasticche. 
Un asinello è immobile nell’ombra rada di un alberello spinoso. Due capre brucano l’erba secca. 
La vecchia a cui è stato inciso l’ascesso viene aiutata a risalire sullo scooter del giovane che l’ha accompagnata. Il mezzo non entra in moto e la donna rischia di cadere. Come sarà la sua casa? 
Un gruppetto di bambini si avvicina. Scalzi, cenciosi, polverosi. Il più piccolo piange. Non vede spesso uomini bianchi. Nasara. Nasara. 
Chiedo i loro nomi. Bruno, Assunta. Non so più dove sono. Sono tornato a casa, forse. 
Qualcuno non riesce a fare uscire la voce. 
Vorrei che urlasse. Che lo sentissero in tutto il mondo. Che la sua voce arrivasse a Trump e Putin, ai potenti della terra. Anche a Salvini vorrei che arrivasse e a tutti quelli che vogliono chiudere le porte della loro casa. Non si ferma l’acqua con le mani. 
Lo sentono solo una suorina partita dalla Sardegna e le sue consorelle e tante altre persone di buona volontà. Li sente Suor Cristina della Fraternitè di Emmaus  che viene dal golfo di Sorrento e  dà una luce sotto la quale studiare e una lavagna circolare grande quanto il suo coraggio di donna ai ragazzi che vogliono imparare come si diventa grandi senza dover partire per altri mondi, ma anche a chi vuol tornare dopo essere partito, perché nessun luogo è come casa nostra.

Esperimenti deliranti

 

Lorenza: Le bottiglie colorate

Appena ho visto le bottiglie ho pensato:” Ma che ca… volo si  è inventata stavolta Cecilia”. Questa donna mi farà diventare matta con la sua stralunata inventiva; non sarà mica un’aliena? Noi fiduciosi e ingenui la seguiamo nei suoi visionari e manipolatori esperimenti e non ci accorgiamo che lei fa di tutto per catturarci l’umanità. Cosa se ne farà poi non si sa. Speriamo bene… Subito dopo il pensiero, accompagnato da un brivido di terrore, è andato alla passata di pomodoro e alla cena della mia vigilia di Natale. Anche quest’anno, come è nella tradizione veneta, dovrò cucinare l’anguilla con la passata di pomodoro, aglio e un po’ d’aceto. Per me è un incubo. (…) Ho ricordi di anguille che fuggivano per la casa, rimpiattandosi sotto poltrone e mobili, con la relativa difficoltà per stanarle. In più hanno la pelle viscida, non si acchiappano e la spellatura è quasi impossibile perché non si riesce a tenerle in mano.(….) Ogni anno chiedo a Babbo Natale di evitarmi questa truce esperienza,  ma i miei cari figli tecnologi cibernetici lo pretendono; dicono che, se non c’è almeno un pezzetto di anguilla come è tradizione, non è Natale. Valli a capire te questi giovani! Senza dire che crescendo in Piemonte devo cucinare anche la tradizionale “bagna cauda”. Con questa va un po’ meglio sono solo acciughe sciolte in chili di aglio e burro e mangiate con i peperoni. Una cosa pesantissima che i fantasmi della notte del “Canto di Natale” di Charles Dickens sono una bazzecola. Mi ha sollevato da queste tristi elucubrazioni avere  fra le mani la bottiglia azzurra che sembrava un pezzetto di mare con la schiuma sulla battigia. E’ stata quella bella visione che mi ha fatto pensare: “E se quest’anno mollassi tutti lì e me ne fuggissi al mare”?

Nuotare nel blu

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Chiara Bonechi: Il blu…

Il mare…

il movimento delle acque…

le onde che trascinano i granelli di sabbia…

Distesa sulla battigia sotto il sole cocente ascolto il rumore del mare, mi lascio accarezzare dalle onde e rinfrescare dall’acqua che bagna il mio corpo.

Nell’acqua del mare nulla è fermo, si muovono i granelli di sabbia, si muovono i pesci, le alghe e si muovono i corpi dei bagnanti.

E’ tutto un salire e poi discendere nella trasparenza del mare.

Poi quell’olio, il petrolio si adagia in superficie e i nostri occhi non riescono più a penetrare nella trasparenza del mare.

Non riesco più a vedere il blu.

Rosso come la paura

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Rossela Gallori: Ho avuto paura

Ho avuto paura, che mi scoppiassero tra le mani, tutti avrebbero  riso….ed io, sporca e imbarazzata, cosa avrei fatto?

Ho avuto paura di guardare, di osservare un senso che non avrei trovato, più che altro , che non avrei saputo spiegare.

Ho avuto paura che LEI , si aspettasse da me  una logica immagine , una sequenza nitida di emozioni.

Ho pianto dentro, il blu pavone mi sembrava la luce impietosa di una autoambulanza,  che mi teneva sveglia……..a  S. Luca era più notte , la notte…..

Ho avuto paura, di quel rosso scarlatto, poco coraggioso ….anche lui truccato da rosa di Parma, clown , per l’occasione.

Ho avuto paura e non l’ ho detto, osservata da occhi istruiti….

Poi, nel mio cervello, ho mescolato i liquidi, per farne un solo colore….un violetto cobalto ….che mi ha accettata per quello che sono, senza filtri, in un cielo color manganese, dove spesso piove …fili di lana rossa scendono  dal cielo….acqua che non bagna….

Il rosso intorno

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Monica Baldi: ROSSO RUBINO

Mi vesto di rosso, rosso rubino, mi fascio, mi avvolgo, nel rosso rovino, scivolo intera, senza sfumature,  nel rosso regale, vibrante d’azione, passo svelto, cuore aperto, pulsazione continua, apertura d’amore, cosmico amore alare.

Brilla il rosso sul mio corpo, entra il raggio nelle vene, ride il cuore e lo contiene.

 

…e BLU

Nel blu profondo, la calma, l’affondo…il corpo svanisce, si diluisce, nel liquido notte, liquido dell’Universo…galleggiano suoni, appaiono immagini…avvolto nel liquido amniotico dell’anima, sogno, divago, mi alleno, riposo…in Pace.

Magica magia!

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Tina Conti: Vortice di colori

Sciame di colori, fruscii di luci, aria di mistero.
La seduta cominci!
Chi si è acconciato i capelli di rosa sparato, chi ha fatto un taglio lungo, corto sfumato,
Chi con tenebroso cappello, altre con brioso ombrello e mantello cadente, giacca fluente, gioielli tintinnanti, scarpe scintillanti.
Una pozione è stata preparata, impastata con aromi orientali, profumi  nostrali, frutti magici, viene servito  il bollente infuso di fiori  sconosciuti, con miele e sentori lontani. Che ebrezza nell’aria………si parte.!!!!!

– vorrei un marito con piedi da folletto che  nel ballo mi guidi con effetto!
– si avverino tutti i desideri nascosti nel cassetto, escano anche i no che non ho mai detto
–  sia  perfetta la tavola imbandita, il cibo insolito e squisito che faccia a tutti leccare il dito
– il bastone che mi ha sorretto fin ora voli  per il mondo  e per chi ne ha bisogno ogni ora
– che il limone  dalla rugiada dissetato se ne stia felice sull’aia  indisturbato
– l’orto sul poggiolo sia il più rigoglioso del paese con solo due secchi di acqua al mese
– che il ballerino aitante e scapigliato, diventi un ometto senza buzza e ordinato
– la torta di briciole che farò stupisca tutti per un bel po’
– che la magia di questi incontri lieti, perduri nel tempo  e  faccia diventar tutti saggi  e mansueti.

Scintille in bottiglia

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Maria Laura Tripodi: Le bottigliette

Sono liquidi sospesi. Sono gelatine che non lasciano passare niente. Le stelline colorate sembrano rincorrersi e non raggiungersi mai.

Ma la bottiglietta azzurra con i sassolini che si posavano sul fondo e facevano un suono che sembrava una musica sud americana?

Ma le paillettes che si illuminavano e si spegnevano come quelle attaccate sui bustini delle gemelle Kessler?

Forse in una di quelle bottigliette c’era un fogliolino di carta con un messaggio dentro.

Le quattro bellissime

Germana Fantini: Libertà rinchiusa

4 bellissime bottiglie  hai fatto, cara Cecilia, ognuna è  diversa dalle altre nel colore, nel fruscio, nella luce e nella brillantezza, ma tutte hanno la stessa caratteristica ed è  “un tappo  che le chiude e le soffoca”…..Perché. ?……….Sembra il simbolo di una libertà limitata e rinchiusa in uno spazio ristretto, momentaneo, spezzato.

 

Gruppo in bottiglia

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Roberta Morandi: Luccichii colorati in bottiglia
Che cosa mi hanno detto le bottiglie colorate viste attraverso la luce  delle candele? Anche nulla.
Che forse oggi sono sprovvista di emozioni?. O forse non mi  lascio attraversare da esse.
Sono meno permeabile, non più dura, solo meno fluida, i pensieri che, come tutti, ho, sono più attaccati e non si lasciano attraversare da giochi innocenti di bottiglie colorate e sonore.
Perbbaccolina Roberta  come sei marmorica!
Non mi sciolgo con niente, sarà la pioggia, la giornata uggiosa o forse il Natale  che arriva e che mi vorrebbe luccicante e uniformata a tutto il resto.
Già, in questi giorni sto criticando proprio tutto, dalle luminarie in piazza a quelle delle case, all’opulenza a cui ci invitano i messaggi televisivi e non.
Devi essere buona per forza e per forza felice e accoglievole, devi fare doni a tutti, pacchi pacchetti pacconi, senza dimenticare nessuno, devi addobbare il giardino di lucette intermittenti da mal di testa: ma io non ne ho proprio voglia!
Quelle bottiglie colorate e luccicanti di stelline e campanellini, il profumo speziato del panforte, buonissimo, di Ivana, e i campanellini intrecciati con i peperoncini rossi e le scorzette  della Tina, tutto mi invita al Natale: mi sento spinta e attratta verso questo buonismo superficiale e fasullo fatto di convenzioni-tradizioni a cui non puoi sottrarti  senza indispettire qualcuno e a nulla serve spiegare, perché non c’è  niente da spiegare…
Ora, siamo noi, le solite matite piccole e colorate più che mai, il nostro gruppo: ecco qui sto bene… noi siamo vere. Grazie donne!

Fluidi diversi…….. fluttuano

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Ivana Acciaioli: Fluttuare

Fluttuavo.
Per tutta la mia infanzia credo di aver fluttuato.
Ero una bambina cattiva?
Ero una bambina sporca?
Sentivo mia la colpa. Ma non ero colpevole.
Mi scoprivo forte nel fare cattiverie, perché i buoni erano i deboli.
Ho sofferto scegliendo di proteggere i miei genitori, a nessun bambino spetta farlo.
Fluttuavo ed adesso ho voglia di urlare.

La corsa all’oro

file_15_27Nadia Peruzzi: Promesse

Bottiglie, acqua, rosso e blu, bagliori, frammenti di cose e di vite. Tesori che si sono persi in un mare agitato, o sparpagliati in un lago tanto tempo fa.

In una appare una medaglia di foggia azteca e fa capolino in un turbinio di stelline dorate.

In un’altra, ciottolio di sassi avvolti nel blu profondo, che si rincorrono e confliggono mentre il liquido li culla e quasi li accarezza.

La terza bottiglia ci dona pagliuzze dorate, e un sogno che fu di molti uomini in un tempo lontanissimo. Fu una vera migrazione quella che segno’ la Corsa all’oro, in cui si unirono speranze di raggiungere ricchezze incalcolabili o almeno un nuovo orizzonte da toccare con mano e da cui ripartire.

Rosso cupo e liquido denso: la quarta bottiglia, questo ci offre. Un pugno nello stomaco, perché ti vien da pensare ad un grumo di sangue cosi’ tanto vischioso, da scivolare male dentro la bottiglia. Si muove a fatica, quasi oppresso dal peso di tutti quei corpi stivati in carrette che solcano acque infide e procellose.

Se cerchi di immaginare qualcosa, non riesci a vederci  che tutte le anime  andate perse nei nostri mari mentre erano in cerca di una promessa di felicita’ e di pace.

Azzurro opaco

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Carla Faggi: L’estate è azzurra

Il rosso dell’inverno.

L’azzurro dell’estate.

E’ opaco, ha bisogno di luce per diventare rosso trasparente. Come il sole che tramonta e tinge di rosso il cielo, gli alberi diventano rosso scuro e le colline sullo sfondo rosso polveroso.

L’inverno è rosso, rosso sangue, rosso fuoco.

Azzurro come il mare d’agosto, le cicale che cantano come le biglie nella bottiglia, un rumore forte ma confortante.

L’azzurro che riscalda l’aria. L’oro che impreziosisce l’alba sul mare.

La luce che diventa azzurro e poi si trasforma e diventa oro.

L’estate è azzurra.

Quando Simone supera se stesso……

 

075

Simone Bellini: PRIMO ULTIMO DELL’ANNO

Le belle famiglie numerose di una volta, quelle di sei, dieci, dodici figli, nati nell’incoscienza di un futuro, ma nella felicità del momento, avevano nomi facili da memorizzare ma privi di fantasia. Secondo la successione si chiamavano Primo, Duilio, Settimio, Ottavio e quando ne nasceva uno in età già avanzata quello era Ultimo.

Il problema si presentava al momento di registrare all’anagrafe il Primo o l’Ultimo della famiglia “Dellanno”.