Mettersi in viaggio – di Rossella Gallori
Per mettersi in viaggio c’è bisogno della nostalgia di qualcuno…(S. Tamaro)
…o di qualcosa che sia stato vero o immaginato, vissuto o sognato, di un profumo intenso, di un abbraccio delicato, di un amore, di una amicizia, una miscela che amalgama: sentimento, poesia, fantasia.
Ti devo raggiungere
Voglio trovare qualcosa di elegante e leggero per il viaggio, cercherò una valigia non pesante, giusta per le braccia di oggi, il cuore si sa regge ogni peso.
Ti devo raggiungere, ci provo.
Ti avevo conosciuto in un tempo di ieri/ieri, un incontro improvviso, un po’ letale ed anche un po’ scemo. I nostri sguardi si erano incrociati sopra una tazzina di caffè, occhi persi tra brioches calde. Ci presentammo un po’ all’ antica tu capisti: Rosella, ma avevo la bocca piena, io Lino, ma tu ti stavi accendendo una sigaretta.
Nessun tavolo libero, quindi ci appollaiammo su alti sgabelli, per te fu comodo, per me un’ardua impresa.
Notai tutto di te: gli addominali naturali, la pelle ambrata ed il colore dei tuoi occhi, color Salento, quanto ridesti su quel mio colore inventato. Le risate furono il sale dei nostri incontri, il tuo non parlar fiorentino, a tratti troppo stretto, spesso troppo aperto, mi ammorbidiva l’anima. Diventò consuetudine.
Ti devo raggiungere
Non fissavamo, ci incontravano e basta, con le tue foto sempre più belle, sulle quali scrivevo frasi, che solo tu trovavi fantastiche.
Una volta mi hai presa per mano per farmi superare un ostacolo fangoso al nostro parco, un po’ mi sono illusa sostenuta da mani curate…di marmo morbido.
Ricordo quando sono salita nella tua mansarda, ho finto di non avere il fiatone, ma credevo di aver scalato il K2, tutto più semplice a casa mia: meringhe, cioccolato bollente e solo 4 gradini.
Cercherò di raggiungerti
…e quando ci siam bagnati come pulcini? Rimanendo a leggere sulla panchina, io Szimboska per te, tu Prevert per me, poesia e rischio polmonite.
Poi sei partito, mi hai avvertito di notte, mi hai chiamata Rossella con due ESSE io, con il tuo nome vero che sapevo bene non era Lino.
Ti vorrei raggiungere
Ma non posso non lo so fare, non ho valige giuste, né soldi miei, poco fiato, troppi anni che poi sono il doppio o quasi, dei tuoi.
Ma ho veramente nostalgia di te? O del caffè, o delle ore senza peso, o delle zampe del tuo cane sulle mie gambe? Nostalgia delle parole belle buone da leccare come zucchero filato, di giorni con il sole giusto, senza orari, di” colore umano” , di una me che era fuggita per l’ ennesima volta a pochi metri da casa………