Desidero condividere queste parole di Rossella Bonechi, che, al di là dell’occasione che ha motivato la sua riflessione, esprime con grande esattezza, lo scopo e l’essenza del nostro stare insieme a scrivere. Servirà per farci meglio conoscere, per ulteriori riflessioni e per fissare saldamente i nostri obiettivi. (Cecilia Trinci)

RIFLESSIONE – di Rossella Bonechi
Scriviamo favole?
Sono forse favole i graffi sul cuore di Stefania degli amici d’Arno che non sono più? Sono forse novelle le donne di Rossella distrutte nell’anima e il profumo di quel particolare tabacco che le circonda? Sono storielle la Voce del Babbo di Sandra, il paese di Patrizia, le bambine di Lucia che non riescono a piangere o a salire imponenti scalinate? E cosa sono i ricordi di Carla del Settimello che c’era e non c’è più o i piccoli paesi pieni di umile e varia umanità di Carmela? Le notti di Luca, i colori e i profumi dell’Istanbul di Nadia sono veri come la Genova che lei ci ha raccontato. Poi, volendo…, sarebbero da leggere le “fiabe” di Gabriella che in un giro dell’Oca tra una caserma e un’altra coltiva il sogno di una fioriera; e poi Vittorio dalle Tante Porte, Anna e la sua Posta di Candeli, Daniele piantamoroso nato da una valigia di cartone, Tina e il gallo Davide: c’è più realtà qui dentro che in tutti i quotidiani che si possono trovare.
Di cosa dovremmo scrivere? Di bambini abusati, di donne sempre uccise, di morti sui ponteggi? Di bombe, di fame, di corruzione, di genocidi? No, il giovedì no: la porta di quella stanza chiude fuori il fuori e apre il nostro dentro e aprendoci come frutti maturi le penne iniziano a correre sui quaderni. Una parola, un’immagine, anche una frase sola danno il “via” alle nostre emozioni, che prima però di arrivare sui fogli passano a volo radente sul nostro vissuto e sui nostri ricordi raccogliendoli, trasformandoli, a volte rispolverandoli. Può capitare che ci siano fiocchi, fiocchetti, perline e persino paillette, perché l’immaginazione ha bisogno anche di loro per non rimanere compressa e schiacciata, ha bisogno anche di leggerezza sennò non è più un aquilone ma una zavorra ancorata alla nostalgia dolente.
Questo si cerca di fare il giovedì, nella stanza.
Poi ci si saluta e si torna al quotidiano, ognuno al suo; in coda in macchina verso casa pensando se hai tutto per una cena veloce, il grembiule allacciato di fretta e il gesto automatico di accendere la televisione perché è l’ora del TG; e mentre triti alla svelta il battuto la “realtà” arriva ad abbracciarti tutta, raccontandoti di questo Circo di Nani e Ballerine chiamato Parlamento e scaraventandoti nell’angoscia di bambini a cui abbiamo “spento tutte le stelle in cielo”.
Ce n’è abbastanza per non volerne scrivere visto che lo dobbiamo vivere.
E meno male che la colpa della lacrime se la prende la Cipolla….
…ringrazio chi ha saputo scrivere e descrivere, con parole e musica una canzone bellissima, un brano che è realtà, vita vera.
grazie Rossella, grazie!
"Mi piace""Mi piace"
Leggo adesso.Mi sono commossa.Sei riuscita a toccare corde profonde cara Rossella e a dire con tocchi sapienti il bello del ritrovarci insieme.Diversi ma in comunanza di sentimenti.Il “fuori deve stare fuori” poi non ce la fa del tutto perché siamo sangue e passioni e non siamo centrati solo su noi stessi.Ma hai ragione..io banalizzo il concetto dicendo che mi piace scrivere quanto più mi diverto a tirar fuori la parte di me nê seria ,né seriosa che pure c’è.Pennellate piene di saggezza e leggerezza.Bravissima.Si abbiamo bisogno di un gruppo fatto di comunanza che ci allevii per due ore e mentre rielaboriamo il tutto,da quello che ci angoscia.Qualunque cosa sia.
E si il soffritto e la cipolla possono essere salvezza e muro protettivo per evitare di rimanere schiacciati e mantenere intatta e aperta la porta della speranza e di un pensiero positivo.
Veramente bellissimo Rossella.E in fatto di speranza ricordiamoci che “L’ ORIZZONTE È ROSSO”.
"Mi piace""Mi piace"
Grazie
"Mi piace""Mi piace"
non serve altro, e forse non serviva, ma e’ così bello e così detto bene, che conforta chi l’ avrebbe detto uguale nel senso, ma non certo nei modi sereni e profondi. Poteva essere uno scoppio, e sarebbe stato inutile, poteva essere un’ omissione, e non sarebbe stato giusto, poteva essere perfetto, ed e’ stata Rossella. Grazie . Grazie a tutti, confortanti, caldi, nell’ inverno di fuori.
"Mi piace""Mi piace"