I personaggi di Sandra: cuori teneri

Due cuori teneri – di Sandra Conticini

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Indossava vestiti dai colori sgargianti e tutti i giorni cambiava look. Sicuramente non   passava inosservata. Non riusciva a mettere due colori che stessero bene insieme. Era inguardabile quando si metteva quel camicione rosso fuoco con balze arancione, calze a righe gialle e viola, sandali azzurri e per finire  il cappello l’ ombrellino con un veliero, degli uccellini disegnati e tanti fiocchi azzurri, bianchi e fucsia.

In pochi sapevano dove andava, neppure il suo compagno ne era a conoscenza, ma era tranquillo, perchè tutte le sere tornava.

Aveva un’aria trasognata, camminava canterellando e saltellando, qualcuno la chiamava “la vispa Teresa”, ma non era matta anzi era una persona molto buona.

Tutti i giorni, in quelle condizioni, a volte anche peggio, andava in un istituto a tenere compagnia a dei bambini e quando arrivava iniziavano a ridere,ridere, ridere… ne avevano tanto bisogno. Lei si sentiva felice e contenta di poter portare un po’ di brio in quell’ambiente desolato. In questo progetto aveva coinvolto un suo amico scrittore di fantascienza. Aveva fatto una bella carriera, dalla vita aveva avuto tutto, viaggi, amicizie, soldi e tante soddisfazioni. Da questi ragazzi andava volentieri perchè riusciva a farli divertire raccontando storie di  alieni, simulando di salire sulle navicelle e ogni volta raccontando una storia diversa. I bambini erano al settimo cielo, lo avrebbero voluto tutti i giorni ma, da quando era andato in pensione, si era ritirato in una casa di campagna. La città era diventata troppo caotica ed aveva bisogno di tranquillità. Possedeva tutti i suoi animali cani, gatti, pecore, galline, ciuchi, pavoni, tutti con la loro casa, ma per tenere  pulito e governarli ci voleva del tempo.

Qualche volta nei giorni di festa andava a trovarlo la “vispa Teresa”, vestita un po’ più sobria,  conobbe il guardiaboschi,  un uomo tranquillo, ma forte, si vedeva  da come camminava. Sempre con un cappello  verde di feltro, la cartucciera ed un fucile in spalla. I due entrarono in confidenza così lei, che negli ultimi tempi voleva cambiare vita, una sera tornò a casa preparò il baule pieno di cenci colorati,  scarpe, cappelli e borse  di ogni foggia lo caricò sul taxi…. si trovarono all’aeroporto… avevano i biglietti in tasca partirono…

Nessuno seppe più niente di loro, qualcuno disse che erano andati a Toledo!

I personaggi di Nadia: La signora Arcobaleno

La signora Arcobaleno – di Nadia Peruzzi

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Quando il taxista la vide arrivare non credeva ai suoi occhi. Ne vedeva di persone tutti i giorni ,a ogni ora del giorno e della notte, ma una così mai! Unica, stravagante, tendente allo strano forte. La valigia che si portava dietro pesava come un blocco di marmo, da quanto era pesante. Ci doveva essere una vita lì dentro. Doveva esser stato complicato anche chiuderla visto che da un lato ciondolava un pezzo di boa di struzzo color magenta. Le avesse dovuto dare un nome , Arcobaleno , decise, le sarebbe stato benissimo. Si muoveva a lunghe e perfette falcate, schiena dritta, sguardo perso in un orizzonte lontano. Non era ancora partita, ma aveva già fatto tutti i conti col suo passato. Col pensiero era avanti, era già arrivata alla sua meta. Nessuna tristezza per ciò che lasciava, una casa, un amore, chissà?? Nel suo sguardo solo gioia, voglia di vivere, di futuro, di scoperte. Non fu facile riuscire a farla entrare in macchina con tutto quel ben di dio che aveva addosso. Brillava come se fosse un albero di Natale fuori stagione. Ogni colore, e ne aveva tanti addosso, aveva un perché e ognuno dava vivacità all’altro. Oro, fucsia, verde smeraldo, giallo e viola ,di tutto e di più e tutto insieme. Stoffe lucide e fruscianti e quel cappellino con gli uccellini che era decisamente sbarazzino. Riuscì a chiudere lo sportello con lei seduta dentro ,finalmente. Si mise al posto di guida . Ingranò la marcia dopo aver chiesto la direzione! “Aeroporto Fiumicino voli internazionali! Toledo mi aspetta, olé”. Aveva fatto pochi metri ,quando dallo specchietto retrovisore vide un energumeno che correva per raggiungerli. Correva e urlava. “Argia, non lasciarmi. Dopo una vita intera insieme, poi! Perché? Dimmi almeno dove sei diretta!” Lei nemmeno si voltò. Lo avrebbe visto paonazzo e fuori dai gangheri. Meglio non voltarsi. Imperturbabile ,al tassista, disse. ”Via, presto! Non voglio restare qui un minuto di più. Non lo sopporto. Noioso come una piattola, lento come un tapiro, insopportabile. Ho bisogno di vita e colori ,mica di un morto che cammina a 50 anni!” All’aeroporto scese dal taxi con la velocità di un centometrista, la valigia sembrava diventata una piuma per come se la tirava dietro a tutto gas. Al boa di struzzo toccò la sorte peggiore. Cambiò colore pulendo i pavimenti strascicato dalla valigia. Un pezzo rimase a fissare sconsolato lei che se ne andava, dal bordo di uno degli scalini della scala mobile.

I personaggi di Stefano: il destino delle donne

Cambiare è possibile? – di Stefano Maurri

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Sarebbe uscita con il vestito verde di damasco con la trina rosa, scarpe a punta con fiocco e strass. Calze a righe gialle e viola, mantello dorato con bordi di pelliccia. Anche l’ombrellino e il cappello erano meravigliosi.…..

Sarebbe: mai un verbo fu  coniugato in maniera così giusta. Dopo essersi vestita in maniera festosa incontrò il marito sulle scale.  “dove vai così conciata?”  le disse in modo brusco “torna subito in casa! cosa credi di fare? credi che non mi sia accorto della tua storia con il guardiacaccia!!! ricordati che qui si fa quello che dico io!”.  Sconvolta lei si mise a sedere ancora vestita di tutto punto, impaurita e preoccupata di quello che sarebbe  potuto accadere. Lui cominciò a bere, sul momento non successe niente ma dopo un po’ le urlò: “prepara un castagnaccio come si deve!”. Tempo una mezz’oretta e il castagnaccio fu in forno. Lui continuava a bere, il castagnaccio aumentò la sua voglia di bere e in poco tempo si ridusse uno straccio e lei capì che quello era il momento di fuggire. Il guardia caccia la aspettava nei pressi della sua casa al limitare del bosco passeggiando sempre più nervosamente. Quando lei arrivò ansimante le si rivolse con un fare di comando: “preparami un castagnaccio come si deve e togliti quei vestiti che sembri una mongolfiera!” poi prese una bottiglia di vino e cominciò a bere I finali possono essere due: lei che prende il fucile e gli spara oppure lei continua ad essere la sua amante. Io concordo con la prima ipotesi (anche perché l’amante di Lady Chatterly  è già stato scritto).

I personaggi di Vittorio: Lo scrittore di …realtà

Lo scrittore nel bosco – di Vittorio Zappelli

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Fantascienza si fa presto a dire…..quasi realtà , cosi’ pensava lo scrittore affermato e gratificato dal suo scrivere con successo  di fantascienza.

Si ,quasi realtà ! da quando l’amico guardacaccia che stava  vicino alla sua casa in campagna gli racconto’ questa storia:

“Una mattina presto lui usci’ per andare nel bosco . Era ancora buio e mentre camminava vicino ad un campo di girasoli avvenne una cosa straordinaria .Una luce improvvisa e fortissima illumino’ il campo e sveglio’ i girasoli che cominciarono a seguirla nei suoi movimenti. Centinaia di girasoli che roteavano la testa al ritmo della luce che si muoveva sempre piu’ in fretta nel cielo basso, creando anche  rumore nel loro movimento forsennato. Il guardaboschi rimase impietrito dalla paura , immobile per un tempo che gli parve lunghissimo. Poi d’un tratto la luce si alzo’ a velocità supersonica e divento’ un puntino luminoso mentre i girasoli frastornati da quel movimento si afflosciarono prima di ritornare immobili . Dopo un po’ il guardaboschi , ancora sconvolto, si inoltro’ nel bosco, guardingo perché ogni minimo rumore lo metteva sul chi va la’.

Ad un tratto un fruscio di vesti ed un lampo di colore ! cosa era stato? Guardo’ meglio e vide tra le fronde una macchia di colori impossibili che si muoveva a velocità umana ed emetteva tra i cespugli sotto il sole che stava nascendo lampi colorati in movimento.

Il guardaboschi a debita distanza segui’ quel gomitolo variopinto e penso’:  ” e’ un extraterreste uscito dalla astronave nel campo dei girasoli!”

-“Ma sei sicuro di quello che hai visto ?“ disse lo scrittore all’amico

-“dei girasoli si certo ! ma dell’extraterreste  non proprio !”

-“Perche’? “ chiese lo scrittore  

– “Perche’di li a poco , su un viottolo carrabile in una radura del bosco, si è fermato un taxi ed ho sentito quell’ essere coloratissimo dire al guidatore :MI PORTI A TOLEDO