Teatro viaggiante – di Tina Conti

Era partita con un treno regionale che si fermava nelle piccole stazioni, salivano studenti assonnati e lavoratori con la borsa del pranzo del mezzogiorno.
A lei non importava di quella umanità indaffarata, e confusionaria, era concentrata su se’ stessa, sui suoi ricordi sui sogni , ce l’avrebbe fatta, lo sapeva.
Aveva preparato un bagaglio minimo, solo le cose che l’avrebbero fatta stare bene. Certo, da sola , sempre coccolata dalla famiglia, dai fratelli, ora si sarebbe messa alla prova.
Come era riuscita a vincere quel concorso non se lo sapeva spiegare.
Sarà stato il fantasticare con i personaggi del suo teatro dei burattini che amava tanto. Quando trovava una nuova storia da interpretare, arrivavano tutti i bambini del vicinato. Lei faceva tutte le parti, si improvvisava rumorista con pentole e barattoli regista e attrice. L’i ncanto prendeva forma, occhi lucidi, grida e sospiri, si sentivano sommessi, catturava sempre il suo pubblico. Sarà sicuramente anche servito il lavoro che offriva per il teatro del suo paese, una realizzazione all’aperto nella quale i paesani erano attori, costumisti, scenografi, che lei sapeva guidare e indirizzare con sicurezza.
Dentro la sacca custodiva con affetto un piccolo quaderno dove erano raccolti episodi allegri, riti, racconti del paese e della sua numerosa famiglia.
A Bologna, salì su un treno diretto, l’atmosfera si era fatta diversa, più frettolosa, ma cordiale e generosa, anche l’abbigliamento rivelava agiatezza e molta attenzione specialmente nelle signore.
Il signore che si trovava vicino, si dimostrava cordiale e interessato, era un tipo originale, un po’ rotondetto, portava un gilè imbottito e una camicia pesante a righe, le offrì un cioccolatino, e la osservava mentre lei frugava in quella grande sacca colorata. Non poteva certo passare inosservata quella borsa fatta di stoffe diverse, nastri, borchie.
Tirò fuori una passata di tessuto e provò a infilarci tutto quel cesto di riccioli che le contornavano il viso.
Infilava da una parte, loro uscivano dall’altra. L’uomo capiva che non era proprio capace di controllare e gestire tutti quei capelli che luccicavano al sole e che invadevano anche la sua parte di poggiatesta. Si ricordò di avere nella sua collezione di oggetti una grande quantità di pettini spagnoli di tartaruga e di averli usati una volta.
Prese della borsa un grande album e coinvolse la ragazza nel consultarlo.
Spiegò di essere un professionista e di aver lavorato con artiste di teatro.
Le mostrò la pettinatura che aveva realizzato per Amanda S in uno spettacolo a Milano.
La ragazza rimase entusiasta e si lasciò coinvolgere dalla sua proposta.
Sarebbero scesi a Cesanello insieme, avrebbe accettato la proposta di farsi acconciare quei capelli così difficili e ribelli.
Il suo corso teatrale iniziava fra una settimana e lei poteva tranquillamente permettersi di scoprire il mondo e fare quella fortunata esperienza.
Sapeva che di lunedì il salone era chiuso e doveva pazientare.
La proposta era di passare da casa del signore e poi andare alla cena dove era atteso dagli amici. Quanta sorpresa appena aprirono la porta della casa; lei rimase avvolta da tende appese, decori, oggetti vari, dipinti, manichini e una enormità di parrucche e maschere.
Sono la mia passione e la mia maledizione confessò sconsolato Oscar, prima di partire però, andarono in un bagno attrezzato di un vero parrucchiere che con fare esperto e agile la accomodò degnamente.
Si era consegnata docilmente a quel personaggio esuberante addormentandosi a tratti.
Quando mise a fuoco l’accaduto fu soddisfatta e contenta.
Stavano indossando le giacche per uscire che suonarono alla porta.
Apparve un giovane alto e distinto con una barbetta brizzolata e appuntita.
Viene anche la tua amica vero stasera? Questa ragazza è proprio quello che manca nel nostro gruppo di addormentati…… disse con fare spavaldo………….
” solo le cose che l ‘ avrebbero fatta stare bene”
l’unico bagaglio utile!!
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mi piace il tuo modo di raccontare così ricco che sembra di stare dentro la storia
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