La terza volta a Trieste- di Stefano Maurri

Ritornare a Trieste per la terza volta: ormai quella città mi è entrata nel cuore. Una volta sicuramente perché è stata la prima tappa del viaggio di nozze e non mi dilungo a raccontare i posti più noti dove siamo stati e alcuni aspetti più specifici. Come la particolare Duino con il suo castello, che ancora appartiene a un ramo dei principi di Sassonia e le sale romantiche ancora più di quelle del Miramare. La cosa più inquietante è che fu anche la sede del comando dei sommergibili nazisti. Attraverso un dedalo di cunicoli si arriva al porticciolo sottostante a cui attraccavano i tedeschi. “La multinazionalità di Trieste si legge in tutti i suoi angoli” mi fu ricordato quando andai per un convegno sui servizi sociali da un dirigente della regione. Qui si parlano l’italiano, il tedesco, lo slavo, il friulano; la madre di lui era nata prima del 1918 e aveva avuto documenti austriaci, del Regno italiano, del Terzo Reich, della Repubblica jugoslava, degli alleati, della Repubblica italiana. Ormai si sono in parte sopite le contrapposizioni linguistiche ma quando sotto la statua di Oberdan appare la scritta “fora italian” ne appare subito un’altra “fora slavi “. Trieste è una città dove ancora resistono i caffè, i negozi piccoli riservati dove puoi trovare un vetro di Murano a prezzi decisamente inferiori a quelli di Venezia o un libro antico. Come tutti i ritorni non sempre questo mio è fortunato; non parlo del viaggio di nozze ma di quello fatto per motivi di lavoro, quando, alla cena qualcosa di avariato mi perseguitò per tutto il viaggio di ritorno, senza concedere una guarigione definitiva. Trieste mi è rimasta nel cuore e…. nell’intestino
…quando scrivendo si raccontano, fatti personali e storia…
” fora italian…fora slavi”
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uno “screening ” preciso e dettagliato che mette in tirato la storia di Trieste e la tua…bello
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Trieste e Duino: un binomio di bellezza, profumi e golosità.
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