Il non viaggio a Napoli – di Stefania Bonanni

Firenze, novembre 1985
Gentile signora,
Scrivo questa lettera perché così era detto nelle istruzioni, ma in realtà il mio viaggio a Napoli e’ stato solo un viaggio. Non ho visto Napoli, non ho incontrato chi mi aspettava, ho passato ore a pensare, e poco più.
Non sono mai stata a Napoli, perlomeno fisicamente, ma in realtà e’ un posto che conosco, amo molto, e mi e’ affine. Lo so, non sembra possibile, invece e’ una sensazione così profonda che il riscontro con la realtà mi sembra un rischio troppo grande. Viaggio tra i sentimenti.
Questa volta ho corso il rischio. Andando, in treno, pensavo potesse essere lo sfondo di un incontro che avrei voluto romantico, magico, colorato di voci e colori del mare, dei vicoli, della gente, di tutto quello che penso sia Napoli.
Arrivai alla stazione, scesi, e subito mi accertai di avere la borsa chiusa ed il portafoglio a posto. Siccome e’ un atteggiamento che non mi appartiene assolutamente, pensai di essere preda dei luoghi comuni. Se era così, luogo comune per luogo comune, cercai il Vesuvio con lo sguardo e la sua presenza solida e massiccia, mi rassicuro’.
Avrei avuto bisogno di compagnia, o di essere completamente sola, nel deserto. I passanti, chiassosi e strombazzanti, mi distraevano, e mi provocava dolore accantonare il mio pensiero fisso, come fosse l’ unica certezza in quella tempesta.
Che poi, il mio non era certo un pensiero straordinario.
Andavo a Napoli per un appuntamento “galante”. Penso sia la prima volta che uso questa parola un po’ sdolcinata e ridicola, che sa di porte aperte e baciamani. Nulla di galante. Sapevamo benissimo perché ci si incontrava così lontano da casa. Sarebbe stato sesso. Solo sesso. Ed io non ero neanche tanto interessata. A Napoli, sul lungomare, con la luna che c’era, avrei voluto una musica in sottofondo e dolci parole da portare via. Però sapevo, era stato tutto molto chiaro, sapevo come sarebbe andata.
Ed allora, perché Napoli restasse un pensiero da sognatori, a quell’ appuntamento non ci sono andata.
Tornai in stazione e ripresi il treno, stavolta in direzione ostinata e contraria.
Sognero’ sul Ponte Vecchio.
Saluti cari. A giovedì, Cecilia.
…stravolgere…coinvolgere…restare, anche no!
raccontato? Detto! Con parole chiare, mai banali!
” direzione ostinata e contraria”
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Desiderio di romanticismo(Sognerò sul Ponte Vecchio)grazie
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