Paura del futuro di Elisabetta

ELVIRA PENSA AL DOMANI – di Elisabetta Brunelleschi

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L’appuntamento era alle 11.30 in via dei Broccanti 25, terzo piano, studio Cartini. Elvira era stata categorica, non potevano ritardare. Uscì con passo incerto, alle dieci in punto, e insieme a lei c’era Fioretta che le porgeva il bastone e la sorreggeva quando doveva alzarsi e muoversi.

  • Non puoi star sola, se cadi?-
  • Se non vuoi andare in una RSA , pensaci…-
  • Signora lei deve iniziare a proteggersi, quella casa cosi’ grande. –
  • Noi potremmo aiutarla, cercarle qualcuno di fiducia.-
    Da quando aveva festeggiato i 92 anni era questo il ritornello, quasi giornaliero, ripetuto da pronipoti, consulenti, amici della parrocchia, volontari della Caritas che salivano a portarle i pasti. Tutti volevano convincerla ad accettare una badante.
    Si decise una mattina di estate, con il caldo opprimente che le toglieva respiro e forze. Si era alzata con l’intenzione di andare il bagno ma non ce la fece, le gambe non la reggevano e per non cadere si dovette appoggiare al bordo del materasso.
    E rimase lì, immobile per dieci, venti, trenta minuti, finché molto lentamente riuscì a rimettersi in piedi e muovere i piedi.
    Si allora spostò tra il bagno e la cucina, poi sfinita e ansante andò a sedersi, anzi sprofondarsi, in una delle poltrone del salotto. Il petto le tremava, la fronte stillava di sudore mentre intorno a lei girava la sua grande casa, ricca, sontuosa ma completamente sola.
    Fu allora, che di scatto, allungò la mano verso il tavolino, prese il telefono e digitò il numero della Caritas. Rispose Vilfredo, uno dei volontari di turno, che subito la riconobbe e capì.
    Fu così che dopo pochi giorni nella grande casa entrò Fioretta, una giovane rumena, dal corpo robusto e il volto chiaro e sorridente. Elvira l’accolse con freddezza, dentro di sé si era già pentita di quella telefonata. Ma in cuor suo sapeva che la badante era l’unica scelta che poteva salvarla dal ricovero in una RSA, doveva rassegnarsi. E poi avrebbe saputo lei come come tener d’occhio quella donna!
    Iniziò così un periodo di convivenza fatto di osservazioni, spiegazioni, domande, pretese, richieste. Fioretta, esperta del mestiere, che svolgeva da più di dieci anni, la lasciava fare, si dimostrava obbediente, e andava avanti per la sua strada convinta che anche Elvira, come tutte le altre, l’avrebbe alla fine accettata.
    Ma Elvira non dava cenni di aperture, la sua libertà finiva; i suoi gesti, le sue azioni dipendevano sempre più dai servizi di quella straniera.
    Ogni sera al ritorno dalla passeggiata nel parco sentiva che l’ombra stava per calare su tutti i suoi averi: nulla si porta dietro, tutto resta. Da tempo si era chiesta chi dopo di lei sarebbe penetrato in quelle stanze ormai polverose, immaginando persone intente osservare i quadri, rovistare tra i cassetti in cerca dei suoi tesori ma alla fine ad ognuna aveva dato un volto.
    Mancava solo l’ultimo atto.
    Il taxi
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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

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