La paura domata dal coraggio di Daniele

Il dolore si piange, la rabbia si urla, la paura si aggrappa.

Il coraggio di avere paura – di Daniele Violi

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Il coraggio che mi perseguita, aggrappandosi con il desiderio di riuscire a domare la paura, può anche talvolta piangere per il dolore che avverto salire dalla realtà impregnata di rabbia; la mia di rabbia, che trasformo in pensieri, poi in parole, concetti, frasi e dolcezza di armonia con la realtà stessa. Allora capisco che ho anche il coraggio di non aver paura. La mia méta auspicata è raggiunta.

Paura del futuro di Elisabetta

ELVIRA PENSA AL DOMANI – di Elisabetta Brunelleschi

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L’appuntamento era alle 11.30 in via dei Broccanti 25, terzo piano, studio Cartini. Elvira era stata categorica, non potevano ritardare. Uscì con passo incerto, alle dieci in punto, e insieme a lei c’era Fioretta che le porgeva il bastone e la sorreggeva quando doveva alzarsi e muoversi.

  • Non puoi star sola, se cadi?-
  • Se non vuoi andare in una RSA , pensaci…-
  • Signora lei deve iniziare a proteggersi, quella casa cosi’ grande. –
  • Noi potremmo aiutarla, cercarle qualcuno di fiducia.-
    Da quando aveva festeggiato i 92 anni era questo il ritornello, quasi giornaliero, ripetuto da pronipoti, consulenti, amici della parrocchia, volontari della Caritas che salivano a portarle i pasti. Tutti volevano convincerla ad accettare una badante.
    Si decise una mattina di estate, con il caldo opprimente che le toglieva respiro e forze. Si era alzata con l’intenzione di andare il bagno ma non ce la fece, le gambe non la reggevano e per non cadere si dovette appoggiare al bordo del materasso.
    E rimase lì, immobile per dieci, venti, trenta minuti, finché molto lentamente riuscì a rimettersi in piedi e muovere i piedi.
    Si allora spostò tra il bagno e la cucina, poi sfinita e ansante andò a sedersi, anzi sprofondarsi, in una delle poltrone del salotto. Il petto le tremava, la fronte stillava di sudore mentre intorno a lei girava la sua grande casa, ricca, sontuosa ma completamente sola.
    Fu allora, che di scatto, allungò la mano verso il tavolino, prese il telefono e digitò il numero della Caritas. Rispose Vilfredo, uno dei volontari di turno, che subito la riconobbe e capì.
    Fu così che dopo pochi giorni nella grande casa entrò Fioretta, una giovane rumena, dal corpo robusto e il volto chiaro e sorridente. Elvira l’accolse con freddezza, dentro di sé si era già pentita di quella telefonata. Ma in cuor suo sapeva che la badante era l’unica scelta che poteva salvarla dal ricovero in una RSA, doveva rassegnarsi. E poi avrebbe saputo lei come come tener d’occhio quella donna!
    Iniziò così un periodo di convivenza fatto di osservazioni, spiegazioni, domande, pretese, richieste. Fioretta, esperta del mestiere, che svolgeva da più di dieci anni, la lasciava fare, si dimostrava obbediente, e andava avanti per la sua strada convinta che anche Elvira, come tutte le altre, l’avrebbe alla fine accettata.
    Ma Elvira non dava cenni di aperture, la sua libertà finiva; i suoi gesti, le sue azioni dipendevano sempre più dai servizi di quella straniera.
    Ogni sera al ritorno dalla passeggiata nel parco sentiva che l’ombra stava per calare su tutti i suoi averi: nulla si porta dietro, tutto resta. Da tempo si era chiesta chi dopo di lei sarebbe penetrato in quelle stanze ormai polverose, immaginando persone intente osservare i quadri, rovistare tra i cassetti in cerca dei suoi tesori ma alla fine ad ognuna aveva dato un volto.
    Mancava solo l’ultimo atto.
    Il taxi

La paura uragano di Anna

Paura che si aggrappa – di Anna Meli

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Il dolore si piange, la rabbia si urla, la paura si aggrappa.

            In vita sua non aveva mai provato grandi paure, semmai erano legate a manifestazioni improvvise che, una volta scoperte si risolvevano spesso in una risata, trattandosi solo di impressioni.

            Arrivò purtroppo, un bruttissimo giorno in cui la paura si aggiunse a rabbia e dolore, in un’esplosione tremenda.

            Mezzanotte circa: nella casa il silenzio accompagna un sonno tranquillo, quando all’improvviso lo squillo del telefono interrompe il tutto. Timore, angoscia, paura? E’ tardi, forse qualcuno ha sbagliato, succede!

            Corre al telefono, alza la cornetta e la tremenda notizia la colpisce con la violenza di un uragano. L’incredulità iniziale si trasforma in un urlo prolungato, disumano come l’ululato di un lupo e il dolore, la rabbia, la paura si fondono insieme lasciandola senza fiato. Respira profondamente anche perché non sa come comunicare la cosa agli altri che si sono svegliati. Paura, paura, di non sapere a chi aggrapparsi per trovare la forza di dare conforto e forza a chi ne avrebbe avuto più bisogno di lei.