Il gioco delle parole

Scegli una parola e trovane altre all’interno

Abbarbicato – di Stefania Bonanni

Che fosse abbarbicato, si capì all’ istante. Apparve sulla soglia un gran cesto di capelli, degli occhi si vedevano i lampi e basta. Una gran barba copriva il collo per intero, e, formando una sorta di punta, sembrava indicare lo stomaco. Praticamente un emulo di Barbablu, per meglio dire, un Barbanera. In sintonia con le chiome degli alberi frondosi. Abbarbicato, come prodotto dalle barbe, le radici, come le piante.

Forse anche la barba cresce con il fertilizzante e l’acqua. Cambia colore con il tempo, come le foglie. Resta da verificare se in quel fitto nascano anche dei frutti.

Su quel volto le radici, le barbe, avevano prodotto  anche piante ornamentali. C’erano cespugli di sopracciglia, tappeti come baffi, lenzuoli erbosi sul petto morbido, piante aromatiche sotto le ascelle, e fioriture spontanee in luoghi segreti, per fortuna segreti.

Le barba-radici non smettevano di riprodursi e si tendevano verso le piante come a chiedere aiuto, come a chiedere di essere riunite alla loro essenza piu usuale.

Non era facile convivere con un essere che si muoveva, guidava la moto, giocava a calcio, ballava, faceva l’amore.

Ogni volta che si appoggiava ad un albero, piccole mani invisibili ad occhio umano, si lanciavano all’ attacco del tronco, sperando di trovare appigli che permettessero l’ ancoraggio, ma per ora non era successo.

Le barbe “umane” non sapevano più che pesci pigliare: rimanere e continuare a crescere avrebbe reso l’ “abbarbicato” un fenomeno da baraccone.

Fecero una riunione: non stupitevi, ora la ricerca ha scoperto che le radici si parlano, e decisero che l’ esperimento era fallito. Gli uomini non possono diventare piante, a meno che non smettano di muoversi.

Gioco di parole

Scopri altre parole dentro un’altra, scelta da un elenco

Accoltellaredi Rossella Gallori

La sala era immensa, diciamo molto grande, le sedie mobili in fila, ruote, tante ruote, ognuna il suo posto, un posteggio per disabili, senza numeri senza righe gialle.

La signora “Oltella” era la regina, senza “re” senza “la” ! Perso il pentagramma, rotto lo strumento, non c’era più musica nella sua testa.

Un “collare” le permetteva di tener su il capo tutto era quasi immobile, solo la sua bocca non conosceva silenzi, qualche “acc” di troppo rivelava un carattere tra il boccaccesco e l’ estroso, ad ogni occasione sfoderava un rosario colorito: “acc” alla suora…

“acc” alla cuoca, “acc” a tutti quanti, se avessi la “coltella” di mi pohero Arsede farei un pulito….

La vecchiaia, invece, aveva  ripulito ben bene lei e quel ricovero dall’aria apparentemente “in” ne era il triste epilogo..

Un piccolo fischio annunciò la tombola: le “cartelle” cadevano, i fagioli ruzzolavano, le ruote cigolavano, c’era fermento!

L’ animatrice iniziò: “tre”

Nessuno segnò il numero, la prima a dare in escandescenze fu proprio “ Oltella” decretando che era impossibile giocare: ma come si fa a cullare ed allattare, si rischia di far cadere bimba e copertina, biberon e ciuccio….ah se almeno avessi preso la culla in casa!!!!!!

Ma quale casa e quale culla erano passati quasi sessanta anni, per gli altri però, per lei, no.

“Lella” era ancora tra le sue amorevoli braccia: gambine di cencio, manine di cartone, visino di palla da tennis, piedini tondi coperti da piccoli pezzi di pulisci occhiali, era lì con lei, al caldo del suo enorme seno, la sua bimba adorata, la sentiva gemere e gli asciugava gli occhibottoni, la vedeva sbavare e le puliva la boccuccia che non c’era.

18!!!! gridò  ancor più forte la signorina!!!!

Oltella  non ne poteva più, tolse il freno alla sua sedia e si avviò quasi correndo senza passi verso la sua stanza, Lella, bimba poco vera,  protetta dal suo amore, meritava il silenzio, la quiete, una ninna nanna, un bacino sul capo di gomma.

La casa di riposo non tacque  un vocìo di: ambo, terno, cinquina invase la sala, veri o presunti che fossero, si mescolavano a sorrisi ed alle chicche.

“Lella”  riposava sogni tranquilli, “Oltella” ignorò volutamente l’ “alt” che annunciava la cena, avrebbe mangiato più tardi…forse…

GIOCO CON LE PAROLE

Cercare altre parole nascoste in un’altra scelta da un elenco

APPARECCHIANDO -di Rossella Bonechi

Si sente fischiare e canticchiare, rumore di vetri e acciai sbattuti, ogni tanto un colpo e un piccolo tonfo.

Chi lavora di là con piacere? È la Nena, che crea APPARECCHIANDO: APPARE improvvisa e sistema veloce, è un APPARECCHIo da guerra casalinga ! Canta, fischia ma non sorride: sia mai che si veda        l’ APPARECCHIo ai denti !!!

Dai Nena, ridi contenta, a noi non ci PARE il vero che tanto ti si vuole bene, ma PARECCHIO PARECCHIO bene.

Giocare con una parola scelta da un elenco

ACCOLTELLARE – di Vittorio Zappelli

Con il caldo usciva dall’acqua fresca e profonda, talmente greve che ci volevano a volte due ragazzi per tirarlo in superficie .

Come attrezzo un lungo coltello che serviva alla bisogna .

I primi fendenti erano di punta per vedere di che pasta era: poi lo si accoltellava per  spaccarlo in tranci .

Cosi’ smembrato dava il meglio di sé soprattutto se  era rosso brillante .

Dopo l’accoltellatura la spartizione ed il consumo, a rinfrescare i presenti, avveniva  presto.

Photo by Any Lane on Pexels.com

Giochi di parole

Scoprire altre parole dentro una, scelta in un elenco

APPALLOTTOLARE – di Anna Meli

            Pallottola o palla? Meglio palla, più leggero e giocoso in questi tempi così tragici. Mi piace ricordare gli anni della scuola e quei giochi improvvisati, penso comuni a molti.

            Compiti, interrogazioni tensione che si accumulava, interrompendosi solo al suono della campanella. Uscita l’insegnante, tirato un respiro di sollievo, scoppiava la battaglia delle palle di carta che volavano dirette dappertutto insieme a risatine soffocate. Poi lo strascichio dei piedi di Annibale, anziano bidello amico di tutti, avvertiva l’arrivo del prossimo prof. Un grido” Annibale alle porte” e tutti tornavamo ai nostri posti come se niente fosse, anche se bastava guardare il pavimento per indovinare.

            Appallottolare si può coniugare con diversi significati, direi che è un verbo versatile: a me per esempio viene in mente anche il movimento che faccio mescolando carne trita, uovo e patate per ottime polpette da servire ai miei cari nipoti al ritorno da scuola: mi piace vederli mangiare con appetito. Sono pallottole buone che non dovrebbero mancare ad ogni bimbo di questo mondo ingiusto!

Gioco di parole

Scopri altre parole dentro una che scegli da un elenco

Lampa-Dario – di Stefano Maurri

“Come si chiama questo coso che fa luce” mi continuava a chiedere mio nipote Dario, che non ne aveva mai visto uno.

“Si chiama lampadario”

 “Come me!” “Si come te, soltanto ha cognome Lampa e tu invece ti chiami Cuccurullo”

“E quelle cose che si accendono?”

“Si   chiamano lampadine e sono della stessa famiglia, sono delle nipoti più piccole che stanno abbracciate al lampadario”

“E quella perchè è spenta?”

“ Perché è stata tanto appesa lassù, è stata tanto tempo accesa e ora ha voglia di riposarsi”

Non aveva mai notato i lampadari,  le case di oggi sono illuminate da luci a led e i lampadari non ci sono più.

Un po’ come i nonni che hanno una funzione solo nei confronti dei loro nipoti.

Giocare con le parole e creare un pensiero – 23 ottobre 2025

Gioco del trovare parole nascoste dentro un’altra

Imbambolato – di Patrizia Fusi

Una bambina tiene in braccio una bambola, regalo che la Befana aveva portato.

La bambina riconosce la bambola che la mamma teneva sul letto.

La mamma era stata brava: aveva fatto dei nuovi vestitini, era diventata una bambola carina, ma la bambina capì così che la befana non esisteva.

Era una giornata con il sole, la temperatura era abbastanza mite per la stagione e la bambina decise di uscire con la sua bambola in braccio, quando fu fuori incontrò la sua vicina di casa che gli chiese di fargli vedere la bambola

La bambina si rifiutò e si spostò velocemente, non voleva che la vicina si accorgesse che era una bambola vecchia.

Fu allora che la bambina sentì le difficoltà economiche della famiglia.

Giocare con le parole e creare un pensiero – 23 ottobre 2025

Scegliere una parola da un elenco e scovare, all’interno, altre parole ispiratrici

APPARECCHIANDO LAMPADARIO – di Carla Faggi

Un’ombra si muoveva furtiva, allampanata dalla paura.

Nell’aria c’era un profumo di arrosto ma tutto a Dario appare strano,  mentre nicchiando si avvicina all’ultima stanza. Era tutto apparecchiato, tutto illuminato, il lampadario centrale sembrava un sole, eppure Dario si muove a tastoni come un cieco. Cerca di avvicinarsi alla finestra ma inciampa in qualcosa di rigido. Si ritrova a faccia in giù disteso per terra. Si gira e…inorridisce! Colui che lo ha fatto cadere è…è un corpo…un cadavere!…di uomo, di donna? Non si capisce perché è senza testa!

Cerca di alzarsi e fuggire ma riesce solo a centrare lo sportello del forno, che si apre e…Dario urla, ma dentro c’è…c’è…!!!