Il Racconto di Stefano Maurri

I vetri di Murano

“Volevo essere un duro”, sì , “campione mondiale di sputo”   dice Lucio Corsi. Da parte mia invece volevo fare una raccolta di “fondi oro senesi” del 300 perdermi nella maestà di  queste tavole, avere dentro di me la loro intensità. Non me lo potevo permettere allora decisi di fare la raccolta di un qualcosa  altrettanto bello e  mi orientai verso i vetri di Murano, che sono la  rappresentazione forse più plastica  della capacità artigianale  italiana, sono oggetti di una  bellezza a volte veramente intensa e soprattutto, come i fondi oro molto spesso  pieni di colori preziosi,  di forme e di aspetti molto particolari. Non è che avevo una grande esperienza di  questi oggetti e a Firenze non è che c’era una grossa possibilità di raccolta. Entrai in un negozio di Archimede Seguso, uno dei dei più grandi maestri che all’epoca era ancora vivo e cominciai a innamorarmi davvero di questo mondo. Il negozio si riforniva di  capolavori, posso chiamarli così e  anche soprattutto dietro la guida esperta della signora che ci lavorava  riuscii a  capire quali erano gli aspetti che andavano  privilegiati nell’acquisto di un vetro, la loro capacità di comunicare emozioni. Il periodo più bello  sia di Archimede Seguso che degli altri maestri vetrai è stato quello  dagli anni 30 40 fino agli anni 90 perché erano i momenti in cui era più presente all’interno del mondo italiano la capacità produttiva e artigianale E questo ho cercato di riproporre nella mia personale raccolta di  vetri, alcuni anche di discreto valore commerciale. Successivamente ho ampliato il mio interesse verso altri autori sempre  di Murano, oppure di altre nazionalità fra cui ho un vetro di Louis Comfort Tiffany acquistata a un’asta di Firenze. Tiffany è quello del negozio del film omonimo e che ha tutta una storia particolare. Tutto questo  in qualche maniera mi ha dato piacere anche nel momento in cui poi la vista ha cominciato  a calare e non sono riuscito più a scegliere e a vedere  altre forme di questa arte. Mi è rimasto tutto impresso  negli occhi e questa   luce che emanano, questa forza che ti che danno, la vedo e la sento ancora perché la ricordo molto bene. Ma non solo: posso continuare ad andare per i mercatini insieme  alla Cecilia e fare acquisti in cui lei ha sostituito veramente  il mio sguardo con esiti ancora forse più belli perché anche guidati da una sensibilità femminile che si è unita alla mia.