Nipoti e vita

Un ricordo bello e dolce è l’impatto che hanno avuto i nipoti nella mia vita.
Derek è arrivato dalle Filippine all’età di otto anni.
Ricordo che era tardo pomeriggio, rimasero tutti a cena da noi, eravamo proprio tutti, solo Alberto non c’era già più. Eravamo emozionati, questo piccolo bambino fra quelle persone che eravamo diventate i suoi familiari, non sapeva la lingua e anche gli altri due nipoti, Siria e Mirko, erano in difficoltà, eravamo estranei per lui.
Per cena avevo preparato diverse cose e anche del riso, quando l’ho mangiato era di un sapore orribile, ero davanti a lui, l’ho guardato mentre lo mangiava… la creatura lo mangiò senza dire niente, mi sono chiesta come si sarà sentito.
Un altro ricordo di un altro giorno, eravamo seduti sul divano io ammisi di essere vecchia, lui mi rispose che “essere vecchi” voleva dire essere rispettati, questo mi colpì, il suo era il pensiero della cultura filippina.
Le mie figlie portavano Siria e Mirco a casa mia ogni mattina alle sette, alle otto li accompagnavo al pulmino, il pomeriggio dopo la scuola li avevo tutti e tre fino al rientro dal lavoro delle mie figlie.
Alle otto portavo al pulmino Siria, che era una bambina dolce, lungo il tragitto lei raccontava la nostra vita famigliare alla accompagnatrice.
Un altro ricordo di lei è quando, Alberto per giocare gli diceva che io ero bassa in paragone a lui, lei rimase pensierosa quasi indispettita, però gli rispose decisa: “si, ma lei sa fare tante cose”, questa risposta ci fece piacere e sorridere.
Il secondo a partire per l’asilo era Mirko, in inverno voleva indossare sempre il solito piumino leggero, questo mi metteva in imbarazzo perché sembrava che non ne avesse uno più pesante, quando era tanto freddo mi diceva “nonna scalducciami” e si faceva abbracciare e avvolgere nel mio cappotto.
Già allora io avevo problemi alla schiena e non dovevo sollevare i pesi, spesso però quando rientrava, prima di scendere dal pulmino mi buttava le braccia per venirmi in collo, e io lo accoglievo, un dolce peso.
Tanti, tanti ricordi di merende con loro e i loro amici, giochi, suddivisione di spazi che diventavano case, tavole che erano mercati, giochi sotto i piloti e nel prato, vacanze al campeggio.
Mi hanno riempito la vita e mi hanno fatto superare la morte del loro nonno con più facilità, avevo loro da accudire e pensavo meno al mio dolore.
2008 Mirko
La paura che ho provato un pomeriggio, ero seduta sotto il piloti della mia abitazione per controllare mio nipote.
Per passare il tempo, facevo l’orlo a dei pantaloni , ogni tanto davo un’occhiata al gruppo di bambini che giocavano nel prato, fra questi c’era Mirko, ad un certo punto non lo vedo più , mi alzo e inizio a chiamarlo e a cercarlo nessuno risponde, giro intorno al fabbricato, niente, vado alle cantine ancora niente, la paura mi prende alle gambe, mi fermo, eccolo, fa capolino dal dietro muro, mentre io lo cercavo lui si spostava per non farsi trovare.
La paura era stata tanta, ma anche la felicità nel vederlo, lo brontolai e lo abbracciai con tanta gioia.
In quel periodo era sparita una bambina in Italia
2008 Siria
Stiamo andando al mercato Alberto io e Siria è una giornata luminosa piena di sole.
Camminiamo fra le persone, Siria è per mano di Alberto, sta parlando con lui ad un certo punto strambotta una parola: nonno voglio la pela! Non capiamo quello che dice, cerchiamo di indovinare, le proponiamo alcune cose, lei dice sempre no, si ferma e un po’ arrabbiata perché noi non capiamo, in maniera decisa ci dice: Pela, come quella rossa di Biancaneve, indicando delle belle mele rosse in mostra sul banco dell’ortolano.
Mirko /2009
Sono al campeggio con Mirko e Siria.
Io le mie figlie abbiamo deciso di rispettare la volontà di Alberto, aveva prenotato lui la vacanza, ma non ce l’ha fatta a godersela, la malattia se l’è portato via prima.
Io e Mirko e Siria siamo fissi al campeggio, Sonia e Stefania con i mariti vengono il fine settimana. Vicino alla nostra piazzola c’è la famiglia di mia cognata questo mi ha aiutata.
E’ domenica stiamo pranzando tutti sotto il gazebo, si parla di tante cose anche se siamo un po’ sfasati, ci manca Alberto.
Ad un tratto si sente la vocina di Mirko che dice, mi fa freddo alle dambine (gambine)
Siria – Derek – Mirko 2010
Sono in bicicletta sto facendo il percorso che porta al mare, la pineta mi avvolge con il suo profumo, Stefania con i bambini e già in spiaggia .
Lascio la bici, l’allucchetto alla recinzione.
Passata l’ultima duna, davanti ai miei occhi si stende un mare placido con dei colori stupendi dal celeste chiaro al blu intenso, i raggi del sole sulla superficie dell’acqua brillano.
Vado alla mia sinistra, vedo già i bambini, stanno giocando.
Quando arrivo da loro, Derek ha fatto una buca abbastanza profonda e c’è dentro, inizia a farmi delle smorfie con la bocca e a strabuzzare gli occhi , io mi prendo paura, lui ride soddisfatto.
Mirko e Siria prendono l’acqua con i secchielli per riempire la buca, mi metto a giocare con loro. Propongo di fare una macchinina a quattro posti, tutti e tre acconsentono, iniziamo il lavoro, è riuscita una bella macchinina, ci hanno giocato un bel po’ di tempo.
La macchinina l’abbiamo fatta altre volte, visto il successo dell’idea.
2012 Derek
E’ domenica pomeriggio , l’aria è tiepida, sto andando al campo sportivo c’è il torneo di calcio dei ragazzini del paese, Derek gioca nella prima partita, Mirko nella seconda.
Sono nella tribuna, inizia la partita, i miei occhi non si staccano da Derek, sta giocando bene, è veloce sul campo, ha dei contrasti con altri giocatori, se la cava sempre bene, più che seguo la partita più dentro mi sento crescere la tensione, per la competizione fra le due squadre, contribuisce a questo mio malessere, la rabbia di alcune persone che assistono alla partita e incitano i loro giocatori, con frasi denigranti nei confronti dei ragazzi dell’altra squadra, e frasi violente e cattive come rompigli le gambe. Non ce la faccio più ha sentire questo tifo sguaiato, la tensione la sento forte dentro lo stomaco, decido di andare via, non vedo la fine della partita di Derek , né la partita che aveva da giocare Mirko, appena mi allontano dal campo di gioco mi sento subito meglio.
Stanno crescendo velocemente. Vorrei fermare il tempo, almeno per un po’.
