Il Racconto di Sandra Conticini

La casa senza il mare

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La casa  della mia infanzia è stata quella dove ho vissuto fino a 15 anni, ma per la mamma era quella “del cuore” perchè lì aveva vissuto la “ sua gioventù”.  Era stata  costruita dal suo babbo e dal fratello , che  purtroppo morì giovanissimo. In casa ne parlavano spesso di questo bel ragazzo con bei riccioli neri, sempre allegro e giocoso. Sembra che una volta in centro avesse trovato una zingara che gli avesse letto la mano, gli predisse che all’età di ventuno anni sarebbe morto. Con il suo modo scherzoso lo raccontò alla nonna, e naturalmente nessuno prese sul serio questa previsione…. ed invece fu proprio così. Per questo  quando vedo gli zingari li evito e da sempre mi fanno paura.  Era una villettina a tre piani,  in tempo di guerra il nonno l’aveva circondata con sacchi di terra e, tutte le volte che gli aerei sganciavano le bombe, si rifugiavano nel sottosuolo sperando di sopravvivere. Quando poi tornava la calma momentanea, uscivano in giardino a vedere…. la casa anche quella volta per fortuna era rimasta in piedi. 

Arrivò il momento che la mamma e la zia si dovevano sposare, fu divisa in tre  appartamenti, è li che ho trascorso la mia infanzia.

Un’infanzia spensierata, nessuno ci portava ai giardini, macchine ne passavano poche e così  in estate noi ragazzi si giocava fuori a nascondino, a campana a color color, giochi semplici ma l’importante era stare insieme. Il gioco preferito   mattutino era dare noia al postino. Appena lo vedevo in lontananza andavo a chiedergli se aveva posta per me e, se non aveva niente,  lo seguivo finchè non si allontanava troppo. Anche a scuola iniziai presto ad andare da sola perchè non era troppo lontano, anche se c’erano da attraversare due strade.

Gli inverni erano freddi,  il riscaldamento non c’era, qualche stufa elettrica ma faceva poco. La sera ne approfittavo per andare nel lettone con il babbo, si mettevano i piedi sullo scaldino, lui mi diceva che ero la sua “stufina”. Spesso mi divertivo a fargli qualche dispettuccio, mi brontolava, ma si capiva che sotto sotto gli faceva piacere.

Un’estate arrivò anche una bella  bicicletta rossa, e quella mi fece sentire l’odore della libertà. Nonostante le raccomandazioni di non allontanarsi da casa, in estate andavamo sull’Arno ai massi e facevamo le traversate da sponda a sponda e spesso succedeva che si cascava dentro e  tornare a casa tutti bagnati  voleva dire guadagnarsi una bella punizione.

All’età di quindici anni circa andai ad abitare in una casa con tutti i confort riscaldamento, acqua calda dal rubinetto, camerina tutta per me, ma il mio cuore era sempre nell’altra casa. Lì avevo lasciato le mie amicizie e ricordo ancora quando, tornando da scuola, trovai la casa vuota, andai in terrazza ed iniziarono a cadere le lacrime e non riuscivo a fermarle, mi vergognavo della mia fragilità.

Quello per me fu uno dei primi dispiaceri. Con il passare del tempo  trovai nuove amicizie, ma non ho mai abbandonato le altre, ho continuato ad andarci per molti anni.

E’ stata una casa di passaggio, ma non per questo meno importante, perchè lì ho lasciato i miei genitori quando ho avuto la mia casa e  lì hanno finito i loro giorni.

Nella mia casa ci sono i ricordi della mia famiglia. E’ un appartamento luminoso, comodo e spazioso, arredata come ci piaceva e ci siamo stati bene, purtroppo per poco tempo. Ricordo il giorno che tornammo a casa dall’ospedale con quel fagottino, con tanti dubbi e  paure  di non essere all’altezza di fare i genitori. Tutte le sere prima di metterla a letto si inventava qualche gioco ed era bello sentire la sua vocina, le sue risate e si dimenticava anche la stanchezza di tutta la giornata. Tutti i traguardi di crescita li ha fatti qui. Le belle serate trascorse in compagnia di amici con musica, cibo, vino e tanta allegria. Poi qualcosa si è rotto ed è arrivato il buio completo, la disperazione, la paura. . Mi sentivo abbandonata e sola, ma non potevo mollare tutto e tutti, quindi mi sono fatta coraggio e a tentoni sono andata avanti. Non è  stato facile non potersi confrontare con qualcuno che aveva le mie stesse priorità, ed anche le cose positive di questi anni non sono state vissute come dovevano perché quando manca qualcuno di importante ogni evento rimane sottotono.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

3 pensieri riguardo “Il Racconto di Sandra Conticini”

  1. vergognarsi della fragilità, mai! Si diventa speciali, bandiere un pò troppo stropicciate dal vento, ma colorate fiere di aver superato battaglie difficili…perchè..” quando manca qualcuno…..

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  2. bello, la descrizione delle case dove hai vissuto, piene di emozioni ,amore e sentimento purtroppo anche doloroso.

    (poi qualcosa sie rotto e arrivato il buio completo, la disperazione, la paura)

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